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Verità sul virus! La Svezia guida la rivolta Ue contro Cina (e Oms)

“Non appena la situazione del Covid-19 a livello globale sarà sotto controllo, sarà sia ragionevole sia importante condurre un’indagine internazionale indipendente per conoscere l’origine e la diffusione del coronavirus”. Sono le parole che il ministro della Salute svedese, Lena Hallengren, ha rivolto al Parlamento ieri, riportate dal South China Morning Post. È importante indagare, ha detto anche, “la gestione da parte della comunità internazionale della pandemia”, “compresa l’Organizzazione mondiale della sanità”. E ha concluso: “La Svezia è lieta di sollevare questo problema nel quadro della cooperazione dell’Unione europea”.

Non è l’unica voce chi si è levata con questi toni a Stoccolma. Il ministro degli Esteri, Ann Linde, ha chiesto un’indagine sull’Organizzazione mondiale della sanità nel corso di un webinar ospitato ieri dal think tank statunitense Atlantic Council. Ma ciò non significa, ha sottolineato, che la Svezia non sia “felice” del lavoro svolto dall’organizzazione. Che proprio ieri si è lanciata – indispettendo forse chi aveva visto nel modello svedese una scelta irresponsabile – in elogi a quanto fatto da Stoccolma. “La gente pensa che la Svezia non abbia fatto nulla, non potrebbe essere più falso”,  ha detto il capo del Programma di emergenze sanitarie, Mike Ryan. E ha continuato: “La Svezia ha messo in atto misure di salute pubblica molto forti. Quello che hanno fatto di diverso è che si sono basati su un rapporto di fiducia con la cittadinanza”. E ancora: “Se dobbiamo arrivare a un nuovo modello di vita di ritorno alla società senza nuovi lockdown, penso che la Svezia possa essere un esempio da seguire”.

SCARSO FEELING PECHINO-STOCCOLMA

I rapporti tra Pechino e Stoccolma erano già tesi prima del coronavirus. “Probabilmente la Svezia aveva il peggior rapporto in Europa con la Cina all’inizio della pandemia. Finora la crisi sanitaria non ha offerto opportunità per riparare”, ha dichiarato Björn Jerdén dello Swedish Institute of International Affairs al South China Morning Post. Basti pensare al caso di Gui Minhai, cittadino svedese rapito dalle autorità cinesi a causa della sua attività: è, infatti, il titolare di una casa editrice con sede a Hong Kong, specializzata in libri (critici) sulla leadership cinese. O al caso di inizio gennaio quando, come raccontato da Formiche.net, Gui Congyou, ambasciatore cinese a Stoccolma, intervistato dalla televisione di Stato svedese aveva definito “i frequenti e viscidi attacchi al Partito comunista cinese e al governo cinese” da parte dei media svedesi “calunnie”.

Infatti, come scrive anche Axios.com, “il bullismo di Pechino ha rovinato il rapporto con la Svezia”. Il sito americano elenca alcuni fatti. Ne citiamo tre. Il primo: Göteborg, seconda città svedese, ha cancellato l’accordo di amicizia con Shanghai firmato 34 anni fa e altre città del Paese hanno fatto lo stesso con le “sorelle” cinesi. Il secondo: la Svezia ha chiuso tutti gli Istituti Confucio, un programma finanziato dal governo di Pechino per esportare la cultura cinese e secondo diversi report al centro, nel mondo, di un sistema di spionaggio e censura. “È ancora importate che” Europa e Stati Uniti “assieme combattano la tendenza dei regimi e del governi autoritari a usare la pandemia per ostacolare la democrazia, lo stato di diritto, la libertà per i giornalisti”, ha detto il ministro  facendo riferimento anche alla “disinformazione”. Cioè quella tattica messa in piedi da diplomatici e media cinesi con due scopi: scaricare le colpe sull’origine del virus e riscattare l’immagine di Pechino.

LA RIVOLTA UE

Dopo le prese di posizione di Stati Uniti, Australia e Regno Unito ma anche Francia e Germania, ora la Svezia si unisce al coro per chiedere chiarezza a Pechino sul virus. Sarà Stoccolma la capitale in grado di far parlare l’Unione europea “con una sola voce in politica estera, per essere trattata come un partner dalla Cina”, come auspicato da Reinhard Bütikofer, eurodeputato tedesco e portavoce dei Verdi europei per la politica estera, in una recente intervista a Formiche.net? “Altrimenti”, aveva detto facendo appello anche all’Italia, “rischiamo di offrire il fianco alle campagne di influenza di Pechino”. 

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