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Vi spiego perché Clint Eastwood è un grande. Gli auguri di Verdone

In questi giorni se c’è una persona che lavora da casa in maniera stoica e con passione è Carlo Verdone.  La mattina si dedica alla stesura del suo prossimo libro in attesa che esca il suo film Si vive una volta sola, in programmazione per novembre o a Natale.  Il pomeriggio sta scrivendo un nuovo copione cinematografico.  Due volte a settimana, infine, si dedica alla scaletta della nuova serie televisiva Vita da Carlo, prodotta e distribuita da Amazon. Cortesemente accetta di ricordare il cinema di Clint Eastwood per Formiche.net nel giorno del suo novantesimo compleanno.

Nella sua lectio su Sergio Leone (in rete, ndr.) lei parla di Clint Eastwood e della sua ammirazione, sin da ragazzo, per il suo cinema. Come lo vedeva nei personaggi dei film western all’italiana?

Quando vidi per la prima volta Clint Eastwood in Per Un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone rimasi molto colpito. Non tanto dall’attore, ma dalla scelta assolutamente geniale del regista. Leone aveva scovato, reinventandolo, come pistolero, un volto che era l’antitesi degli eroi dei western americani che ben conosciamo. Faccia da uomo indolente, al limite dall’inespressività. Il volto non tradiva alcuna emozione e la sua lentezza nei movimenti e nelle poche parole che pronunciava ne facevano un personaggio quasi privo di anima.

Ma il colpo di genio qual era? Quello di averlo trasformato in un cobra vero e proprio. Il cobra fissa, si apposta con lentezza, punta la preda immobile e all’improvviso, senza alcun preavviso, scatta. Arrivo a dire che la personalità gliela diede Leone mettendogli il mezzo sigaro in bocca, un poncho sdrucito e un cappello perfetto. E lo immerge in un silenzio sinistro, dove si ascolta solo un vento torrido. Eastwood che spara è il cobra che uccide in una frazione di secondo la preda. Era veramente affascinante. Addirittura rivoluzionaria come immagine.

Che tipo di recitazione sa mettere in scena oggi, Clint Eastwood, da lucido attore novantenne?

Oggi vedo che egli ancora tiene ben a mente la lezione di Sergio Leone. Poche parole, lentezza ragionata, controbilanciata da una sottile mobilità facciale che concede qualcosa in più. Con la vecchiaia il suo volto è diventato ancor più significativo. Da vero protagonista autorevole. Il personaggio dell’allenatore disincantato, riservato e saggio di Million Dollar Baby è perfetto, insuperabile.

Come considera la regia di Eastwood soprattutto negli ultimi suoi film, a partire da Million Dollar Baby?

Quello che ha stupito pubblico e critica è un talento nascosto che Eastwood ha tenuto sigillato per tanto tempo: è un ottimo regista. La sua regia genera un’inaspettata poesia e una rara capacità d’introspezione nel raccontare i suoi personaggi con grande umanità. Soprattutto egli ha saputo lavorare nel dirigere sé stesso. Quello che agli inizi ci appariva un attore senza anima, ha dimostrato, nel tempo, di averne invece una e davvero ricca.  Colgo l’occasione per inviare a Clint i miei più sinceri auguri di buon compleanno!

GUARDA LA GALLERY DI UMBERTO PIZZI

L’ARTICOLO DI EUSEBIO CICCOTTI PER I 90 ANNI DI CLINT EASTWOOD



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