Skip to main content

Covid-19, Apple e Google si alleano per tracciare il contagio. Ecco come

Mentre in Italia l’app per il contact tracing ancora non c’è, sebbene il ministro dell’innovazione Paola Pisano – intervenuta in Commissione Trasporti mercoledì – abbia rassicurato che la valutazione delle proposte si è conclusa e la soluzione sarà “aperta e rispettosa della privacy”. In Europa, 130 scienziati ed esperti hanno dato vita a un’iniziativa congiunta per sostenere l’uso delle app nella lotta contro il coronavirus, nel rispetto delle norme del Gdpr, il Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT). Queste app saranno cruciali per contenere i futuri focolai di coronavirus, una volta che le misure di blocco a livello nazionale saranno riuscite ad appiattire la curva di diffusione della pandemia. L’emergenza mette insieme Apple e Google: una sinergia inedita per tracciare il contagio.

L’ANNUNCIO

I due big della Silicon Valley– come si legge nell’anuncio sul blog – si impegnano con uno sforzo congiunto a rendere disponibili le Api per consentire l’interoperabilità tra dispositivi Android e iOS nell’utilizzo delle app delle autorità sanitarie nella ricerca di soluzioni utili a contenere l’epidemia del coronavirus. Non svilupperanno un’app ma collaboreranno invece alla tecnologia sottostante per consentire agli sviluppatori di creare app migliori nel massimo rispetto della privacy. “Siamo convinti che non ci sia mai stato un momento più importante per lavorare insieme nel cercare di risolvere un problema di portata globale – scrivono nella nota pubblicata sui rispettivi siti Google e Apple – attraverso una stretta cooperazione e collaborazione con sviluppatori, governi e organizzazioni sanitarie pubbliche, ci auguriamo che la tecnologia possa aiutare i paesi di tutto il mondo a rallentare la diffusione del Covid-19 e accelerare il ritorno alla nostra vita quotidiana”.

COME FUNZIONA

Il progetto prevede due fasi. Per prima cosa – a maggio – entrambe le società renderanno disponibili agli sviluppatori incaricati dai singoli governi di progettare le app per il contact tracing le interfacce di programmazione delle applicazioni (Api) per consentire l’interoperabilità tra dispositivi Android e iOS e la tecnologia a livello di sistema operativo per aiutare a consentire la traccia dei contatti. Le app ufficiali saranno disponibili per essere scaricate dagli utenti tramite i rispettivi app store. In secondo luogo, nei prossimi mesi Apple e Google lavoreranno per rendere disponibile una più ampia piattaforma di contact tracing basata sulla tecnologia Bluetooth. Questa è una soluzione più solida di un’API e consentirebbe a più persone di partecipare, se scelgono di aderire, oltre a consentire l’interazione con un ecosistema più ampio di app e autorità sanitarie del governo.

IL NODO DEI DATI

La condivisione di informazioni sensibili sulla salute da miliardi di persone – si stimano in oltre tre miliardi le persone che usano smartphone con sistemi operativi iOs e Android – tramite dispositivi mobili che trasmettono costantemente la loro posizione deve rispettare le regole di privacy che si sono dati i Paesi. In Europa la Gpr, ad esempio, che impedisce l’utilizzo dei dati di localizzazione degli smartphone, a questo proposito la soluzione potrebbe essere quindi l’idea di utilizzare il Bluetooth, stesso approccio alla base dell’app TraceTogether lanciata dal governo di Singapore. Inoltre, per essere in linea con le nostre regole non solo i big californiani non dovranno potere “vedere” i nostri dati ma dovranno essere in grado di fornire informazioni precise sui tempi di archivio di queste informazioni e sull’accesso. Le due società si impegnano – si legge nel blog– a garantire la privacy, la trasparenza e il consenso degli utenti in consultazione con le parti interessate, rendendo pubbliche apertamente le informazioni sul lavoro affinché possano essere consultate e analizzate. Questo punto è cruciale, infatti secondo gli esperti è necessario che l’intero sistema integrato di contact tracing sia gestito da uno o più soggetti pubblici e che il suo codice sia aperto (open source), in maniera tale che tutti possano studiarlo ed eventualmente proporre modifiche.


×

Iscriviti alla newsletter