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Dati Swg, se M5S sale e il Pd va giù. Macaluso spiega perché (occhio a Conte)

Un abbraccio pericoloso. L’ultimo sondaggio sulle intenzioni di voto di Swg racconta una scomoda verità in casa rossogialla: identificarsi con il governo, con questo governo, non paga granché.

Non si spiega altrimenti perché il partito che più di tutti ha messo il cappello sulla gestione governativa dell’emergenza da Covid-19, il Pd di Nicola Zingaretti, sia anche quello che sorride di meno a leggere i sondaggi.

 

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Gli altri crescono oppure oscillano di poco e niente. La Lega passa dal 27,3% al 27,8%, Forza Italia dal 5,3% al 6,0%.

In una settimana, da quel 4 maggio che ha fatto scoccare la “Fase 2”, il Pd ha perso sette decimali, dal 20,2% al 19,5%. Cifre piccole, quasi irrisorie, si dirà. Ma con la politica in quarantena anche qualche decimale fa la differenza, indica un trend. Dopotutto non è poi così irrisorio, se paragonato a quello del Movimento Cinque Stelle, che invece ha guadagnato mezzo punto in salita, da 16,2% a 16,7%.

È qui, nell’area governativa, che emerge il paradosso. Perché un alleato sale, l’altro scende? Emanuele Macaluso, storico direttore dell’Unità e del Riformista, lo chiama “l’effetto del Camaleonte”. A forza di mimetizzarsi con la tappezzeria di Palazzo Chigi, commenta divertito con Formiche.net, il Pd rischia di perdere presa sugli elettori.

Il Movimento Cinque Stelle, che invece sbraccia, alza la voce, minaccia stalli e strappi, prima sul Mes, poi sulla sanatoria degli immigrati nei campi, quel rischio lo corre un po’ meno, e il sondaggio Swg ne è la prova.

“Il Pd, mi pare per scelta dello stesso segretario, si identifica molto con il governo – spiega un po’ corrucciato Macaluso – i Cinque Stelle hanno le loro faide interne, c’è chi fa la guerra al premier e chi no, e sfuggono a questa equazione”.

E pensare che Giuseppe Conte è stato scelto da loro, prima ancora di finire nel totopremier del governo gialloverde, come personalità da schierare in campo per la fase governista. Ora le cose sono cambiate, dice Macaluso. “Conte ormai fa capo all’area dem”.

Come se ne esce? “Io lo dico da un po’. Il Pd deve chiedere ai Cinque Stelle di stilare un nuovo comunicato, anzi un nuovo programma comune, in cui dichiarano e rivendicano di essere le forze del governo, e di avere una prospettiva per l’avvenire. Un vero patto politico”. Oggi l’emergenza ha dimostrato che quel patto “c’è e non c’è”, chiosa Macaluso. È quella “instabile stabilità” di cui ha parlato il notista Stefano Folli a Formiche.net. Una garanzia per il premier-avvocato, un po’ meno per chi lo sostiene.

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