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Se il decreto Rilancio si basa sul… monitoraggio. L’analisi di Celotto

Dopo 6 giorni di gestazione ministeriale, abbiamo finalmente in Gazzetta ufficiale il d.l. 19 maggio 2020, n. 34 “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”. Da tutti agognato come decreto “Rilancio”.

Sono 318 pagine e 110.957 parole. Praticamente un mostro giuridico. Soltanto per leggerlo con attenzione ci vogliono giornate interne, essendo pieno di rinvii, deroghe, misure di cui e rimandi vari, il tutto in burocratese stretto.
Prendiamo un solo esempio, l’art. 17 che dispone “Modifiche all’articolo 6, comma 10, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18”, recitando “All’articolo 6, comma 10, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, dopo le parole “del presente articolo” sono inserite le seguenti “e per l’acquisizione a diverso titolo, ad esclusione della proprietà, da parte del Dipartimento della protezione civile, del Commissario di cui all’articolo 122 e dei soggetti attuatori nominati ai sensi dell’Ordinanza del Capo dipartimento della protezione civile n. 630 del 2020 di strutture per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare”.

Praticamente incomprensibile non solo ad un italiano medio ma anche a un buon avvocato, non esperto del settore della protezione civile. E si va avanti così per 266 articoli. Per avere una idea della ponderosità, ricordiamo che la Costituzione ha la metà degli articoli (139) e il 90% in meno delle parole (9369), segno evidente di quanto questo decreto sia verboso. E non oso pensare quanti emendamenti e quante modiche saranno proposte in Parlamento nelle prossime settimane.

A un primo sguardo è un provvedimento che contiene una serie smisurata di piccole misure di aiuto. Dalla nuova disciplina di NASPI E DIS- COLL (per i meno avvezzi alle sigle, sono le indennità di disoccupazione), all’incremento delle borse di studio degli specializzandi, dal sostegno del meccanismo dei Certificati Bianchi, al noleggio autovetture per vigilanza sul lavoro, dal finanziamento dei centri estivi 2020 al rinvio della procedura automatizzata di liquidazione dell’imposta di bollo sulle fatture elettroniche. Eccetera, eccetera…

Manca un disegno unitario, come se dare qualche centinaio di euro a questo o a quel settore, anzi a questo a anche a quel settore, possa servire a un vero rilancio dell’economia. Perché sappiamo che le misure di assistenza e beneficenza sono sempre misure miopi.

Una curiosità. Sapete quale è la parola più utilizzata in questo decreto? Ovviamente “Covid-19” che ricorre 186 volte. Ma subito dopo viene “monitoraggio”. Una parola che in diritto significa poco. È infatti un derivato dell’inglese “monitor”, che viene utilizzato in campo tecnico per dare l’idea del controllo. Ma in fondo che dà la misura reale di questi provvedimenti, nel senso che sono tutti interventi sperimentali, per vedere come vanno e poi decidere. Dopo attento monitoraggio.

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