Per far fronte alle conseguenze immediate e future della pandemia, un obiettivo fondamentale delle azioni politiche dell’Unione europea dovrebbe essere anzitutto la riduzione della incertezza, sia a livello sanitario sia a livello economico generale. Nella percezione delle famiglie e delle imprese, l’incertezza è il vero nemico da sconfiggere ed è quindi necessario prendere decisioni che definiscano immediatamente e chiaramente la quantità di risorse dell’Ue mobilitate e i tempi e le modalità del loro utilizzo. Le priorità dovrebbero essere ordinate secondo una scala temporale precisa. La necessità di superare l’incertezza richiede che le due fasi dell’intervento immediato (Fase 1) e il riavvio dell’economia (Fase 2) siano strettamente collegate, in modo che la Fase 1 non comprometta gli obiettivi della Fase 1 e Fase 2 sia coerente e rafforzare gli obiettivi perseguiti nella Fase 1.
La Fase 1 mira a implementare un piano di intervento immediato e un massiccio investimento in attrezzature ospedaliere, tamponi, analisi sierologiche e analisi dei campioni, in grado di ridurre le incertezze e le infezioni. Le risorse disponibili senza condizionalità per il Mes potrebbero rivelarsi preziose al riguardo. La questione della riduzione dell’incertezza è cruciale non solo per i prossimi mesi. È necessario definire e rendere immediatamente pubblico il progetto. A livello economico, ciò significa che le riaperture delle varie attività devono essere pianificate fin d’ora, definendo le condizioni di sicurezza nelle fabbriche, con uno spostamento delle ore di lavoro in grado di ridurre il rischio di contagio, in particolare sui trasporti pubblici.
È essenziale un intervento immediato a sostegno del reddito delle famiglie e, in particolare, dei bisognosi. Ma è anche essenziale estendere una linea di soccorso alle imprese per ripristinare condizioni operative minime ed evitare la distruzione di un patrimonio significativo di capacità produttiva e imprenditoriale. Ciò potrebbe essere attuato attraverso il pagamento di misure compensative alle imprese in proporzione alle perdite di valore aggiunto di questi mesi di chiusura.
L’Ue ha risposto rapidamente all’appello delle autorità nazionali a sostegno dei loro sistemi sanitari, imprese e lavoratori, adottando una serie di misure senza precedenti. Queste includono la sospensione dei limiti di deficit del patto d stabilità e crescita, l’allentamento dell’attuazione delle norme sugli aiuti di Stato e l’adozione del quadro temporaneo per consentire agli Stati membri di fornire sussidi in numerosi casi. Dall’altro lato, la Banca centrale europea (Bce) ha lanciato un nuovo piano di acquisto di oltre mille miliardi di dollari di titoli pubblici e privati (il cosiddetto programma Pepp) sviluppando una rete di protezione fondamentale per l’emissione di obbligazioni sovrane dei Paesi europei fino alla fine dell’anno. L’azione della Bce è essenziale per rendere sostenibile il nuovo debito e per questo motivo la Bce deve chiarire la propria volontà di rifinanziare gli acquisti di una parte significativa dei titoli in scadenza dopo l’annunciata chiusura del programma di acquisto il 31 dicembre 2020.
Per quanto riguarda il commercio internazionale, l’importanza del settore delle esportazioni per l’Italia è così grande che sarà cruciale per il nostro Paese poter agganciare immediatamente la ripresa dell’economia mondiale e, in particolare, dell’Unione Europea, dove sono dirette più della metà delle nostre esportazioni. Oggi, le opportunità di ripresa della nostra economia sono fortemente legate allo sviluppo del commercio mondiale e al ruolo che svolgerà il mercato unico europeo, che deve continuare a essere una pietra miliare fondamentale dell’integrazione europea. Da questo punto di vista, la decisione del governo italiano di estendere l’applicabilità di Golden Power a nuovi settori è motivo di preoccupazione.
Fase 2 è una fase successiva dell’azione solo da un punto di vista astratto perché deve essere concepita, pianificata e chiarita fin d’ora. Troverà basi più affidabili quanto maggiore sarà stata la efficacia della Fase 1 nel mitigare l’aspetto “distruttivo” della pandemia. L’uso appropriato dei fondi in questa fase è essenziale tanto quanto l’enorme necessità di risorse pubbliche. Solo interventi massicci, rapidi ed efficienti di portata ed efficacia senza precedenti possono essere in grado di avviare e sostenere il rilancio dell’economia, con politiche macroeconomiche espansive e finanziamenti e incentivi per l’attuazione in varie forme di investimento pubblico.
A questo proposito, la proposta di creazione di un fondo collegato al bilancio europeo (Recovery Fund) finalizzata al rilancio attuale e futuro dell’economia dovrebbe ottenere il pieno sostegno di tutti i membri dell’Ue. Poiché sono necessarie azioni rapide ed efficienti, il piano di Green Deal per la transizione verde, insieme al piano di trasformazione digitale e 5G, lanciato dalla nuova Commissione europea appena un mese prima dello scoppio dell’epidemia, sono programmi visionari per lo sviluppo sostenibile che possono essere utilizzati per avviare investimenti immediati ed efficaci, insieme a interventi di sicurezza e salute, che la crisi pandemica ha individuato
come assolutamente necessari.
Le modalità con cui questi e altri interventi saranno finanziati richiedono emissioni di debito pubblico con vari gradi di sostegno europeo. Piuttosto che la mutualizzazione prefigurata dall’ipotesi dei Coronabond, appare più appropriata la proposta per la creazione di un programma comune di European Recovery Bond (Erb). Questi rappresentano una sfida per tutti i Paesi europei per creare un debito comune sicuro sostenuto da un patrimonio di infrastrutture sostenibili a livello dell’intera unione. Ciò potrebbe avere un supporto adeguato da un bilancio a lungo termine dell’Ue di dimensioni e portata maggiori di quello attuale, come proposto dalla Commissione e dal Parlamento europeo, sempre più finanziato con risorse proprie.
Gli Erb potrebbero quindi contribuire a creare le basi per un’Europa unita dalla prosperità, dalla crescita e dal miglioramento dell’uso comune dei risparmi nazionali. Potrebbero essere attuati utilizzando strumenti già testati dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) e dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis). I progetti di infrastrutture sostenibili dovrebbero essere in grado di attrarre cofinanziamenti privati, disponibili e necessari con il sostegno aggiuntivo delle banche nazionali di sviluppo (Fondo depositi e prestiti, in Italia) e delle società bancarie e assicurative (con vincoli regolamentari sul capitale meno soffocanti).
In conclusione, siamo di fronte a una crisi epocale in cui, da un lato, sono necessari fondi sostanziali e immediati per aiutare le imprese e i cittadini durante un periodo di incerta durata in cui le attività economiche sono sospese o gravemente costrette da vincoli esterni. D’altro canto, il riavvio richiederà più risorse, ma anche adeguate capacità per indirizzarle verso attività di ricostruzione e rivitalizzazione in modo efficace e rapido.
Nel caso dell’Italia, sono necessarie una serie di riforme e misure strutturali a lungo termine – per quanto impopolari – per stimolare la crescita concentrandosi sulla digitalizzazione e sul Green Deal con risorse condivise dell’Ue. Una crisi come quella che stiamo vivendo è un’opportunità irripetibile per avere una presa sui nodi cruciali del sistema economico e politico che minacciano di ostacolare lo sviluppo sostenibile e la democrazia nel nostro Paese. Tuttavia, dobbiamo anche essere consapevoli del fatto che i principali ostacoli all’attuazione di un adeguato programma di ricostruzione del capitale pubblico non risiederanno in una carenza di risorse finanziarie, ma nella mancanza di capacità di utilizzare e gestire tali risorse in modo corretto ed efficace. Una delle principali difficoltà per il rilancio dell’economia italiana, infatti, per il prossimo passato e ancora di più, prevedibilmente per l’immediato futuro, deriva dalla mancanza di capacità tecniche e amministrative per pianificare, progettare e realizzare interventi pubblici.
La sfida della ricostruzione dell’economia nella Fase 2 offre anche l’opportunità di indirizzare le risorse allo sviluppo della capacità della amministrazione pubblica, rinnovandone le qualità, le competenze e l’autorità, nonché introducendo incisive riforme legislative e regolamentari. Entrambe queste misure dovrebbero essere sufficientemente ampie, ambiziose e di vasta portata per consentire al settore pubblico di concretizzare realmente gli investimenti, mobilizzando le risorse necessarie per l’implementazione di progetti adeguati, in particolare per la sanità, i lavori pubblici e le infrastrutture.
Il presente documento è il risultato dei contributi di Luigi Paganetto, Coordinatore, Patrizio Bianchi, Luigi Bonatti, Paolo Guerrieri, Rainer Masera, Beniamino Quintieri, Nicola Rossi, Pasquale Lucio Scandizzo, Giovanni Tria.
Ne hanno discusso:
Maria Ludovica Agrò, Angelo Airaghi, Michele Bagella, Riccardo Barbieri Hermitte, Gloria Bartoli, Salvatore Capasso, Antonia Carparelli, Fabio Colasanti, Guido Cozzi, Claudio De Vincenti, Giampaolo Galli, Luigi Gambardella, Marco Leonardi, Amedeo Lepore, Giandomenico Magliano, Mauro Marè, Maurizio Melani, Riccardo Perissich, Alberto Petrucci, Giulio Prosperetti, Vincenzo Scotti.
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