Gli esponenti della vita politica italiana degli ultimi decenni cercano con l’arrivo del Covid-19 di darsi una nuova immagine, non curandosi che sono stati essi stessi gli artefici della decadenza maturata nella cosa pubblica: anni di superficialità, di inconcludenza, di sgrammaticatura, sorvolando su molti altri fatti.
I partiti, con ruoli principali o secondari, sono e sono stati i protagonisti di una crisi, talvolta strisciante, talvolta palese come quella che sta attanagliando gli italiani dal 2008, e che ancora gli sta procurando difficoltà socio-economica. Si è passati dalla “gioiosa macchina da guerra” e della “grande rivoluzione liberale” alla guerra dei porti chiusi e alla volontà di aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, passando per la “grande riforma”.
Tutti, a parole, con ambiziosi obiettivi, tanto ambiziosi che per guardare troppo in alto non s’accorgevano della voragine sottostante. Proclami continui per annunciare il raggiungimento della nuova “terra promessa”, mentre ci si dimenticava della concreta realtà quotidiana con la quale gli italiani sono costretti a fare i conti: sanità, lavoro, scuola, università di pertinenza proprio del governo e della sua azione.
Oggi c’è la chiara percezione che gli stessi personaggi vogliono continuare a recitare la medesima commedia, anche se con ruoli diversi. Appena si è intravista la luce in fondo al tunnel e il quasi ritorno alla normalità è ricominciata la guerra del tutti contro tutti, gli ultimi eventi al Parlamento europeo ne sono un esempio, per impossessarsi del bastone del comando. Per andare dove? Non si sa. Non si capisce che si sta aprendo una nuova fase nella vita dell’umanità.
L’uomo padrone e dominatore del mondo ereditato dall’illuminismo non c’è più. Capitale, scienza, tecnica: il triangolo che teneva in pugno l’uomo e i suoi bisogni, le sue necessità è crollato sotto gli effetti del Covid-19. La politica, l’economia, i rapporti sociali sono da ricostruire perché il mondo necessita di superare dubbi, incertezze, paure per essere chiari, e di avviare lentamente un nuovo cammino di speranza. E allora, gli attuali soggetti politici ne prendano coscienza e siano all’altezza del compito: chi è in grado proseguirà, gli altri abbandoneranno gioco forza, perché privi delle capacità necessarie.
E, quindi, si eviti di organizzare ancora sceneggiate finalizzate a catturare le emozioni temporanee della gente per procacciarsi voti. Cessi questo tiro alla fune con Conte, per vedere chi va prima col sedere per terra: è da irresponsabili, mentre il Paese avvilito soffre per gli immani lutti patiti. Basta con tatticismi e giochi di palazzo. Ed è necessario un atto di resipiscenza da parte di tutti, si ha il dovere di comprendere che la politica è arte nobile e libera e come tale va vissuta, soprattutto, nell’era del dopo coronavirus.