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Il Conte 2 non sarà (più) filo-cinese. Il Pd, con Amendola e Guerini, detta la linea

“Se al governo fossimo stati noi, il Memorandum con la Cina non lo avremmo mai firmato”. Le parole contano in politica, e pesano se a pronunciarle è una delle figure più autorevoli del governo e del Pd.

Il ministro Enzo Amendola era in un seminario organizzato dal Centro Studi Americani e in un dialogo con gli ex ministri Tria e Tremonti ha voluto spiegare con estrema chiarezza la sua posizione. La grande intesa con Pechino siglata dal Conte 1 a trazione Lega-M5S e recentemente rivendicata ancora dal ministro degli esteri Di Maio è una iniziativa disconosciuta dal Partito Democratico. Una posizione fortissima che non viene usata in termini polemici con l’alleato grillino (Amendola ha un rapporto di dialogo consolidato con Di Maio) ma che è destinata ad incidere non poco nella postura del Conte 2.

Per molto tempo infatti la formazione guidata da Nicola Zingaretti aveva evitato di prendere una posizione netta rispetto all’infatuazione cinese dei partner di governo. La imbarazzante radicalità di Alessandro Di Battista e la reazione sempre più esplicita dell’amministrazione Usa (da ultimo l’intervista del segretario della Difesa Esper) hanno sciolto i dubbi residui.

Che l’uscita del ministro degli affari europei non sia un fulmine a ciel sereno trova conferma nelle dichiarazioni del collega Lorenzo Guerini. Il titolare della Difesa ha sempre avuto una posizione filo-atlantica in modo trasparente e coerente ma anche prudente dal punto di vista comunicativo.

Sul quotidiano La Repubblica, ora diretto da Maurizio Molinari, ha scelto di esprimere in modo netto le sue riserve per la gestione cinese dell’emergenza sanitaria. È una prima volta per un esponente di questo governo. Per quanto le parole sono misurate, anche in questo caso pesano. E sono destinate a cambiare il rapporto di forze all’interno di maggioranza. Che l’Italia sia saldamente ancorata alla Nato è uno slogan che in Europa e negli Stati Uniti si sono stancati di registrare come un disco rotto. Guerini richiama in particolare l’attenzione sulla necessità di avviare un’indagine per accertare in trasparenza le origini del virus. Iniziativa, questa, che trova il pieno supporto della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, per cui “sarà necessario lavorare sulla trasparenza dopo la crisi”.

L’alleanza atlantica non è una foglia di fico dietro la quale nascondere le manovre di politica estera più spericolate. Questo fraseggio ripetuto sempre più stancamente dai vertici del governo non convincono più. Ecco perché le uscite di Amendola e Guerini segnano una fase nuova. All’insegna di un equilibrio basato sulla relazione con l’Europa e con gli Stati Uniti che naturalmente non significa essere anti-cinesi. La musica è cambiata.



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