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Più che Churchill, Roosevelt. Covid-19, da Washington l’elogio di Conte

Finita la Fase 1, arriva il momento di un primo bilancio su quanto è stato fatto dal governo italiano, e dal premier Giuseppe Conte. Se in Italia non tutti sono generosi con il titolare di Palazzo Chigi, all’estero, negli Usa, viene promosso.

È il German Marshall Fund, prestigioso think tank americano con un focus sull’Europa, che stila le pagelle dei principali leader europei nell’alta marea della crisi del coronavirus, e riserva a Conte una delle migliori.

Con lui, fra chi ha superato il test c’è Angela Merkel, e la sua leadership ferma e “compassionevole”. Bocciati Emmanuel Macron (gestione “inconsistente”) e Pedro Sanchez (comunicazione “eccessiva e poco chiara”).

Certo, la comunicazione istituzionale ha avuto qualche inciampo. Soprattutto nelle prime settimane, ha scontato i toni roboanti e un po’ paternalistici. Ma, scrive il Gmf, “quando la crisi è entrata nel vivo, Conte ha provato a ritrarsi come leader pacato. Ha privilegiato, specialmente all’inizio, una comunicazione via internet, per parlare agli italiani via Facebook”.

Le dirette da Palazzo Chigi che hanno tenuto col fiato sospeso milioni di italiani sono addirittura paragonate alle “chiacchiere al caminetto” di Franklin Delano Roosevelt. Il metodo e il contesto, in fondo, hanno qualcosa in comune: “Approcciare il pubblico senza mediazioni, per annunciare brutte notizie e decisioni cruciali”.

E se c’è chi ha criticato questo canale comunicativo, preferendo il Parlamento e altre sedi istituzionali, il Gmf riconosce però che la comunicazione social ha aiutato Conte a “rinforzare il suo legame” con gli italiani. “Infatti, una delle caratteristiche fondamentali del suo stile comunicativo è rafforzare la percezione per il pubblico di essere coinvolto nel processo. Ha attentamente evitato un approccio top-down, che storicamente non suona bene agli italiani”.

In poche parole, scrive il Gmf, Conte “ha cercato di fare una moral suasion invece che imporre soluzioni tranchant”. I riferimenti culturali e storici che hanno dato un tono rococò alla comunicazione istituzionale del premier in verità derivano dal fatto che Conte “viene dall’accademia e non è un ‘vero’ politico, vuole mantenere l’immagine di rimanere vicino alla gente ma non ‘come la gente'”.

Anche uno dei momenti di massima tensione, il “name and shame” di Conte verso Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è stato capitalizzato dal premier, spiega il think tank Usa, perché “ha rafforzato la sua popolarità fra i cittadini che non apprezzano i leader d’opposizione”.

Nonostante tutto, conclude l’analisi, “la popolarità di Conte è schizzata alle stelle nei mesi scorsi”, anche sul web. Un bacino prezioso per un nuovo progetto politico? “Come primo ministro senza un partito e non essendo nemmeno un parlamentare, sarà interessante vedere come questo capitale sarà utilizzato a crisi finita”.

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