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È tornato di moda lo Stato centrale? L’analisi di Arditti

C’è chi vuole ripartire subito bruciando le tappe fissate dal governo, chi invoca la prudenza chiedendo di proseguire sulla strada delle restrizioni e chi minaccia addirittura di chiudere i confini. Sull’imminente fase 2 la confusione regna sovrana e nell’attesa di capirci qualcosa le Regioni procedono in ordine sparso. Di fronte al caos istituzionale gli italiani però rispondono con chiarezza: vogliamo un unico direttore d’orchestra.

E così mentre la popolarità degli enti locali si consuma, lo Stato centrale torna invece a risalire la china con ben il 62% degli italiani che lo indica come l’unico attore in grado di trainare la ripresa economica. Quella che emerge dalle ultime rilevazioni Swg è una pressante spinta centralista che fa a pugni con la storia recente del nostro Paese.

Una storia che negli ultimi 30 anni è costellata di trasferimenti di potere dal centro alla periferia. Tutti realizzati sulla base di un unico grande assunto: decentramento è sinonimo di efficienza. Una lunga stagione di devolution che ha avuto la sua massima espressione nella riforma del Titolo V (tentativo maldestro del centrosinistra di rubare alla Lega il vessillo del federalismo).

Oggi però l’emergenza Covid-19 potrebbe cambiare il corso della storia.

stato swg

La debolezza delle Regioni che si materializza nei giudizi degli italiani non è una bocciatura verso i propri governatori che anzi in molti casi godono di ottimi consensi. È qualcosa di più profondo, è un rifiuto verso un assetto di potere ingarbugliato e raffazzonato in cui si fa fatica a comprendere “chi fa cosa”.

Un’insofferenza che potrebbe stravolgere la vicenda (ancora tutta aperta) dell’autonomia differenziata. E sono già in molti ad evocare la necessità di una clausola di supremazia, ipotizzando una modifica costituzionale che darebbe allo Stato la possibilità di richiamare a sé le competenze delle Regioni.

È una pagina ancora tutta da scrivere, quel che è certo è che il coronavirus ha fatto emergere tutta l’inadeguatezza dell’attuale Titolo V e gli italiani lo hanno compreso sulla propria pelle.

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