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Russia e non solo, perché l’Italia sta diventando terra di conquista. Parla Cicchitto

Se nella disgrazia della pandemia globale un merito si può attribuire al coronavirus, questa è la capacità di rendere ancora più nitide di quanto già non fossero le linee di demarcazione fra autoritarismi e democrazie. Ne è convinto Fabrizio Cicchitto, già presidente della Commissione Affari Esteri della Camera e presidente di Riformismo e Libertà (Rel). La prova del nove, spiega a Formiche.net, è data dal durissimo comunicato con cui il ministero della Difesa russo ha condannato un articolo de La Stampa sulla missione di militari russi in Italia contro il Covid-19.

Cicchitto, è normale un comunicato così?

Faccio una premessa. Una stampa libera può avanzare interrogativi sull’arrivo dell’esercito russo per la prima volta in un Paese Nato. Se un eccesso c’è stato, forse è stato anche dovuto all’eccessiva debolezza della reazione del governo italiano di fronte a una missione del tutto singolare. Quello del ministero della Difesa russo è stato qualcosa di più di un tragico errore di comunicazione. È frutto di una mal riposta consapevolezza: che qui la libertà di stampa funziona come in Russia.

Ritiene credibile che dietro la missione russa ci sia un’operazione di intelligence?

Che sia vero o meno, non è questo il punto. In un Paese democratico è legittimo porsi qualunque interrogativo, e con quel comunicato il governo russo ha varcato il segno. L’emergenza sanitaria globale sta avendo anche questo effetto: dà la misura di un autoritarismo diffuso e sempre più trasversale geograficamente.

Cosa intende?

Se un merito ha il virus, è quello di far riaffiorare le linee di demarcazione che distinguono le democrazie dagli autoritarismi. Cina, Russia, Turchia, ora anche l’Ungheria di Viktor Orban. La propagazione della pandemia e le limitazioni non solo tecnico-sanitarie, ma anche di carattere valoriale e culturale che questa impone, rendono più visibile la differenza.

Anche l’Occidente ha avuto le sue mancanze. O no?

Ovviamente. Le scelte di Bolsonaro in Brasile avranno conseguenze disastrose per il Paese. L’iniziale appello alle famiglie del premier inglese Boris Johnson, che ha invitato ad accettare di avere un lutto in casa, si è mosso su un terreno di tendenziale nazionalsocialismo antropologico. La differenza è che Johnson, e così Trump e altri leader occidentali, devono fare i conti con l’opinione pubblica, cosa che da altre parti non succede.

E della missione di solidarietà cinese che idea si è fatto?

Credo che, a prescindere dagli aiuti che sono da apprezzare, nasca dalla necessità di farsi perdonare le gravi colpe sulla pandemia globale. Se siamo a questo punto lo dobbiamo alle carenze igieniche e al ritardo con cui il governo cinese ha comunicato l’emergenza al Paese e al mondo. Tant’è che da settimane va avanti un’operazione mediatica su due binari: la Cina rivendica di aver vinto il virus, anche se così non è, e si propone di aiutare il resto del mondo.

Cina, Russia, Cuba, la lista di aiuti si fa lunga. Da quando l’Italia ha così tanti pretendenti rossi?

Da sempre. Il vizio è un po’ venuto meno con la fine della Guerra Fredda e il consolidamento nell’area occidentale. Ma non dimentichiamo che per decenni l’Italia ha avuto il più forte Partito comunista d’Occidente. Il Kgb ha sempre fatto politica nel Paese, finanziando il Pc, dirigendo la scissione fra Psi e Psiup. Andropov ha perfino cercato di attentare alla vita di papa Giovanni Paolo II attraverso i bulgari, che per fortuna non ci sono riusciti.

Virus a parte, come si spiega questa corsa allo Stivale?

La posizione al centro del Mediterraneo ne fa di per sé un terreno di scontro ideale. Figuriamoci ora con un governo debole e due forze politiche, il Movimento Cinque Stelle e la Lega, una al governo e una all’opposizione, che da anni tendono una mano a Cina e Russia. La scarsa cultura e sensibilità geopolitica delle nostre forze partitiche rende l’Italia una terra di conquista ideale.

Non che l’Ue aiuti a trovare alternative.

La risposta europea alla crisi si sta dimostrando inadatta, ma anche la gestione nazionale fa tremar le vene e i polsi. Fra ritardi, esitazioni e asimmetrie comunicative abbiamo commesso una catena di errori gravi, la cui responsabilità oggi ricade equamente sul governo nazionale e sulla regione Lombardia. Ora l’Italia deve affrontare un paradosso.

Quale?

Lo stesso di tutti gli altri Paesi occidentali: per la salute bisogna bloccare tutto, ma bloccando tutto si rischia la catastrofe economica. Altri Paesi, come la Cina, che è stata colpita quasi esclusivamente nella regione dell’Hubei, ne usciranno prima. A questo virus non manca certo il senso del sarcasmo.

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