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Cara politica, non ascoltare solo i virologi. Firmato Roberto Burioni

Cara politica, i virologi non possono sostituirti. Con una lettera aperta su Medical Facts Roberto Burioni, professore di Virologia all’Università San Raffaele Vita-Salute di Milano e star della virologia dei talk show in tempo di pandemia, lancia un appello a Palazzo Chigi e dintorni. I virologi non possono fare i politici, e viceversa.

“Fino a pochi mesi fa gli scienziati dovevano lottare duramente per farsi ascoltare dai politici, che consentivano nelle aule parlamentari convegni su argomenti senza alcuna base scientifica, come l’omeopatia, l’iridologia e l’agricoltura biodinamica”, scrive il medico. “Di colpo, la situazione è cambiata: la scienza non solo è l’unica strada per vincere il coronavirus (questo è vero, ed è comprensibile avere delle aspettative), ma “gli scienziati” e “i medici” sono diventati improvvisamente quelli che devono decidere se riaprire i bar e i ristoranti, se riprendere le lezioni a scuola, se permettere lo spostamento dei cittadini e la ripartenza delle attività produttive”.

Un po’ l’incertezza e la confusione che regnano sovrane, un po’ il timore di prendere decisioni sbagliate in tempi di crisi e pagarne lo scotto di fronte ai cittadini, hanno dettato questa strana, inedita, paradossale infatuazione della politica per i virologi.

“Ma anche quando sappiamo con precisione la risposta a delle domande, comunque la scienza non può prendere il posto della politica”, ammonisce Burioni. È questa in fondo l’essenza del metodo sperimentale scientifico: formulare ipotesi, e verificarle. Non si può allora chiedere ai camici bianchi di distribuire dall’alto verità assolute sulla quarantena, il virus, la ripartenza. Né tantomeno sperare che sia la medicina, e non la politica, a prendersi la responsabilità.

Scrive Burioni: “Quando parliamo di riaperture e via dicendo, la scienza può – oltre al cercare più rapidamente possibile un vaccino o una cura che risolvano definitivamente il problema – soltanto dire quello che sa: come si trasmette la malattia, quali comportamenti possano essere pericolosi e quali possono essere le conseguenze dell’infezione. Come tradurre queste informazioni, ancora parziali e incerte, in provvedimenti concreti non è compito della scienza, altrimenti ci troveremmo in una dittatura (della scienza, ma pur sempre dittatura), e invece – per nostra fortuna – la Repubblica Italiana è una democrazia”.

Se il virologo-star, che certo in questi mesi non si è sottratto alle telecamere, si abbandona a uno sfogo del genere, significa che il colmo è stato raggiunto. Burioni cita una serie di casi per tracciare una linea rossa che divide istituzioni e ospedali, palazzi della politica e università. “La scienza dice che il casco diminuisce del 40% le morti in caso di incidente motociclistico: eppure negli Usa in due Stati (Illinois e Indiana) l’uso del casco non è obbligatorio, in molti altri sì; addirittura in Florida e Michigan si può andare in moto senza casco, a patto di avere un’assicurazione medica. La scienza dà indicazioni identiche, poi sono i politici che devono scegliere e lo fanno, com’è evidente, in tutta indipendenza”

E poi ancora: “In Italia è perfettamente legale mangiare carne di cavallo, che fa parte di alcune prelibatissime ricette locali (la “vecchia” a Parma è una delizia); invece negli Usa macellare i cavalli è severamente vietato e mangiare un cavallo è per loro quello che è per noi mangiare un cane”.

In poche parole, chiude il virologo, è bene ristabilire e ridefinire i ruoli, e non sovrapporre i piani. “Gli ingegneri e gli architetti, grazie alla scienza, possono progettare e costruire un ponte. Ma dove e quando costruire un ponte per unire due città non può dirlo la scienza: deve prendersi la responsabilità di deciderlo la politica”


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