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Covid-19, il fattore K e la ricerca dei “super untori”. Il commento di Paganini

Le affermazioni contrastanti dei virologi diventati politici e dei politici diventati virologi sull’evoluzione del covid-19 ci confermano la natura della Scienza come ho scritto nel Paganini non Ripete 174. Ci hanno però stimolato a scoprire che molti soggetti che hanno il virus non lo diffondono mentre pochi altri sono dei super untori. Sembra che a diffondere il virus sia proprio questa minoranza di super spreader.

Non c’è alcun metodo per riconoscere i super untori da chi non diffonde il virus. Tra chi è contagiato dal virus molti potrebbero non essere pericolosi e potrebbero circolare liberamente. Si possono tuttavia riconoscere, ed eventualmente limitare, le situazioni in cui i super spreader agiscono, che sono l’origine dei così detti focolai.

Secondo tre studi non ancora pubblicati, il 10% degli infetti causa l’80% delle infezioni. Questo dato rilevato ci aiuta a comprendere che la famosa variabile R non è sufficiente a stimare la diffusione del virus. Dobbiamo prendere in considerazione anche la K.

Il fattore riproduzione (R) ci presenta il numero di infetti causati da un solo paziente. Per il Sars-CoV-2 è circa 3 (senza le misure di distanziamento). Analisi empiriche stanno dimostrando che non è sempre così, il 3 è il risultato di una media. La R per la maggior parte degli infettati è zero, non infettano altri.

Per questa ragione si è introdotto il l’indice di dispersione (K) che misura quanto una malattia si ammassa. Più basso è l’indice K e più e più alta è la trasmissibilità all’interno di un gruppo di persone: 0,16 è la K del Sars, 0,25 del Mers, mentre per la pandemia del 1918 pare fosse circa 1. Per il Sars-CoV-2 non abbiamo ancora un valore preciso. È certamente più basso del Sars e del Mers, e potrebbe aggirarsi intorno allo 0,1. Un numero limitato di persone in piccoli gruppi infetta un numero elevato di persone (10% infetta 80%). Si spiega, forse, perché il virus non è esploso a livello globale prima nonostante se ne sia registrata la presenza (in Europa, e in Italia, per esempio, già a fine 2019).

Le dinamiche di diffusione non sono ancora chiare, Al momento ci sono solo delle ipotesi che combinano fattori molto diversi tra loro: le caratteristiche del funzionamento del sistema immunitario di ciascuno, le condizioni climatiche in cui si scatenano i focolai, o addirittura le forme di ritrovo sociale. Per esempio, sono stati identificati più focolai in circostanze dove il tono della voce è più alto, i cori o le lezioni di fitness, rispetto a luoghi di culto o classi di yoga.

La scelta di tracciare i cittadini può certamente rivelarsi efficace, al di là del rischio per la privacy e le libertà individuali. Ma serve a ben poco se non si responsabilizzano i cittadini a considerare pratiche di distanziamento individuale soprattutto in alcuni contesti che potrebbero essere più pericolosi. Il governo italiano ha correttamente insistito su alcune di queste misure, ma non le ha mai spiegate. Di fatto, le ha imposte, senza che i cittadini le facessero proprie, una scelta di libertà soggettiva ed oggettiva.

Capire le dinamiche di diffusione del virus attraverso i super untori è essenziale per salvaguardare la salute, evitare future pandemie, e soprattutto, bloccare un intero sistema economico. Ma ci vogliono esperimenti e tempo.


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