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Perché il Decreto Rilancio non avrà il nostro voto. Parlano Fazzolari (FdI) e Mulè (FI)

Le opposizioni fanno le pulci al Decreto Rilancio, partendo dallo stesso piglio – il provvedimento, che nessuno ha detto, è figlio di una scelta assistenziale e non di visione -, ed esprimono singole sfumature sul proseguo della legislatura. Per Fratelli d’Italia si potrebbero accorpare elezioni regionali e politiche per costruire così la Fase 3 con una legittimazione più forte. Gli azzurri, invece, come più volte ribadito anche da Silvio Berlusconi hanno lasciato ai sovranisti la carta delle elezioni anticipate, scegliendo una linea di attesa che non significa contiguità. Parlano il senatore Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di Fratelli d’Italia, e il deputato Giorgio Mulè, portavoce di Forza Italia.

IL FU DECRETO APRILE SECONDO FAZZOLARI

“Il fu decreto aprile ad oggi non lo ha visto nessuno – premette a Formiche.net il senatore Fazzolari – stiamo commentando alcune anticipazioni e il consueto show televisivo a reti unificate del premier. Reputo scandaloso che il governo costringa tutto il mondo dell’informaizone e delle opposizioni a parlare solo di indiscrezioni date in tv: non vorremmo mai farlo, ma siamo costretti oggi a commentare un testo che non abbiamo avuto la possibilità di leggere, anche se in qualunque Paese civile si parla dopo aver letto le carte”.

Sul merito delle dichiarazioni fatte ieri da Giuseppe Conte osserva che ieri “abbiamo ascoltato dalla voce del premier come spenderà 80 miliardi, ma solo perché in Parlamento ha autorizzato un primo sforamento di 25 miliardi e un secondo da 55: l’Aula ha così autorizzato l’esecutivo a spenderli in deficit e non sono soldi che il governo ha trovato. Per cui quegli 80 miliardi non sono merito del governo, ma una decisione dolorosa perché verrà pagata da tutti gli italiani a rate”.

VISIONE VS ASSISTENZIALISMO

Cosa vi sareste aspettati? “Che il governo, al netto dei ritardi cumulati sino ad oggi, avesse usato quegli 80 miliardi per far volare l’economia: un passaggio che dalla conferenza stampa di ieri purtroppo non si evince, stanno facendo l’opposto di quello che serviva perché non hanno semplificato le procedure e la burocrazia, ma hanno prodotto un enorme manuale zeppo di micro misure a pioggia che non contribuiscono a riaccendere strutturalmente il motore”. Un Decreto per una emergenza come quella che sta attraversando l’Italia, osserva, sarebbe dovuto essere di massimo 10 articoli, snello e agile, anche perché la sospensione dell’Irap consiste in due righe di comma.

ELECTION DAY?

Dagli studi scientifici non risulta che il virus distingua tra elezioni regionali e politiche, specifica il senatore meloniano, per cui non si capisce perché i cittadini potranno votare per rinnovare i consigli regionali e non per rinnovare il Parlamento. O, quantomeno, “una delle numerose task foce ci spieghi perché il Covid attaccherà gli elettori delle politiche e non quelli delle regionali”. Il ragionamento di Fratelli d’Italia poggia sul fatto che la ripartenza della cosiddetta Fase 3 richiederà non solo molto tempo, ma scelte altamente complesse e coraggiose, che possono essere fatte solo “da chi è legittimato dal voto popolare e non da chi ha visioni diametralmente opposte dell’economia”.

FdI pensa che la prima mossa da fare sia quella di abolire ogni vincolo per il mercato del lavoro e per il mercato produttivo: “Questo governo ha purtroppo sul punto una visione completamente diversa, tanto è vero che continua a voler coinvolgere ideologicamente i sindacati, non ha sospeso il codice degli appalti, parla ancora di limitazione del contante, non ha abolito gli Indici sintetici di affidabilità nemmeno durante la pandemia. Credo sia giusto presentarsi dinanzi agli italiani, ognuno con la propria ricetta e chiedere a loro di esprimersi”.

IL DECRETO? UNA TRECCANI SECONDO MULÈ

“Certo, leggeremo questa Treccani prodotta dal governo, ma penso che oltre che essere il ‘Decreto ritardo’ questo sia un decreto bluff”, dice a Formiche.net il portavoce di Forza Italia, Giorgio Mulè, secondo cui “quando si rilancia a poker o si ha un punto importante in mano oppure si bluffa: in questo caso il governo bluffa perché non individua linee precise per rilanciare il paese, ma fa una elargizione scombinata senza un disegno di insieme”. Lo dimostra, precisa il parlamentare azzurro, il fatto che interi settori sono lasciati alla deriva, “penso al turismo con misure improbabili, all’agricoltura con la regolarizzazione che però dimentica ciò che doveva essere fatto per gli italiani, ai voucher che avrebbero garantito l’apertura ad un mercato flessibile del lavoro, alle ristrutturazioni che, stando alle bozze, prevedono un tetto di spesa solo relativo ai condomini di 30mila euro, ovvero la spesa già prevista dalla legge attuale con una detrazione dell’85%”.

LA QUESTIONE EDILIZIA – FRONTALIERI

E si chiede: “Come si pensa di rilanciare l’edilizia con un intervento-spot? E chi ci pensa ai possessori delle seconde case?”. In questo, sottolinea, torna a galla il pregiudizio ideologico per cui si vuole punire chi ha un minimo di patrimonio, come i frontalieri, quelle 70mila persone (7000 solo in Liguria) a cui era stato promesso che avrebbero avuto almeno i 600 euro e il differimento dell’Irpef. “Nulla si è visto, così come nulla hanno visto artigiani e piccole imprese. La potenza di fuoco annunciata dal governo non corrisponde alla realtà dei fatti. Dei 400 miliardi previsti nel decreto-liquidità, a copertura ce n’erano scarsi 3: infatti l’erogazione dei prestiti si sono subito arenate”.

PERCHÉ NON CDP?

Perché la liquidità non è stata diretta tramite il canale di Cassa Depositi e Prestiti o Agenzia delle Entrate, preferendo Sace? “È uno dei misteri ingloriosi di questo governo – aggiunge l’ex direttore di Panorama – la Sace è un’eccellenza italiana che funzionava benissimo per garantire chi deve spostare all’estero, per cui snaturarla con nuovi compiti significa tramutarla in un carrozzone e renderla non più all’altezza di far bene ciò che faceva prima. Il punto è che si guarda ancora ai destinatari delle misure come a soggetti da controllare: questa la ragione per cui non si è proceduto alla de-autocertificazione e all’accredito diretto sui conti correnti di cui già si conoscono i numeri, ma si tentano nuovi canali che aggravano il quadro delle complicazioni”.

FIOM VS GOVERNO?

Secondo la Fiom per le imprese vi sono molti soldi senza nessun tipo di condizionalità perché non c’è nessun vincolo a non licenziare: il governo scontenta il suo principale bacino di riferimento con una difficoltà di grammatica tra mondi, sulla carta, contigui? Secondo Mulè “non manca la grammatica, ma finanche la più elementare ortografia, per cui da una parte il governo si è accucciato sotto la Cgil legando qualsiasi tipo di accordo sulla cassa integrazione ad una base di tipo sindacale, dimostrando di non avere alcune aderenza al territorio; dall’altro essendo un governo senza un’anima comune, si è scontrato con le sue contraddizioni interne con il frutto finale rappresentato da dei centauri”.

twitter@FDepalo

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