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Libia senza pace. Coronavirus e Pasqua non fermano i combattimenti

Non sono certo le festività di Pasqua a fermare i combattimenti in Libia, con le parti che nelle ultime settimane hanno fatto registrare segni di irrequietezza nonostante l’Onu abbia chiesto di fermare le armi per non offrire un’ulteriore complicazione alla potenziale crisi sanitaria: la diffusione del coronavirus potrebbe produrre nel Paese – che si presenta, diviso ed esasperato da anni di guerra, strutturalmente impreparato per affrontare l’epidemia.

Questa mattina Tripoli – come succede da alcuni giorni – s’è svegliata sotto una salva di colpi di artiglieria. Proiettili di mortaio hanno colpito edifici residenziali nell’area dell’università, uccidendo un bambino. Le forze del capo miliziano ribelle Khalifa Haftar – che da oltre un anno sta mettendo a ferro e fuoco la capitale per rovesciare il governo onusiano di Fayez Serraj – hanno centrato di nuovo i civili.

Effetti collaterali devastanti del conflitto, amplificato da una contingenza tattica: gli haftariani, coperti dal cielo dai droni gestiti in Libia dagli Emirati Arabi, hanno perso la superiorità aerea. La Turchia ha infatti inviato rinforzi sul fronte della Tripolitania – difesa soprattutto dalle milizie di Misurata che proteggono militarmente e politicamente il governo Gna di Serraj. Ankara ha stretto un accordo con Tripoli tre mesi fa – cooperazione militare e sulle zone marittime Zee – e sulla base di questo ha inviato rifornimenti. Droni e sistemi anti-aerei: accoppiata che ha rotto la supremazia haftariana tra i cieli. Risultato: diminuzione dei raid aerei dell’Est, aumento di attacchi di artiglieria, più imprecisi e più devastanti per i civili.

Oggi le forze del Gna hanno riconquistato Sorman e soprattutto Sabratha, importante città a Ovest di Tripoli (nota per il traffico di esseri umani e per essere stata un hotspot dello Stato islamico). Era stata conquistata da Sud dagli haftariani, che però nei combattimenti di ieri hanno perso diversi mezzi. Stesse dichiarazioni dalla Cirenaica, nel quadro di un altro fronte di scontri, nei pressi di Abu Grein, hinterland di Misurata. L’Lna dichiara di aver ucciso molti miliziani del Gna, ma ha anche perso un elicottero Mi35 – abbattuto, dicono gli uomini della Tripolitania, grazie ai rifornimenti anti-aerei turchi; guasto tecnico le forze ribelli.

Una fonte dal Consiglio Presidenziale di Tripoli ci fornisce altri numeri: “Ieri le forze del Gna hanno ucciso 138 miliziani e distrutto 20 blindati di Haftar ad Abu Grein”. A Formiche.net viene anticipato che gli scontri non si fermeranno: anzi. “Stiamo conquistando una città dopo l’altra, oltre Sabratha e Sorman, anche Alijat e Riqdalin” e nei prossimi giorni annunciano che ci saranno “nuovi affondi” per cercare di strappare altre città al signore della guerra dell’Est, sfruttando l’onda verde prodotta anche dal supporto aereo del sistema UAV turco – che già a Idlib, in Siria, ha mostrato di essere molto efficiente.

Sui combattimenti c’è anche molta propaganda: e non è un caso se a lanciare le ultime notizie sull’avanzata lungo la costa del Gna sia stata al Jazeera, emittente del Qatar, paese che fa parte dell’allineamento turco-tripolino. La Libia è sfruttata anche come territorio di scontro per procura con le forze del Golfo e l’Egitto, sponsor di Haftar. Uno schema quello del conflitto informativo visto per tutto l’arco del conflitto attuale (e in precedenza), che ora si muove sul piano del coronavirus.

Il Gna ha chiesto ai propri uomini di gestire “in sicurezza sanitaria” – guanti, mascherine e distanze – i nemici catturati ad Abu Grein, molti mercenari sudanesi, perché “potrebbero contagiare Misurata”. La questione reale dietro al rischio epidemia sovrapposto è che l’afflusso di mercenari stranieri da varie parti della regione MENA – una circostanza legata alle dinamiche proxy mosse dai diversi allineamenti dietro ai due fronti. Ognuno dei due lati accusa l’altro di favorire l’importazione del virus tramite gli sponsor dall’esterno. E nei giorni scorsi gli haftariani hanno anche bombardato l’ospedale di al-Khadra, uno dei principali della capitale – e da Tripoli denunciano che anziché seguire le direttive Onu per evitare una crisi nella crisi, gli aggressori colpiscono i centri medici che potrebbero servire nell’emergenza.

Tra le varie cose, i civili di Tripoli sono rimasti anche senza acqua, dopo che un gruppo armato ha tagliato l’acquedotto che collega gli acquiferi del sud alle zone costiere. Il sabotaggio è avvenuto nei pressi di Shwerif, un’area sotto il controllo di Haftar – che ha già mosso i gruppi locali per chiudere i pozzi petroliferi e strozzare il governo di Tripoli, lasciandolo senza ricavi. Qualcosa di simile è successo anche alle linee del gas, lasciando migliaia di persone della capitale senza luce. “Condizioni apocalittiche” ha detto al Financial Times Liam Kelly, direttore del Danish Refugee Council di Tripoli. Kelly ha aggiunto: “La capacità della Libia di rintracciare accuratamente i casi di coronavirus è quasi inesistente, quindi i numeri (25 casi appurati a Tripoli, ndr) sono probabilmente molto sottostimati e la capacità del sistema sanitario pubblico di rispondere è molto limitata”.


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