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La banca, il suo territorio e la fine dell’emergenza. Le parole di Letizia Moratti

Di Letizia Moratti

Siamo in guerra contro un nemico invisibile, nuovo e spietato, ma abbiamo doveri e responsabilità che ci obbligano ad andare avanti, ancor più in uno scenario di questa portata, che certo non avevamo contemplato. E le previsioni di analisti ed esperti non sono ancora in grado di fornirci delle stime effettive di questa crisi: quali ne saranno le conseguenze effettive e quando saremo in grado di conoscerle? Ed è questo un altro risvolto dell’epidemia che ci troviamo ad affrontare: l’incertezza, un’incertezza che possiamo definire epocale e che molto correttamente Papa Francesco ha definito “una tempesta inaspettata e furiosa” che ci disorienta e dalla quale non sappiamo quando e come usciremo.

Non è facile capire quale sia la via migliore per governare questa incertezza: certamente sono necessarie analisi competenti, obiettivi comuni e sostenibili, ma innanzitutto comportamenti solidali. Coronavirus non è una recessione. È una calamità che stiamo affrontando con coraggio. E io credo che la società italiana saprà recuperare bene proprio perché è resiliente. Lo hanno dimostrato immediatamente i tanti gesti di generosità e solidarietà nei confronti degli ospedali. Proprio Brescia e Bergamo sono tra le città più colpite da questo flagello che sta portando sofferenza in così tante famiglie.

Ed è in questi momenti che la banca si sente ancora più vicina ai propri territori, ai colleghi e alle persone che vivono in queste comunità locali. In questo scenario così complesso e incerto la banca e noi tutti sentiamo il dovere e la responsabilità di difendere e preservare lo sviluppo delle eccellenze di questa grande regione, la Lombardia, con il 25% di valore prodotto sulla ricchezza nazionale.

É un impegno per il Paese, per sostenere concretamente le famiglie e lo sviluppo industriale delle nostre comunità a dimostrazione della solidità del nostro istituto e dell’importanza della sua autonomia che è un valore per tutti gli stakeholders, siano essi azionisti, clienti o dipendenti.

Questa fase di forzato rallentamento non ci fermerà. Quando tutto sarà passato dovremo rileggere la realtà con estremo rigore e ri-affrontare alcuni temi noti alla luce dell’esperienza di questi mesi: l’innovazione digitale, le nuove frontiere del welfare, l’internazionalizzazione, gli sviluppi del mercato dei capitali, la crescita delle nostre imprese, siano esse piccole, medie e grandi, e i progetti di vita delle nostre famiglie per contribuire al loro tenore di vita e ai loro progetti di sostenibilità.

L’Italia vanta il terzo patrimonio industriale d’Europa ed è il secondo Paese dell’Unione per esportazioni. Questa ricchezza si unisce alle risorse finanziarie che detiene, uniche in quanto a robustezza del risparmio delle famiglie e delle imprese. Nessuno sa come saremo alla fine di questa emergenza. Ma sappiamo che Ubi non farà mancare il proprio sostegno. Vorrei citare il nostro presidente Mattarella che ha ricordato il grande valore di questa nazione, che proprio nella ricostruzione ha sempre saputo esprimere il meglio di sé. Noi ci siamo. E siamo pronti, con ancor maggior impegno, a rilanciare l’economia del Paese e restituire sicurezza e prosperità alle nostre comunità.

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