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Tutte le donne in corsa per il ticket con Biden (compresa Warren)

Elizabeth Warren, che ha appena dato il suo endorsement a Joe Biden, non desiste: lei vuole entrare alla Casa Bianca, adesso da vice di Biden. Si candida in tv, rispondendo a una precisa domanda. Ma la lista delle pretendenti è lunga – Biden ha già detto che sceglierà una donna nel ticket -: fra le ex aspiranti alla nomination democratica, oltre alla Warren, ci sono Kamala Harris e Amy Klobuchar; e in tv s’è appena proposta anche Stacey Abrams, una afro-americana ex deputata della Georgia.

La senatrice del Massachusetts, che garantirebbe a Biden una sponda progressista, è pronta a fare ticket con l’ex vice di Obama se il candidato democratico glielo chiederà: Warren ha risposto così, senza alcuna esitazione, a una domanda di Rachel Maddow, conduttrice della MsNbc. Anche Abrams s’è fatta avanti allo stesso modo: “Sarei un’ottima vice e, in una campagna elettorale, sono capace di motivare frange che si sentono trascurate”, ha detto in sostanza in un’intervista tv.

La corsa femminile a entrare nel ticket democratico s’accende nel giorno più nero della pandemia negli Stati Uniti: 4.591 decessi giovedì, quasi il doppio del record precedente di 2.569 morti, secondo una estrapolazione del Wall Street Journal, mentre i dati della Johns Hopkins University danno un numero di vittime complessivo intorno alle 32 mila e di contagiati superiore a 670 mila, su un totale mondiale di 2.160.000.

Ma il presidente Donald Trump, di fronte ai dati disastrosi dell’economia e della disoccupazione, vuole riaprire l’America il primo maggio con un piano in tre fasi e dice ai governatori che chi lo vorrà potrà farlo pure prima, indicando che 29 Stati su 50 possono agire in tempi brevi su aziende, scuole, attività quotidiane. Per tutta risposta, Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York, il più colpito, proroga fino al 15 maggio il lockdown delle attività non essenziali.

Prima di confrontarsi con i governatori, Trump aveva ieri presieduto un video-consulto con i leader del G7, di cui gli Usa hanno la presidenza di turno, per coordinare l’azione contro il coronavirus e per confrontarsi su come e quando riattivare le economie.

Negli Stati Uniti, in quattro settimane, l’epidemia ha già prodotto 22 milioni di disoccupati (5,2 solo nell’ultima), in tutti i settori, hotel e ristoranti, manifatture e servizi, studi di avvocati e architetti. S&P calcola una caduta del Pil nel 2020 del 5,2% negli Usa, del 7,3% nell’Ue, del 2,4% nel mondo, con un rimbalzo previsto nel 2021 del 5,9%. Due terzi degli americani, il 65%, criticano la risposta iniziale, giudicata troppo lenta, di Trump all’epidemia: secondo un sondaggio del Pew, gli americani pensano che il presidente abbia inizialmente minimizzato o sotto-stimato il contagio e il suo impatto negli Stati Uniti.

Nel contempo, gli americani del MidWest e del Far West e pure quelli del Sud ne hanno abbastanza di #stayhome: protestano a Lansing, capitale del Michigan, e in Wyoming, North Carolina, Kentucky. Nell’occhio del ciclone c’è la governatrice democratica del Michigan Gretchen Whitmer, le cui misure anti-coronavirus sono giudicate “tiranniche” da libertari e “alt-right” del suo Stato, che ne circondano gli uffici con caroselli di auto e pickup, suonando il clacson e scandendo slogan come “La sicurezza senza libertà è una prigione” e “La libertà persa una volta è persa per sempre”. La protesta ha un nome: “Operazione Gridlock”, ingorgo.

Il Michigan conta circa 27 mila contagiati e quasi 1.800 morti. La protesta civile è iniziata giorni fa, quando la Whitmer ha prolungato il lockdown di un altro mese e ha varato anche nuove restrizioni, vietando ad esempio gli spostamenti nelle seconde case e le riunioni familiari.

(Usa2020)

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