In un Paese come l’Italia, ricco di talento spesso malamente sprecato, diviene cruciale definire un piano per il rilancio della cultura, settore con 1,5 milioni di occupati (1 su 4 peraltro è under 35), che come indotto rappresenta 256 miliardi di euro, quasi il 17 per cento del Pil. In questo senso, bisogna innanzitutto agevolare l’incontro tra giovani diplomati/laureati e imprese. A tal fine, è imprescindibile invertire l’emorragia di cervelli, che vede emigrare 300mila italiani ogni anno, generando una perdita di prezioso capitale umano per circa 14 miliardi di euro, nonché un contestuale fabbisogno di 4 milioni di posizioni scoperte nei settori sanità, istruzione e difesa. Di qui l’importanza di: 1) incentivare la formazione per l’innovazione tecnologica e lo sviluppo digitale della cultura in tutte le sue forme; 2) rafforzare il diritto allo studio mediante il potenziamento dei servizi essenziali, come quello per la concessione delle borse di studio universitarie, il servizio abitativo e quello di ristorazione; 3) adottare misure volte a ridurre il tasso di abbandono scolastico che, negli ultimi anni, si è attestato tra il 18 e il 26% e che determina un elevato costo sociale, specie in termini di misure di protezione, di criminalità e di minore ricchezza nazionale; 4) attuare un piano di interventi per la sicurezza degli edifici scolastici, per tutelare il futuro del Paese, cominciando, ad esempio, dall’abbattimento delle barriere architettoniche e dalla verifica della vulnerabilità sismica di tutti gli edifici.
LA GESTIONE IMPRENDITORIALE DEL PATRIMONIO ARTISTICO, STORICO E CULTURALE
Il governo continua ad assumere decisioni rovinose, gestendo in maniera miope e inefficiente una delle principali fonti di ricchezza della nazione. Nessuna azione efficace è stata intrapresa per sostenere i musei e le biblioteche d’interesse nazionale, sistematicamente trascurati. La diffusione della pandemia, poi, ha oltremodo aggravato la condizione che caratterizza il patrimonio artistico, archeologico e museale, per cui si necessita con urgenza di una pianificazione di medio-lungo periodo che catalizzi le opportunità economiche scaturenti da una migliore gestione delle risorse culturali, che stimoli il ripopolamento dei musei e delle gallerie d’arte, che crei sinergie prolifiche tra i singoli operatori, che mostri un reale interesse alle iniziative nel campo della cultura, sponsorizzandole anche e soprattutto oltre confine. Occorre instituire un gruppo di esperti di marketing e sviluppo, anche digitale, al fine di coordinare l’impiego sinergico delle risorse pubbliche, defiscalizzare gli investimenti in ambito artistico-culturale, introdurre l’Iva agevolata per la compravendita di opere d’arte (attualmente la più elevata d’Europa), censire e dotare di archivi digitali tutte le librerie storiche, accorpare alcuni musei non statali per una più coordinata ed efficiente gestione. In definitiva, va perseguito un bilanciamento fecondo fra arte, tradizioni, esperienze, creatività e risorse da valorizzare. Il fine, dunque, è la sostenibilità della cultura nel tempo.
IL RILANCIO DELL’INDUSTRIA EDITORIALE, CINEMATOGRAFICA E DISCOGRAFICA
Tra gli interventi più urgenti rientra la concessione di un contributo a fondo perduto alle imprese editrici di quotidiani e periodici iscritte al registro degli operatori di comunicazione, con particolare riguardo ai quotidiani online, il cui valore è stato inequivocabilmente percepito durante la lunga quarantena. Un contributo straordinario dovrà poi essere destinato alle emittenti televisive locali – rimuovendo l’attuale soglia di sbarramento a 100 – e radiofoniche, fortemente avvilite dalla drastica riduzione delle entrate degli sponsor. Aiuti concreti dovranno essere previsti anche in favore della cinematografia e della discografia italiana, al fine di garantire un sostegno effettivo alle imprese che, in tempi di globalizzazione, competono con enormi difficoltà a causa dei numerosi vincoli e della tassazione che, come in altri settori, è tra le prime d’Europa.