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Gli aiuti di Putin all’Italia non hanno un secondo fine (sanzioni). Parola di Fallico

“Sono molto addolorato”. Chiuso nella sua casa di Mosca in quarantena, anzi, ci tiene a precisare, in “auto-isolamento”, Antonio Fallico esordisce così al telefono. Presidente di Banca Intesa Russia e del Forum Eurasiatico di Verona, uno degli italiani più influenti a Mosca, ha seguito le polemiche che hanno accolto la missione russa in Italia per il coronavirus, e garantisce senza esitazioni: “non c’è una contropartita politica”. Neanche le sanzioni? “No, su quelle la Russia non si fa illusioni. Anche se ora, con questa crisi, non hanno davvero più senso”.

Fallico, lei che idea si è fatto di questa missione russa? Nessuna contropartita?

Da cittadino italiano che lavora da anni in Russia, le posso garantire che nessuno nel governo si aspettava contropartite per questi aiuti, cui peraltro ha lavorato con dedizione l’ambasciatore italiano Pasquale Terracciano. Le dirò di più.

Prego.

Quando il presidente Putin ha ricevuto la lettera da Conte, ci ha pensato un po’ su. Dopotutto la Russia non è esente dal dramma del virus, e mobilitare persone e mezzi poteva essere interpretato dai cittadini russi come un atto di imprudenza.

Poi?

Ha aspettato una settimana, e ha deciso. Inviando sedici aerei a Pratica di Mare, contenenti gli aiuti. Per il bresciano e il bergamasco. E, con il sedicesimo, per portare respiratori nella mia Verona.

Insomma, solo solidarietà?

Come ho detto, è stato un atto molto riflettuto, ma senza dubbio gratuito. Il presidente sa quanto in Russia sia amata la natura, la bellezza artistica, la stessa gente dell’Italia. Quando qualcuno soffre bisogna tendere una mano. Certo, mi addolorano le polemiche strumentali.

Immagino si riferisca all’articolo de La Stampa. Ma quella è libertà di cronaca, o no?

Senza nulla togliere alla buona fede, Iacoboni (Jacopo, l’autore dell’articolo, ndr) è membro dell’Atlantic Council con cui ha pubblicato un rapporto sui Cavalli di Troia del Cremlino in Europa (Formiche.net ha verificato che Jacopo Iacoboni non è membro dell’Atlantic Council, ndr). È un militante, non un giornalista indipendente. Va benissimo lavorare negli Usa, che sono un grande Paese con un grande popolo, ma la cronaca è un’altra cosa.

Non sembrano un inno al diritto di cronaca le frasi dai toni minatori con cui il ministero della Difesa russo ha condannato l’articolo, peraltro di fatto commissariando il circuito diplomatico.

Non è questa la mia interpretazione. Ho letto il testo del generale, e non mi sembra abbia commissariato nessuno. Il ministero della Difesa ha organizzato logisticamente la missione e giustamente la difende. È stata comunque una dichiarazione molto improvvida.

“Chi scava la fossa in essa precipita”.

È una frase della Bibbia, dal Libro dei Proverbi. In un contesto russo non fa nessuno scalpore. In quello italiano suona come inappropriata. Non sono d’accordo con le modalità comunicative. Se i gesti sono gratuiti non si rinfacciano. Ma anche questo fa parte della natura umana. Come dice Fedor Dostoevskij, l’uomo è questo: un bipede ingrato.

Torniamo alla missione, cui è stata accostata la partita delle sanzioni Ue. L’Italia dopotutto è uno dei Paesi più sensibili al tema. Niente di vero?

La Russia non si fa illusioni sulle sanzioni, sa che non saranno rimosse. Ma sa anche leggere i numeri, che spiegano come i primi a pagarne il prezzo siano stati i Paesi che le hanno imposte.

Quindi continuerà a cercare di ottenerne la rimozione.

Ma questo è un obiettivo esplicito. La scorsa settimana la Russia ha messo al voto all’interno dell’Assemblea generale dell’Onu una risoluzione per eliminare tutte le sanzioni, considerate un fatto anacronistico rispetto alla gravissima crisi sanitaria ed economica. Ovviamente non si aspettava che la risoluzione fosse approvata, e infatti è stata respinta. Ma l’episodio fa riflettere su come impostare le relazioni interstatali in questo tempo di crisi, che rende le sanzioni uno strumento inutile.

Le sanzioni non sono l’unico problema dell’economia russa. Come uscirà dalle turbolenze nel mercato del petrolio?

Sono stato tra i pochi che all’indomani della catastrofe, quando il prezzo al barile è sceso sotto i 20 dollari, ha detto: niente panico. Rimango convinto che entro la fine dell’anno i prezzi si stabilizzeranno. La stessa telefonata di Trump a Putin dimostra che la situazione è gravissima negli Usa. Se gli Usa parteciperanno al taglio della produzione, il mercato si stabilizzerà intorno a settembre-ottobre.

Altrimenti?

Se mantiene la minaccia di continuare a produrre insieme al Canada e di non allentare la politica delle sanzioni, presto il petrolio costerà meno dell’acqua del rubinetto. Credo che opterà per la prima: Trump è un businessman, conosce l’economia.

 

 

 

*Post scriptum: pubblicata questa intervista, il giornalista Jacopo Iacoboni via twitter ha voluto replicare a quanto affermato da Fallico. In particolare, il giornalista de La Stampa precisa: “Non sono un membro di Atlantic Council (ho solo scritto due anni fa un paper sulla loro rivista). Non sono un militante di niente, ma ovviamente solo un giornalista. Le parole di Antonio Fallico a @Formichenews sono gravemente false e lesive della mia dignità e reputazione”.

Naturalmente sia l’autore dell’intervista che la direzione della testata Formiche.net non hanno mai messo in discussione le qualità giornalistiche e l’indipendenza del collega de La Stampa. Peraltro farebbe sorridere se condividessimo l’ “accusa” rivolta a Iacoboni di essere membro dell’Atlantic Council. Il fondatore di questa testata è infatti non-resident Senior Fellow de… l’Atlantic Council!

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