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Come compensare le perdite delle imprese? Proposta di Scandizzo e Tria

Di Pasquale Lucio Scandizzo e Giovanni Tria

La pandemia di Covid-19 sta rapidamente trasformando una emergenza sanitaria in una profonda crisi economica a livello mondiale. Ciò richiede l’adozione immediata di azioni di sostegno all’economia di ampiezza senza precedenti da parte degli Stati, mobilitando tutti gli strumenti sia di politica monetaria sia di stimolo fiscale anche con interventi diretti a supporto del sistema produttivo e delle famiglie. Su questa strada si stanno muovendo, anche se in modo differenziato, i governi dei principali Paesi ed è auspicabile che si sviluppi un’azione di coordinamento in sede multilaterale.

In Italia, l’emergenza economica determinata dalla pandemia e dalle misure di contrasto al contagio, con il blocco di gran parte delle attività economiche, pone il duplice obiettivo di assicurare ai cittadini italiani i mezzi di sostentamento nel corso del blocco stesso e, al tempo stesso, impedire la distruzione di capacità produttiva che determinerebbe una più profonda recessione e soprattutto un allungamento dei tempi della ripresa.

I due obiettivi possono essere raggiunti adottando una strategia che punti il più possibile a consentire alle imprese di continuare a distribuire redditi anche nel periodo in cui la formazione di questi redditi, cioè l’attività produttiva, è bloccata o ridotta e, quindi, assenti i ricavi che ne derivano. Una combinazione di aiuti diretti dallo Stato (a fondo perduto) e maggiore accessibilità al credito permetterebbero di raggiungere i due obiettivi complementari: (1) mantenere aperti i canali di distribuzione dei redditi attraverso le imprese e le attività economiche ad esse collegate e, (2) conservare la capacità di creazione di valore del capitale imprenditoriale e umano che è incorporato nell’attività d’impresa di ogni dimensione.

Vista l’entità e la natura esogena della crisi che stiamo affrontando, questi obiettivi non sono certamente perseguibili lasciando solo al settore privato l’onere di assorbire le perdite derivanti dallo shock economico. D’altra parte i benefici sanitari e le vite salvate dai provvedimenti di lockdown adottati nell’interesse della collettività e della difesa prioritaria della vita umana rappresentano un bene pubblico. Essi richiedono quindi la distribuzione dell’onere economico sulla collettività, rappresentata dallo Stato, con strumenti pubblici adeguati.

Ad oggi, le misure adottate dallo Stato italiano sono state principalmente finalizzate a facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese, mentre altri Stati europei e gli Stati Uniti hanno previsto ulteriori interventi diretti di sostegno alle imprese (a fondo perduto) focalizzandosi in particolare sui settori più colpiti dalla crisi e sulle piccole e medie imprese.

È necessaria anche in Italia la mobilitazione contemporanea di entrambi gli strumenti per fornire immediata liquidità alle imprese e assicurarne nel contempo la completa solvibilità a fronte degli shock creati dalla emergenza sanitaria in corso. Il primo strumento è quello della piena garanzia statale al sistema bancario perché fornisca immediato credito aggiuntivo alle imprese che lo richiedano per far fronte sia alle immediate esigenze di pagamento, sia per finanziare una rapida ripartenza delle attività. Il secondo strumento consiste nel diretto risarcimento alle imprese delle mancate entrate per il periodo di totale o parziale lockdown in modo da trasferire sullo Stato parte del maggior debito che su di esse graverebbe a seguito del ricorso al credito concesso e consentire una ripresa dell’attività senza un eccessivo indebolimento della loro situazione finanziaria. Senza questo secondo intervento di risarcimento a fondo perduto, per molte imprese il ricorrere a debito addizionale, seppur agevolato, non sarebbe sufficiente per una ripresa delle attività su basi solide e potrebbe addirittura creare situazioni di moral hazard, tali da determinare una allocazione inefficiente di risorse.

LA PROPOSTA DI COMPENSAZIONE COMMISURATA ALLA PERDITA DI VALORE AGGIUNTO

La proposta descritta in questo documento è concepita come una necessaria integrazione delle iniziative adottate dal governo nei confronti delle imprese. Queste iniziative riguardano fino ad oggi solo garanzie dello Stato sui crediti bancari. Esse possono agevolare l’accesso al credito da parte delle imprese e quindi le possibilità di far fronte ad esigenze immediate ricorrendo all’indebitamento, ma non risolvono il problema delle possibili crisi di solvibilità e del risarcimento delle perdite dovute al lockdown.

La proposta prevede un pagamento compensativo da parte dello Stato alle imprese commisurato alla flessione di valore aggiunto nel periodo di blocco totale o parziale delle attività a causa del contrasto al contagio rispetto al valore aggiunto registrato nel corrispondente periodo del 2019. Un tale risarcimento permetterebbe di ancorare l’intervento di compensazione ad un dato oggettivo verificabile e certificabile. L’intervento avrebbe il vantaggio di produrre effetti articolati settorialmente e quindi di tener conto della differente possibilità delle varie attività economiche colpite di riuscire a recuperare parzialmente i ricavi nel corso della ripresa, con un possibile effetto di rimbalzo. Per questa ragione, alla fine dell’anno si dovrebbe calcolare, quindi, un conguaglio, positivo o negativo, sulle somme erogate in base alla verifica del divario annuale complessivo del fatturato 2020 rispetto all’anno precedente. Il meccanismo di conguaglio può operare nei confronti delle imprese attraverso il meccanismo dei crediti (o debiti) di imposta.

L’intervento di compensazione a fondo perduto ipotizzato dovrebbe essere condizionato al mantenimento del lavoro dipendente e di altro tipo di occupazione e, in caso di cassa integrazione a carico dello Stato, le somme erogate ai dipendenti attraverso questo canale dovrebbero essere detratte (in quanto ammontare di salari non erogato dalle imprese) dalla somma della compensazione. La compensazione dovrebbe anche consentire di onorare gli impegni di pagamento di tasse e contributi.

Una volta stabiliti i requisiti ed il metodo di calcolo della compensazione si potrebbe affidare al sistema bancario l’anticipazione immediata delle somme, in base alla certificazione del divario di valore aggiunto, dietro garanzia dello Stato che si impegna al suo rimborso. In tal caso il sistema bancario agirebbe come braccio operativo di un intervento pubblico.

L’intervento di compensazione non è sostitutivo delle garanzie che lo Stato dovrebbe fornire alle banche per assicurare alle imprese liquidità, ma si affiancherebbe all’intervento di facilitazione di accesso al credito, fornendo liquidità senza debito addizionale per le imprese. In altri termini, lo Stato dovrà assumersi parte di questo debito come contropartita dovuta dei benefici pubblici determinati dalle misure di intervento sanitario e, in particolare, del lockdown produttivo il cui peso economico è ricaduto sul settore privato.

L’entità dell’intervento richiesto, e quindi l’onere finanziario per lo Stato, dipende dalla durata della pandemia, in Italia e nei principali Paesi partner, e alla conseguente entità del danno subito dalle imprese e dalle varie attività economiche oggettivamente misurato nel modo descritto. Ma ciò che è cruciale è la rapidità dell’intervento in modo da prevenire una eccessiva caduta del Pil e non intervenire troppo tardi quando l’entità delle risorse pubbliche e dello stimolo fiscale che si dovrebbe mettere in campo per uscire da una profonda recessione sarebbe molto superiore. Come illustrato dalle simulazioni che vengono presentate, gran parte del costo finanziario per lo Stato derivante dall’intervento descritto verrebbe, infatti, recuperato sotto forma di riduzione della perdita di gettito fiscale conseguente alla minore intensità della recessione e del rafforzamento della resilienza delle imprese a fronte della crisi.

In conclusione, poiché le imprese sono state penalizzate da misure di intervento pubblico a beneficio dell’intera collettività, esse meritano pagamenti compensativi adeguati. Tali pagamenti sono anche necessari nell’interesse dell’efficienza economica perché le imprese stesse siano pronte ad affrontare la ripresa produttiva, per sostenere l’occupazione, evitare i fallimenti e promuovere la crescita.

SIMULAZIONI MODELLO ITALIA, MARZO 28, 2020

Le tabelle e i grafici che seguono descrivono i risultati di una simulazione illustrativa dell’applicazione delle misure proposte con il modello di equilibrio economico di OpenEconomics stimato per il 2019-2020 (per le caratteristiche del modello utilizzato si veda Perali F. e Scandizzo, P.L. “The New Generation of Computable General Equilibrium Models”, Chapter 1., Springer, 2018).

L’ipotesi di base è che le imprese colpite siano quelle delle filiere dell’esportazione e dei beni capitali (soprattutto mezzi di trasporto e prodotti dell’industria metalmeccanica), con una caduta proporzionale intorno al 10% della domanda attuale, pari a una cifra intorno agli 80 miliardi di euro, o, al netto delle minori importazioni, di circa 65 miliardi di euro. Questo si tradurrebbe in una riduzione del valore aggiunto di più del doppio, ossia circa 173 miliardi (Tabella 1 e 2: impatto aggregato sul valore aggiunto e sui redditi di uno shock negativo pari al 10% del valore annuale delle esportazioni e degli investimenti).

Scandizzo Tria 1

Scandizzo Tria 2

Nell’ esperimento illustrativo supponiamo di intervenire con una immissione di circa 69 miliardi interamente sulle imprese e in proporzione alla perdita di valore aggiunto prodotto a causa dello shock. La somma di 69 miliardi di euro (pari all’87% dello shock ipotizzato) non è casuale, ma è quella indicata dal modello come il livello di più elevato costo efficacia di mitigazione dell’impatto rispetto alle dimensioni ipotizzate dello shock, che consenta alle imprese di ritornare su un sentiero di crescita.

I risultati dell’esercizio mostrano come si possa rapidamente annullare la caduta del Pil confermando la possibilità di una ripresa rapida secondo il profilo a V ipotizzato inizialmente da molti centri di ricerca, ma ciò avverrebbe solo con un massiccio intervento pubblico di aiuto alle imprese.

Naturalmente la condizione che la riapertura delle attività in Italia e anche nei principali Paesi partner produttivi e commerciali avvenga in tempi brevi. In ogni caso, l’onere del provvedimento sarebbe coperto per due terzi dalla minore perdita di gettito e quindi l’onere permanente sul debito da riassorbire sarebbe inferiore a due punti di Pil (circa 25 miliardi).

Come si vede dalla Tabella 3 e dalla Tabella 4 (impatto sulla produzione e sull’occupazione di uno shock negativo pari al 10% del valore annuale delle esportazioni e degli investimenti), l’intervento ipotizzato da parte del governo sarebbe sufficiente a neutralizzare gli effetti negativi della caduta della domanda, mettendo in grado le imprese di ripartire, con un rimbalzo positivo di circa un punto di Pil e consentendo al governo stesso di recuperare gran parte del gettito fiscale che andrebbe altrimenti perduto.

Scandizzo Tria 3

Scandizzo Tria 4

Tabella 5 e 6. Impatto aggregato netto sul valore aggiunto e sui redditi di uno shock negativo pari al 10% della domanda di esportazioni e beni capitali e di un pagamento compensativo proporzionale (pari all’87% dello shock subito) alla perdita del valore aggiunto per settore.
Scandizzo Tria 5

Scandizzo Tria 6

Tabella 7 e 8. Impatto aggregato netto sulla produzione e l’occupazione di uno shock negativo pari al 10% della domanda di esportazioni e beni capitali e di un pagamento compensativo proporzionale (pari all’87% dello shock subito) alla perdita del valore aggiunto per settore.Scandizzo Tria 7

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