La centralità del 5G e la proposta di un Piano nazionale di re-skilling delle competenze. Aldo Bisio, ad di Vodafone Italia, scopre le carte e lancia le sue idee durante il ciclo di incontri digitali Luiss MasterClass, a cui ha partecipato insieme alla vice presidente dell’Ateneo Paola Severino.
“Il 5G in questo momento è attaccato da molti fronti: più che i danni che può provocare mi preoccuperei di come sarà possibile trovare le risorse per garantire gli investimenti per adeguare le reti dal 4G, che semplicemente non ce la farà a resistere e trasportare tutti i dati richiesti. Le reti di quinta generazione sono l’unica soluzione che gli Stati hanno per fare cambio di passo”, ha affermato Bisio, che si è detto soddisfatto della prova che le reti Tlc stanno offrendo sin dallo scoppio dell’emergenza Covid-19, con Vodafone che ha avuto un incremento di traffico dati su reti del +60% sulle reti fisse e +30% su reti mobili.
Ma Vodafone non si fermerà qui: “Il remote working assumerà una dimensione assoluta, trasversale, non solo nelle aziende ma anche nella Pubblica amministrazione: servirà nuova resilienza delle reti che dovranno fare un salto di qualità. Dobbiamo passare dal “digital first” al “digital by default”: centrale in questo ambito la riqualificazione delle competenze di ciascun lavoratore”.
Bisio, proponendo un Piano Nazionale di re-skilling e upskiling, ha parlato di “necessaria alfabetizzazione digitale per scongiurare il rischio di aumentare le disuguaglianze sociali”. L’Italia è, infatti, terzultima nell’indice Desi (Digital Economy and Society Index) 2019 sull’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società, dietro ha solo Bulgaria e Grecia.
“Le piccole e medie imprese potrebbero non farcela a sostenere dei piani di reskilling. È necessario il coinvolgimento delle istituzioni per arrivare preparati alla nuova normalità ma è anche necessario costruirla con fondamenta solide”, ha detto l’ad di Vodafone, secondo ospite dei MasterClass della Luiss, dopo il primo incontro andato live tra il Rettore Andrea Prencipe e lo scrittore Paolo Giordano.
Una nuova normalità è il concetto su cui si è soffermata anche Paola Severino, che ha evidenziato la necessità di “trovare al più presto nuovi parametri istituzionali: la tutela di beni come la libertà, la salute e il lavoro, che sono stati messi alla prova dalla crisi del Covid-19 tanto quanto la nostra stessa democrazia”.
Con un richiamo alla storia: “I nostri padri costituenti, troppo vicino all’esperienza del fascismo non si posero il problema di inserire nella Costituzione del nostro Paese una regolamentazione del diritto dell’emergenza: ora forse è opportuno riflettere se sia opportuno o meno disciplinare questa tipologia di diritto, ma non solo. La politica deve verificare se il principio di solidarietà è ancora al centro: la disomogeneità di vedute degli Stati, che cercano di riportare ad altri le loro responsabilità, ha evidenziato come un governo comune dell’Europa sia molto difficile. Ma attenzione, non possiamo chiuderci in uno statalismo: se si disfa l’Unione ci troveremo molto isolati rispetto alla concorrenza economica di altri Paesi.
Dovremmo comportarci come i 3 porcospini nella favola di Schopenhauer: solamente formando un blocco e stando vicini senza pungerci, riusciremo a passare l’inverno”.