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Phisikk du role – Applausi alla pazienza degli italiani

Parola ipnotica: lockdown. Chissà perché poi le cattive notizie le devono dare sempre in inglese, forse perché si pensa che così facciano meno dolore. Trovate più elegante lockdown di blocco totale o di confinamento? Bah! Comunque sia siamo in regime di lockdown dall’11 marzo, sepolti da qualche bosco di sequoie abbattuto per ricavare la carta su cui stamparci il profluvio di Dpcm, decreti e provvedimenti urgenti del governo, sigillati da generazioni di museruole-prima di fortuna, poi industriali, quindi di design- tutte più costose di quanto dovrebbero.

Con le giornate scandite dall’appuntamento delle 18 con la tristissima conferenza stampa della Protezione civile e del commissario che, scandendo le parole con aristocratico aplomb, ci racconta sempre quello, come una corda stonata: l’unica cosa da fare è starcene rintanati in casa a rischiare la catatonìa per overdose di vecchi film dell’archivio Medusa. Domani scatterebbe il quarantesimo giorno della quarantena (in inglese quarantine ) dopo di che bisognerà ribattezzarla in altro modo. Cinquantena, sessantena, o in saecula saeculorum. Amen.

Lasciamo stare le tante, infinite cose che non quadrano in questa storia traversa del coronavirus italiano, dalla contabilità dei decessi, a quella criminale e silenziosa eugenetica che si è attuata nelle residenze per anziani, le celebrate Rsa, ormai oggetto di indagini multiple della magistratura. Lasciamo stare anche il teatrino di una politica con la mascherina, che, non avendo molto altro a cui pensare se non cercarsi una telecamera per celebrare inutili riti autogratulatori, pensa che la gente, che è costretta a guardare la tv perché non può far altro, debba battergli le manine lanciando urletti di entusiasmo sugli spalti del mes o del coronabond.

E lasciamo pure ai bravi commentatori di economia e finanza il compito di misurare il precipizio in cui il sistema-Paese si è gettato, pensando che alla fine il conto non riguarderà solo noi ma tutto il mondo ( sono 190 i Paesi coinvolti, cioè tutti) e che, tutt’al più, il nostro -9% di ricchezza previsto andrà valutato con riferimento ai numeri difettosi della media globale: sarà sempre più negativo per noi ma almeno di una negatività ridotta nel valore. Lasciamo stare.

Se potessimo, però, mettere in questa pagina quegli emojis che usano i ragazzi coi telefonini per fare sintesi di molte cose, io suggerirei di riempire tutto lo spazio con quell’icona che fa il battimani. Agli italiani dedicherei una sfilata di manine che fanno la clacque per la pazienza biblica che stanno dimostrando di avere. Quanti sono i popoli al mondo che stanno serrati in casa da quaranta giorni? Quanti Paesi occidentali sono stati capaci di sigillare nei loro condomini 60 milioni di persone, imponendo un coprifuoco neanche troppo light, perché le multe non sono affatto leggere e non si proporzionano al reddito del multato (per cui se il poveraccio viene beccato ci rimette anche i soldi che non ha)?

È vero che la grande tradizione letteraria di questo nostro straordinario Paese ci ha tramandato, per via scolastica, il sentimento di ribrezzo per l’untore di manzoniana memoria, ma forse qui si è esagerato: a un certo punto è sembrato che qualche manipolo di disgraziati (disgraziati da fermare sicuramente, per carità, tuttavia sparuti e minoritari assai) sorpresi a ciondolare errabondi a più di un isolato da casa nelle vie d’Italia fossero la ragione delle impennate dei decessi. Insomma: gli italiani, raffigurati nella cattiva oleografia internazionale come quelli del mandolino, della pizza, del l’abbraccio e pacca sulla spalla, sono stati più asettici e rigorosi di una istitutrice teutonica tipo la signorina Rottemeier ( Heidi, you remember).

L’unico lusso, condiviso dai tempi di quando c’era lui caro lei, continua ad essere lo ius murmurandi. Una sorta di diritto di mugugno, mooolto italiano, che ognuno esercita nel cerchio famigliare, contro chi comanda. Governo, sindaco, capo condomino, presidente della bocciofila. Poco più che un sussurro e poi di nuovo sotto la mascherina, in apnea, a sentire le news del nuovo tiggì.


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