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La società liberale e i donatori generosi. Il prof. Martino legge Kissinger

In un articolo pubblicato sul Wall Street Journal Henry Kissinger ha dichiarato che quando la pandemia di Covid-19 verrà debellata le istituzioni di molti Paesi rischieranno di essere percepite come fallite. In particolare, secondo l’ex-Segretario di Stato americano “La realtà è che il mondo non sarà più lo stesso dopo il coronavirus. Discutere ora sul passato rende solo più difficile fare ciò che deve essere fatto”. In altre parole si tratta di fare i conti anche con un altro virus, forse più infido, che sta insediando le democrazie liberali: la pericolosa convinzione che sia utile sacrificare sull’altare della salute i valori illuministici che contraddistinguono le democrazie del mondo.

Sin da subito si è diffusa l’idea che per contrastare il coronavirus fosse necessario applicare anche nei Paesi democratici (in Italia ad esempio) il “modello cinese”, ritenuto vincente da vari osservatori più o meno onesti intellettualmente. Alcuni hanno sostenuto che la pandemia abbia messo a nudo l’inefficienza degli Stati europei evidenziando invece l’efficienza decisionale delle “democrazie forti” capaci di garantire “un’organizzazione perfetta”, oltre che il generoso “soccorso” alle “democrazie deboli” affette da incapacità gestionali e da quel morbo che si chiama “ingratitudine” verso chi porta doni.

Il Financial Times ha fatto notare come la propaganda cinese abbia utilizzato il coronavirus per attaccare i principi della democrazia, indicando quale modello vincente per la lotta alla malattia le misure draconiane adottate dal partito comunista anteposte alla risposta caotica degli Stati Uniti e di gran parte dell’Europa (Italia compresa). Come spiega Gideon Rachman dalle pagine del FT “la convinzione che la Cina si stia risollevando e che l’Occidente sia in inesorabile declino produrrà nuovi aderenti alla versione dell’autoritarismo e contro la democrazia. Tali argomenti saranno utilizzati con maggiore enfasi anche in Occidente”. La propaganda cinese vuole far passare il messaggio, anche attraverso curiose vignette, dell’irrilevanza del ruolo americano e dell’importanza del “memorandum” siglato dal governo italiano che ha favorito l’arrivo degli aiuti lungo la “via della seta”. È il caso della sofisticata scaltrezza mediatica dimostrata dai rappresentanti sanitari cinesi nel redarguire il nostro Paese rispetto all’incapacità “di chiudere tutto”.

Tale narrativa ha trovato terreno fertile anche in Italia, sia a livello politico sia tra gli alti funzionari della pubblica amministrazione.

Il comportamento inusuale dei “donatori generosi” è caratterizzato da una evidente discrasia rispetto alla “realtà fattuale delle cose”. Il risultato immediato è stato quello di aver fatto credere che la richiesta fatta alla Cina di materiale sanitario (ricevuto solo in parte gratuitamente) sia dovuto all’incapacità di un Paese del G7 di gestire l’emergenza sanitaria. Così come la richiesta di aiuti medici provenienti dai “Paesi dell’area socialista” (compreso un contingente militare russo) sia stata giustificata dai “modesti risultati” ottenuti nella guerra al virus.

Tuttavia, gli “araldi” cinesi dimenticano di affrontare il problema imbarazzante sulla “fuga” del virus dalla Cina e sulle mancate comunicazioni rispetto alla pandemia. L’ansia cinese rispetto a questi temi si riflette poi nella scomparsa di alcuni cittadini che hanno osato criticare la gestione della crisi da parte del leader supremo Xi.

Dal canto suo la Russia, nell’inusuale generosità ostentata in pompa magna, non ha sprecato l’occasione per dare una lezione alle democrazie rappresentative (quelle veramente democratiche) rispetto al virus che dalle loro parti è stato estirpato con un vaccino molto efficace: la repressione della libertà di espressione.

In questo senso, come ha fatto notare Kissinger: “Un ritiro globale dal bilanciamento del potere con la legittimità causerà la disgregazione del contratto sociale sia a livello nazionale che internazionale. Tuttavia, questa millenaria questione di legittimità e potere non può essere risolta contemporaneamente allo sforzo di superare la pestilenza di Covid-19. Le priorità devono essere stabilite”.

In sostanza, per riprendere il monito di Kissinger, le priorità per i Paesi liberal-democratici come l’Italia devono essere basate sulla capacità di bilanciare libertà e sicurezza, perché come scriveva Popper “il prezzo della libertà è l’eterna vigilanza”, e considerato che anche la libertà ha un prezzo è arrivato il momento di chiederci quanto ci costeranno questi “doni” inattesi.

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