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Lega, Irini e migranti. Perché il blocco navale in Libia è una contraddizione

La coerenza di una linea politica qualche volta può causare delle contraddizioni. È il caso di esponenti della Lega in questa fase di emergenza virus e di ripresa degli arrivi di migranti, anche se le condizioni meteo in quella parte del Mediterraneo non sono buone.

Tra sbarchi effettivi, navi al largo e avvistamenti di gommoni con denunce di naufragi non confermati, le europarlamentari leghiste Annalisa Tardino e Francesca Donato hanno presentato con altri colleghi un’interrogazione su quanto sta accadendo in Sicilia: non si devono fare sbarcare migranti, ancora di più per il rischio contagio e per l’impossibilità di essere assistiti da sindaci alle prese con l’emergenza, e nello stesso tempo bisogna sottrarli ai trafficanti di esseri umani.

La proposta sta nella modifica delle regole della neonata missione europea EunavforMed-Irini, cominciata il 1° aprile, che dovrebbe avere come “obiettivo primario e non secondario quello di istituire immediatamente un blocco navale al largo della Libia”. Nello stesso tempo, l’Unione europea dovrebbe intervenire istituendo appositi corridoi sanitari perché i migranti soccorsi dalle Ong battenti bandiera di altri Stati possano essere accolti altrove.

A parte la questione dell’impossibilità del blocco navale che si cerca di spiegare da anni, a quanto pare inutilmente, e la quasi impossibilità di cambiare regole d’ingaggio dall’oggi al domani per una missione il cui parto è stato molto doloroso, forse sfugge che sistemare navi militari di fronte alla Libia intensificherebbe le partenze perché i comandanti di quelle navi sarebbero costretti a salvare chi fosse a bordo di messi fatiscenti e a rischio naufragio. Con due effetti: aumenterebbe il numero di arrivi, anche se le persone sarebbero distribuite in più Stati e non solo in Italia, e la missione verrebbe bloccata proprio come prevedono le attuali regole d’ingaggio in caso diventasse un fattore d’attrazione per i trafficanti. Per essere credibile la coerenza di una linea politica dovrebbe calcolare anche gli effetti collaterali.

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