Anche se le “over-the-top” in campo digitale riempiono un vuoto infrastrutturale e di competenze dettato da anni di ritardi nelle politiche dell’innovazione, il mercato digitale potrebbe destinare “quota parte dei proventi in maniera solidale con lo Stato italiano in base al volume di fatturato generato in questa fase emergenziale”. Una web tax quindi in solidarietà alla nazione “salvaguardando il mercato digitale italiano e la situazione occupazionale dei lavoratori di tanti settori”. È questa la proposta di Federico Mollicone, deputato responsabile Innovazione di Fratelli d’Italia, che spiega a Formiche.net come poter intervenire e lancia un appello ai ministri Roberto Gualtieri e Paola Pisano.
Mollicone, si fa un gran parlare del ruolo delle multinazionali del digitale in questa fase…
Il Dpcm 11 Marzo, chiudendo gli esercizi, ha garantito agli operatori digitali del commercio, come Amazon, una posizione privilegiata e, in generale, il lockdown sta aumentando gli utenti delle principali piattaforme di intrattenimento e di cloud computing.
Utilizzo Zoom regolarmente, perfino per i lavori di commissione; i social network sono saturi; utilizziamo servizi come Google Meet per il lavoro agile e le piattaforme di intrattenimento come Netflix e Youtube.
I download dell’app di Netflix sono aumentati del 66% in Italia, secondo i dati di Sensor Tower, una società di dati delle app. In Spagna, sono aumentati del 35%. Negli Stati Uniti, dove Netflix era già popolare, c’è stato un aumento del 9%.
Le piattaforme digitali – in particolare il cosiddetto “GAFA” (Google, Apple, Facebook e Amazon) – costituiscono un fenomeno rilevante in crescita esponenziale, ora praticamente vitale, ma con problematiche per l’elusione fiscale, la sicurezza dei dati personali ed effetti sull’andamento del mercato.
L’elusione fiscale è il grande tema su cui lavorano anche le istituzioni internazionali come l’Ocse.
Fair Tax Mark ha stimato che le “Silicon Six” (Amazon, Apple, Facebook, Google, Microsoft e Netflix, ndr) abbiano eluso il fisco negli ultimi 10 anni per 100 miliardi di dollari.
Secondo un rapporto pubblicato dall’Area Studi Mediobanca lo scorso novembre, che fa bene leggere, il fatturato aggregato delle aziende WebSoft ha superato i 2,4 miliardi, ma hanno versato al fisco italiano 64 milioni.
In particolare, esiste un’asincronia tra le cosiddette “over the top” come il GAFA e le imprese operanti nel medesimo settore: per esempio, nella pubblicità si è consolidata da anni una situazione di privilegio a vantaggio di Google e Facebook, che accentrano ricavi e redditi imponibili in giurisdizioni fiscali di comodo, e a svantaggio delle altre imprese europee, le quali pagano le imposte agli Stati nazionali dove realizzano ricavi e reddito.
Vanno riscritte le regole del gioco, pena la perdita di competitività delle aziende nazionali.
Le pratiche di ottimizzazione fiscale delle multinazionali digitali hanno effetti distorsivi sulla concorrenza e ostacolano un’imposizione fiscale realmente equa. La crescente erosione delle basi imponibili comporta effetti negativi sulle entrate degli Stati, con ciò minando la possibilità di finanziare le politiche pubbliche.
E durante l’emergenza del Covid-19?
Considerato il particolare momento in cui le tradizionali forme di commercio sono estremamente limitate, la regolazione del mercato delle grandi piattaforme digitali, in particolare sviluppate per l’e-commerce, è necessaria per garantire i consumatori e l’andamento economico della nazione.
Le recenti disposizioni sanitarie hanno reso, di fatto, colossi come Amazon o Ebay dei quasi-monopolisti della vendita al dettaglio di prodotti, in particolare sanitari, con rischi di aumento di prezzi considerevole e “fumus” di manovre speculative, come avvenuto con mascherine e prodotti igienizzanti. Fatte salve le iniziative di solidarietà digitale, a cui hanno aderito molti “over-the-top” e che riempiono un vuoto infrastrutturale e di competenze digitali dettato da anni di negligenza e ritardi nelle politiche dell’innovazione, chiediamo che il mercato digitale destini quota parte dei proventi in maniera solidale con lo Stato italiano, in base al volume di fatturato generato in questa fase emergenziale. I grandi capitali dei “sultani digitali” vanno tassati in solidarietà alla nazione – e con questo lancio un appello al ministro Gualtieri e al ministro Pisano – salvaguardando il mercato digitale italiano e la situazione occupazionale dei lavoratori di tanti settori.