Guai alla Casa Bianca. Per l’intelligence Usa il coronavirus non è stato “creato dall’uomo o geneticamente modificato”. Il verdetto arriva direttamente dall’ufficio del Dni (Director of National Intelligence), Richard Grenell. Con un comunicato il più alto organo di raccordo degli 007 Usa gela settimane, mesi di strategia diplomatica dell’amministrazione di Donald Trump.
Il virus non è stato creato artificialmente dalla Cina, sentenzia l’intelligence americana. Non è un’assoluzione tout-court di Pechino. Rimane infatti in campo l’ipotesi di un incidente di laboratorio. “La Comunità di intelligence – si legge nel comunicato – continuerà a esaminare rigorosamente le informazioni che emergono e l’intelligence per determinare se lo scoppio della pandemia sia iniziato tramite il contatto con animali infetti o se sia stato il risultato di un incidente di un laboratorio a Wuhan”.
Resta comunque una pesante smentita della linea dettata dalla Casa Bianca. Il tempismo non aiuta: proprio questo mercoledì il presidente americano ha concesso un’intervista a Reuters in cui ha promesso ripercussioni contro la mala gestio del virus da parte di Pechino e accusato il governo cinese di voler interferire nelle presidenziali di novembre per far saltare la sua elezione.
La portata dell’affondo del Dni si comprende tanto più alla luce delle indiscrezioni che erano filtrate nelle ultime ore. Secondo quanto riportato dal Guardian e dal New York Times, lo Studio Ovale era entrato in pressing sui suoi 007 per chiedere prove che collegassero lo scoppio e la diffusione del virus alle responsabilità del Partito comunista cinese, assieme a un’investigazione sull’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) cui Trump ha promesso di tagliare i fondi.
Le veline della stampa devono aver indispettito l’intelligence Usa, che nel documento pubblicato non usa mezzi termini, facendo appello all’ “ampio consenso scientifico” per escludere la responsabilità umana del virus.
Ancora una volta, Trump si trova ai ferri corti con gli 007, e colpito in uno dei punti forti della campagna per le presidenziali Usa di novembre. E pensare che Grenell era subentrato come acting director lo scorso febbraio al suo predecessore Joseph Maguire, accompagnato alla porta dal presidente dopo aver consegnato al Congresso un report su possibili interferenze russe alle presidenziali. Il comunicato del Dni sulla Cina rischia di innescare un nuovo, imprevedibile braccio di ferro.