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Più soldi e meno burocrazia. Durigon spiega le idee della Lega. E su Tremonti…

Ci sono questioni da affrontare urgentemente, innanzitutto la burocrazia. Per Claudio Durigon, responsabile Lavoro della Lega, lo schema è chiaro: “Ora l’emergenza sanitaria poi il sostegno a imprese e lavoratori infine gli investimenti”. Intervistato da Formiche.net il giorno dopo il vertice tra governo e opposizioni, spiega che la soluzione non potrà che basarsi sul debito pubblico. Ma ha senso confrontarsi con il governo? “Sì, sulle cose di buon senso. Ha senso se dall’altra parte ci sarà ascolto”. E concorda con la proposta di Giulio Tremonti, l’ex ministro dell’Economia che intervistato da Formiche.net ha proposto una soluzione “politica” alle sfide del coronavirus.

Pensa anche lei come Giulio Tremonti che la risposta alle sfide economiche del coronavirus possa venire dalla politica e dalla spesa pubblica da finanziare attraverso il debito?

Ben venga la ricetta Tremonti. Il deficit è al momento l’unica arma che possiamo usare per affrontare l’emergenza, ma anche per la ricostruzione che dovremo necessariamente affrontare a breve.

Al vertice avete sostenuto queste posizioni?

Ci sono questioni da affrontare urgentemente e sono quelle la Lega ha illustrato al premier Conte nell’incontro con le opposizioni. Innanzitutto meno burocrazia. Siamo, ad esempio, in presenza di un tilt informatico dell’Inps che era previdibilissimo.

Perché? Una mole di 100 domande al minuto è difficile da gestire…

Ma prevedibile. Basti pensare che le misure di assistenza contenute nel decreto Cura italia coinvolgono una platea potenziale di 13 milioni e 898 mila persone. Tutte da fare gestire dall’Inps, che già si deve occupare dei compiti ordinari, erogare pensioni e raccogliere contributi.

Ha un senso il confronto con il governo su questi temi?

Sì, sulle cose di buon senso. Ha senso se dall’altra parte ci sarà ascolto, se c’è veramente la volontà di uscirne tutti insieme. Noi ci abbiamo provato. Le fasi da affrontare sono chiare a tutti: ora l’emergenza sanitaria poi il sostegno a imprese e lavoratori infine gli investimenti.

Tremonti dice che oltre l’elicopter money, cioè la liquidità garantita nei momenti di crisi, ci sono gli investimenti…

Ci sono diversi strumenti. A proposito della liquidità per le aziende si potrebbe pensare al sistema svizzero, prestiti a tasso zero garantiti dallo Stato fino a 500 mila euro legati al fatturato dell’anno precedente. Poi gli enti locali vanno dotati di maggiori risorse. Ma ci sono anche misure urgenti, come fornire ai cittadini dispositivi di protezione individuali. Come si progettano le riaperture senza dotare i lavoratori di mascherine? Sugli investimenti si comincia a ragionare su cifre adeguate. Servirebbero almeno 200 miliardi cash e poi garanzie fino a 500 miliardi. Ma speriamo non si tratti di risorse, come è successo con il Cura Italia, che vengono impiegate con estremo ritardo a causa della burocrazia.

Come valuta lo scontro sui Coronabond?

Noi abbiamo sempre avuto in mente un’Europa diversa. Oggi si parla di temi macro e certi problemi emergono, ma anche prima del coronavirus è prevalsa più volte un’Europa poco solidale. Spero che questa volta ci sia possibilità per convergere, altrimenti rischiamo di arrivare troppo tardi.


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