Il 18 aprile (data fatidica) tanto il settimanale The Economist quanto il quotidiano New York International dedicano rispettivamente la copertina (ed un dossier) e la prima pagina alla Cina. Il settimanale si chiede se la Cina sta vincendo la gara per la supremazia mondiale. Il quotidiano documenta come la Cina si è posta (con la pandemia) contro il mondo intero.
Utile riassumere i punti salienti. La Cina e le sue ambasciate (particolarmente attiva quella di Roma) stanno facendo una campagna attiva per sostenere come il regime autoritario (il Partito Comunista Cinese) abbiano dato prova della loro efficacia e superiorità rispetto alle “vetuste” democrazie rappresentative occidentali nella battaglia contro il Covid-19 (dimenticando di dire, naturalmente, dove e come è nato e dove e come è stato occultato).
La battaglia utilizza toni sempre più nazionalisti a tutti i livelli; ad esempio, ristoranti cinesi espongono manifesti con la scritta America, goditi il Covid 19- Giappone, il Covid ha iniziato un bel viaggio verso il Sol Levante.
Questi accenti iper-nazionalisti sono diventati terribili nei confronti degli stranieri che vivono in quello che fu il Celeste Impero: ad esempio, gli africani che lavorano da lustri nel Sud sono trattati come untori, se non peggio. La strategia verso il predominio mondiale è iniziata da anni ed ha caratterizzato la presa di potere di posti chiave in organizzazioni internazionali. Ormai – è noto – la Fao è considerata come un appannaggio cinese.
Ho lavorato a lungo con la Cina e con i cinesi. So che specialmente le popolazioni delle regioni centrali si considerano un popolo eletto, superiore a tutti gli altri; ciò spiega anche il trattamento da loro riservato ai tibetani e – peggio ancora- agli uiguri. I “bianchi” occidentali sono visti come una specie inferiore che ha “rubato” alla Cina innovazioni come la polvere da sparo e gli spaghetti ed ha usurpato per secoli il potere mondiale a cui solo i cinesi avevano ed hanno titolo.
Il New York Times documenta le angherie a cui sono sottoposti gli africani – considerati quasi alla stregua quasi di animali. Cosa fare? Ed è stato stimato che il danno inferto dalla Cina con l’economia mondiale (senza contare le vittime) ammonta ad almeno tre milioni di miliardi di dollari. Diversi parlamentari americani hanno chiesto che la Casa Bianca chieda riparazioni nelle sedi internazionali appropriate.
Il presidente del Brasile si è già rivolto in tal senso alle Nazioni Unite. Non credo che otterranno grandi risultati. Come non credo che avrà grandi esiti il suggerimento offerto sere fa in TV da Giulio Sapelli di mostrare i muscoli con la potenza militare occidentale.
Una strada possibile è un embargo da parte degli Usa, dell’Ue e di altri gruppi di Paesi nei confronti della Cina (soprattutto in materia tecnologica), il divieto di accettare cinesi nelle università occidentali e l’obbligo di non tornare in Patria ai cinesi residenti in Occidente. Ciò aiuterebbe anche la dissidenza cinese a scalzare il regime ed a far sì che il coronavirus diventi per quello che fu il Celeste Impero un grimaldello che Chernobyl fu per l’Urss. Se l’Occidente non prende almeno parte di queste misure, si merita l’arroganza della Città Proibita.