Skip to main content

L’industria del farmaco contro il coronavirus. Scaccabarozzi spiega come

Di Massimo Scaccabarozzi

Solo poche settimane fa nessuno immaginava che un virus, il Covid-19 ci avrebbe fatto temere per il nostro futuro e per quello dei nostri figli. O per la vita dei nostri genitori. Nelle fasi di incertezza, tutela della salute e stabilità economica sono fondamentali e l’industria farmaceutica dimostra di essere una grande risorsa per l’Italia, dando risposte concrete alle esigenze del nostro Paese con grande senso di responsabilità verso i pazienti e verso i lavoratori.

LE IMPRESE DEL FARMACO CI SONO

In queste difficili settimane le imprese del farmaco ci sono e con la loro continuità operativa garantiscono ad ogni paziente la certezza dell’accesso al farmaco prescritto, rispondendo in tempo reale a situazioni di carenza, che non si sono mai tradotte in mancanza di prodotto. Le donne e gli uomini che lavorano nelle nostre imprese stanno facendo tutto il possibile perché ciò avvenga. A loro va un grandissimo ringraziamento. Così come a chi lavora nell’indotto, ai farmacisti e tutti gli addetti della filiera distributiva.

Ovviamente questo non sarebbe stato possibile senza la dedizione di medici, infermieri, operatori sanitari e di pubblica sicurezza ai quali va la gratitudine di tutta Italia. E senza il ruolo fondamentale delle Istituzioni, a partire dal ministero della Salute ed Aifa, protagonisti per la tenuta di tutto il sistema, anche grazie a una vera e propria partnership con l’industria farmaceutica.

In uno scenario che proprio sulla base dell’esperienza attuale richiede una sempre maggiore interazione tra competenze e collaborazioni ancora più forti e aperte tra gli attori della salute. Le aziende ci sono con la ricerca sui vaccini e con gli studi clinici su alcuni farmaci, che danno risposte a chi è già malato e speranza in un futuro nel quale potremo gestire meglio questa malattia, rappresentando un enorme valore per il nostro Sistema Sanitario, al Nord, al Centro e al Sud.

E le imprese ci sono con il loro grande contributo all’economia. Negli ultimi 5 anni la farmaceutica è stato il primo settore per crescita dell’occupazione (+10% rispetto a +5% della media) e in queste settimane è quello con la minore riduzione delle ore lavorate. Un calo oggi generato prevalentemente dalla minore attività nella Rete esterna, decisa per motivi oggettivi di tutela della salute di addetti, medici e pazienti dalle aziende, che sono già impegnate perché riparta prima possibile con adeguati standard di sicurezza.

Le nostre attività continuano perché le imprese hanno adottato da subito importanti misure di prevenzione dei rischi, con Task Force su organizzazione del lavoro, produzione, ricerca clinica, distribuzione, informazione scientifica, anche grazie al confronto sempre positivo con i sindacati, per condividere best practice e individuare soluzioni che hanno garantito la continuità operativa in piena sicurezza.

INSIEME, PER UNA NUOVA NORMALITÀ

Nella Fase 2 è fondamentale capire come riaprire le attività. Ma non è meno importante domandarsi fin da subito quale modello di crescita e di welfare vogliamo avere nella “nuova normalità” che il Paese deve costruire. Le imprese farmaceutiche vogliono essere protagoniste di questo processo, programmando le attività dei prossimi mesi e confrontandosi proattivamente con le Istituzioni e tutti gli stakeholder.

Da questa tragica emergenza dovremo imparare una nuova cultura della Salute, per valorizzare il nostro Ssn e riconoscere finalmente che la salute è un investimento e non un costo. E, su queste basi, mettere il valore scientifico e industriale della farmaceutica al centro del modello di sviluppo. Valorizzare la farmaceutica come attività strategica: l’esperienza dimostra quanto sia fondamentale la presenza nel Paese di aziende capaci di rispondere tempestivamente alle esigenze della popolazione. Anche per questo la farmaceutica è un settore strategico per l’Italia e servono decisioni per consolidarne gli investimenti e attrarne di altri. Quali ad esempio:

• finanziamento adeguato e utilizzo di tutte le risorse stanziate, rimodulando i tetti di spesa per indirizzare più efficientemente i finanziamenti;
• accesso all’innovazione e a tutte le terapie autorizzate, perché l’esperienza del Covid19 ci dimostra che possiamo aumentare la conoscenza sui farmaci anche dopo la loro immissione in commercio, per usarli più appropriatamente grazie alla pratica clinica, a patto ovviamente di averli a disposizione;
• prevalenza della scienza su approcci burocratici economicistici, con una visione rivolta al futuro;
• importanza della prevenzione e della Value Based HealthCare;
• massima attenzione per gli investimenti in produzione e innovazione e per i loro risvolti occupazionali.

Rivedere i modelli di presa in carico, più flessibili e sviluppati sul territorio, anche grazie alle nuove tecnologie è necessario determinare una nuova organizzazione del sistema, rinforzando il territorio e con ospedali efficienti. Vanno abbandonati alcuni approcci che hanno “svuotato” la medicina territoriale, che va invece sviluppata come primo baluardo di cura, ad esempio avvicinando le cure ai Pazienti, Covid19 e non, e – ove possibile – anche con progetti di assistenza domiciliare.

Usare le informazioni dei database pubblici, mettendo a frutto – nel pieno rispetto della privacy – la disponibilità di dati a livello nazionale e territoriale su ricoveri, farmaci, prestazioni ambulatoriali. Un patrimonio molto importante per migliorare la presa in carico, ad esempio per i Pazienti cronici o con multi-morbilità. È fondamentale in questo senso la collaborazione con i Medici, partner strategici anche per progetti di ricerca “Real Life”, cioè per misurare l’efficacia dei percorsi di cura.

Costruire modelli predittivi, partendo dai fabbisogni di salute e dall’integrazione dei dati per patologia (e non “a silos”, cioè per prestazione), per allocare in maniera più efficiente le risorse e investirle dove c’è più bisogno. Un modello, sul quale è già attivo il Ministero della Salute, che consentirebbe di misurare la spesa farmaceutica in funzione dei risultati clinici su tutto il percorso terapeutico e assistenziale e non solo in base al numero di confezioni.

Valorizzare la prevenzione, con un necessario coordinamento tra Stato e Regioni per programmare tempestivamente le attività necessarie a definire i fabbisogni e l’organizzazione della vaccinazione, secondo gli standard e le fasce di popolazione che verranno individuate dall’Autorità sanitaria, per il Covid e per altre patologie, oltre che per non far diminuire le vaccinazioni pediatriche.

Impostare nuovi rapporti tra stakeholder, il nuovo scenario aggiunge forti difficoltà a un quadro già complesso. È necessario che tutti gli attori del Sistema salute mantengano vivo il metodo di lavoro basato sul rispetto dei ruoli e sulla collaborazione trasparente e fiduciaria, usato in queste settimane. Siamo orgogliosi di quello che le imprese del farmaco e Farmindustria stanno facendo. E siamo pronti ad assumerci, come sempre, la responsabilità di dare risposte concrete a problemi inediti, in partnership con istituzioni e stakeholder. Insieme abbiamo molte competenze da valorizzare e se sapremo metterle a sistema potremo davvero sperare in un mondo migliore.



×

Iscriviti alla newsletter