La maggioranza di governo sembra crollare sotto il peso delle contraddizioni, e forse proprio per questo è solidissima. A darne indizio la conferenza dei capigruppo, la quale proprio oggi ha deciso che sul Mes il governo farà una informativa in Parlamento il prossimo martedì. Una informativa, appunto, che a differenza delle comunicazioni non prevede la possibilità di presentare mozioni né di passare per il voto dell’Aula. Una differenza sostanziale, che ha il sapore di una boccata d’ossigeno in un momento in cui le tensioni non accennano a diminuire.
La partita del Mes, infatti, non si gioca su un solo tavolo, ma almeno due. Quello della trattativa con l’Europa, in cui il presidente del Consiglio Giuseppe Conte spinge per dei coronabond più che verso un fondo salva stati definito fuori tempo, e poi la partita tutta interna tra le forze della maggioranza quanto mai divise sul da farsi. Tutto attorno, la recessione che bussa alle porte, un Paese chiuso in casa (e davanti a tv, social media e radio) e lo scontro tra le forze politiche mai così lontane da una invocata “unità nazionale”.
“Nella prima Repubblica una frattura all’interno della maggioranza avrebbe già provocato la caduta del governo”, ha scritto questa mattina Stefano Folli su Repubblica, rendendo chiaro che la tensione all’interno della maggioranza è alta e che il “presidente del Consiglio nelle ultime settimane ha perso il suo ruolo di mediatore”. Lo scontro tra chi è a favore del Mes – Pd e Italia Viva – e chi invece non ne vuol sentire parlare, ossia il Movimento 5 Stelle, principale forza di maggioranza, è ormai arrivato quasi al punto di rottura. C’è da capire, scriveva Folli, come reagiranno i 5 Stelle, e una reazione è arrivata, anzi più di una.
“L’Italia non farà mai ricorso al Mes, noi Cinque Stelle non potremo mai accettarlo”, ha fatto sapere questa mattina il Capo Politico reggente Vito Crimi in una intervista al Fatto Quotidiano. “La posizione di Renzi non mi stupisce. Invece mi stupiscono le parole del Pd, perché mettono in discussione la linea del governo e del presidente del Consiglio Conte, che ha espresso la necessità di altri strumenti contro la crisi”. Ma così non si indebolisce la posizione di Conte in Europa? Chiede il giornalista: “Sì – risponde Crimi -, e dipende dall’atteggiamento sbagliato del Pd, che sta smentendo il premier”, che ribadisce il no senza condizioni del Movimento 5 Stelle al Mes.
A rincarare la dose dello scontro, le parole senza filtri di Mario Michele Giarrusso, senatore del Movimento 5 Stelle, intervistato da Affariitaliani.it. “Partito Democratico e Italia Viva sono traditori dell’Italia”, e poi avverte Renzi e Zingaretti: “Con il M5S al governo non accadrà mai”. Affonda ancora il senatore dei 5 Stelle, che si spinge a sostenere che “l’obiettivo vero del Pd è quello di far cadere il governo Conte per una convergenza di interessi con Forza Italia e Berlusconi”. “Il motivo? Fiume di denaro che sta per arrivare in Italia. Qualcuno pensa di banchettare con i soldi degli aiuti spartendoseli tra Forza Italia, Pd e renziani. Ovviamente il M5S deve restare fuori perché non consentiremmo nessun banchetto”.
Insomma, secondo Giarrusso si starebbero tutti preparando a salire sul possibile carrozzone di un eventuale nuovo governo senza il Movimento 5 Stelle, proprio per approfittarsi degli aiuti che arriverebbero dall’Europa. Massimo Franco sul Corriere fa però notare che la pressione dei grillini su Conte potrebbe avere un’altra ragione, ossia la paura della concorrenza elettorale da parte della destra che sul Mes sta facendo una guerra – anche social – che non passa inosservata.
Sullo sfondo, la confusione sulla “Fase 2”. Palazzo Chigi, infatti, è intrappolato tra le raccomandazioni del Comitato tecnico-scientifico e i suggerimenti di task force, senza considerare le interlocuzioni con associazioni di categoria e sindacati, al lavoro per capire come organizzare fabbriche e uffici nel periodo di convivenza con il virus. In tanti si domandano le ragioni che hanno portato Conte a istituire un nuovo gruppo di lavoro (guidato da Colao), quando un piano redatto dall’Inail, ha scritto Linkiesta, era già in procinto di essere varato ed è invece stato bloccato dallo stesso Conte.
Le mani da giocare sono tante, e la decisione della conferenza dei capigruppo di calendarizzare per martedì 21 aprile l’informativa del governo sul Mes sembra una fondamentale boccata d’ossigeno per uscire dall’empasse del Mes senza mettere a rischio l’esecutivo. Le opposizioni si oppongono, ma il richiamo alla responsabilità che arriva dal Colle sembra essere in qualche modo stato ascoltato.