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Il futuro della Libia? Senza Haftar. Parla Pier Ferdinando Casini

“È adesso il momento della nuova Libia, il momento per lasciar perdere personaggi come Khalifa Haftar che non si sono dimostrati all’altezza della situazione. Ora si deve pensare al bene futuro del paese”, dice a Formiche.net Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera, politico esperto che tra i vari incarichi ha presieduto anche la Commissione Affari Esteri del Senato.

Il capo miliziano della Cirenaica ha tentato il colpaccio, intestarsi il paese per provare a diventare nuovo rais: che ne esce?

L’autoproclamazione di Haftar è un misto tra il ridicolo e il tragico. Il ridicolo perché evidentemente è una prova estrema di debolezza e fragilità, nel momento in cui la sua avanzata verso Tripoli finisce miseramente, cerca di rilanciarsi in un modo non credibile. Perché non è mai stato contestato come adesso, anche dai suoi. Ma allo stesso tempo è tragico, perché il suo tentativo di prendere il paese è costato la vita di migliaia di giovani libici e ha fatto perdere tempo sulla possibilità di ricostruire una statualità libica.

L’avanzata, non tanto militare quanto politica-diplomatica di Haftar è comunque anche il frutto di appoggi esterni: sta cambiando qualcosa?

Devo dire che mi sembra che anche l’Egitto e la Russia, due player fondamentali per il futuro della Libia, abbiano iniziato a prendere le distanze da un uomo che si è dimostrato essere tutt’altro che all’altezza della situazione. C’è stato contro di lui un passaggio di grande realismo, prendiamone atto.

E l’Italia? Nei mesi passati anche Roma è sembrata oscillare verso posizioni non proprio negative nei riguardi del miliziano dell’Est…

Davanti alla mossa di lunedì 27 aprile, l’Italia ha confermato il suo appoggio al Governo di accordo nazionale libico (il Gna, l’esecutivo con sede a Tripoli di stampo onusiano che Haftar intende rovesciare con una campagna militare lanciata il 4 aprile 2019. Ndr). Va riconosciuto al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, di aver preso anch’egli una posizione più realista. Certo, avremmo fatto bene ad evitare balletti pro-Haftar in passato, come per esempio quando lo trattammo con eccessive attenzioni alla Conferenza di Palermo due anni fa.

Cosa fare adesso?

Ora è il momento di sedersi attorno a un tavolo, cancellare dalla mente Haftar e coinvolgere piuttosto il parlamento di Tobruk e tutte quelle tribù locali che gli hanno dato prima sostegno e ora lo stanno mollando. È questo il momento di progettare una nuova Libia, dando spazio a personalità che sono elementi centrali per il futuro del paese.

Di chi stiamo parlando?

Non sta a me fare nomi, spetterà ai libici. Quello che possono dire che ci sono figure politiche che per capacità dimostrate, anche sul piano delle relazioni internazionali, saranno elementi centrali per il futuro del paese. Penso per esempio al vicepremier Ahmed Maiteeg, oppure al ministro degli Interni, Fathi Bashaga. Attori centrali di Misurata, città che ha dimostrato centralità nella stabilità del Gna, figure che credo debbano essere parte del futuro libico.



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