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L’Italia avrà il suo fondo sovrano (con Cdp). Ecco come

Prima le garanzie sui prestiti alle imprese attraverso la controllata Sace, adesso un soccorso alle grandi aziende in difficoltà a causa dell’epidemia da coronavirus. Il governo si affida ancora una volta alla “potenza di fuoco” di Cassa Depositi e Prestiti per cercare di trovare una via d’uscita all’emergenza economica che sta investendo il nostro tessuto produttivo. Tutto passa dal decreto Rilancio che domani dovrebbe arrivare, dopo le numerose indiscrezioni del fine settimana, al tavolo del Consiglio dei ministri. Cdp potrà costituire un apposito Patrimonio Destinato attraverso il quale sostenere spa sopra i 50 milioni di fatturato annuo, 43 milioni di attivi di bilancio e con oltre 250 dipendenti.

Questo fondo avrebbe in dote circa 50 miliardi di euro che il Tesoro recupererebbe grazie all’emissione di titoli di Stato a partire anche dal Btp Italia che verrà lanciato inizio della prossima settimana. Lo strumento con il quale il gruppo opererebbe è il fondo di investimento Fof Private Equity Italia, gestito dal Fondo Italiano d’Investimento Sgr, partecipata per il 68% da Cdp Equity.

Ma attenzione: requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità degli interventi di Cdp saranno definiti con un successivo decreto del ministero dell’Economia, entro il nuovo quadro di regole sugli aiuti di Stato appena rivisto per far fronte all’emergenza Covid.

Non è un caso che la “rinascita” del sistema industriale passi ancora una volta per il gruppo guidato da Fabrizio Palermo, d’altra parte le dimensioni del gruppo Cdp parlano da sole avendo raggiunto i 425 miliardi di attivo, circa il 24% del pil italiano. E proprio in rapporto al pil Cdp è una delle holding più grandi in Europa se si pensa che la francese Caisse des Dépôts et Consignations (Cdc) ha mobilitato attività nel 2018 per 163 miliardi, (circa il 7% del pil) mentre la tedesca KfW ha all’attivo 489 miliardi (circa il 15% del pil).

Fino ad ora il governo ha utilizzato Cdp per fornire liquidità alle imprese: 200 miliardi di garanzie tramite Sace a cui si sono aggiunti 200 miliardi di crediti all’export. Il salto di qualità di queste ore riguarda il sostegno diretto alle grandi imprese in difficoltà con l’obiettivo dichiarato da parte del ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, di creare dei “grandi campioni europei, nei settori delle telecomunicazioni, energia, manifattura, cantieristica, siderurgia e automotive”, in modo da sostenere anche le imprese e le filiere industriali connesse a questi comparti.

Fantascienza? Neanche tanto se si pensa che Cdp negli ultimi anni è progressivamente entrata nel tessuto produttivo italiano con la partecipazione nella rete dei metanodotti di Snam e quella elettrica di Terna, investendo nei cantieri navali di Fincantieri o ancora nel campo petrolifero con Eni e Saipem. Per riuscire a capire però quale sarà il nuovo grado d’intervento e come si potrà accedere al sostegno di Cdp sarà bene leggere i dettagli del decreto del ministero dell’Economia che potrebbe dispiegare una nuova pagina di politica industriale (in molti pensano ad una nuova Iri anche se questo non fa parte dello statuto di Cdp e non è neanche nei piani del management di via Goito).

Tutti questo avviene mentre recentemente è stato pubblicato il primo bilancio di sostenibilità del gruppo che parla chiaro: nel 2019, grazie ai 34,6 miliardi di euro mobilitati da Cdp sono stati generati numerosi benefici sul sistema economico, sul territorio e sulla società. Tra l’altro, il gruppo Cdp ha inciso per il 2,4% sul Pil; ha contribuito per 85 miliardi di euro a fatturati addizionali per le filiere produttive; finanziato investimenti in ricerca e sviluppo per oltre 580 milioni di euro; ha sostenuto 600mila posti di lavoro; ha supportato oltre 5.800 famiglie per interventi di social housing e di ricostruzione a fronte di calamità naturali; realizzato più di 1.500 alloggi di social housing e 1.600 posti letto in student housing, e riqualificato oltre 600 infrastrutture sociali, di cui 365 scuole (1 al giorno).

Mentre la politica, quindi, pensa a “ridisegnare” il perimetro di movimento di Cdp il management del gruppo ha fatto della sostenibilità un suo asset portante in linea con quanto previsto dal piano industriale (2019-2021).


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