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Favori all’Italia e veleni a Praga. Ecco il filo russo che non ti aspetti

Mentre in Italia la discussione sui militari russi portatori di aiuti geopolitici è passata al livello prevedibile del come “accompagnarli gentilmente alla porta” (citando il suggerimento garbato che su queste colonne arriva dal direttore della Nato Defence College Foundation, Alessandro Politi); e mentre Nicola Biondo de Linkiesta pubblica il carteggio con cui verrebbe richiesto aiuto per l’eliminazione delle sanzioni post-Crimea all’esponente del Movimento 5 Stelle Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri del Senato, dal suo omologo alla Duma, Leonid Slutsky; sulla Russia (con amore) escono un paio di notizie interessanti. Utili a contestualizzare Mosca, i suoi interessi, i suoi modi. Insomma, come le sue articolazioni nei paesi dell’Est europeo siano un problema nevralgico per la sicurezza nazionale.

VECCHIE NUOVE DAL VOLO MH17

Primo. Il sito investigativo Bellingcat ha dimostrato attraverso analisi forensi che la figura chiave sull’abbattimento del volo MH17 è stata un colonnello dell’Fsb – il servizio di intelligence interno. La BBC ha portato avanti l’inchiesta e ha corroborato quanto rivelato dal sito.

Prima di andare avanti: il 17 luglio, mentre era operato con un Boeing 777 della Malaysia Airlines sulla rotta  Amsterdam-Kuala Lumpur, il volo MH17 è stato abbattuto da un missile Buk terra-aria. Stava sorvolavando la fascia orientale dell’Ucraina, dove erano in corso i combattimenti tra i ribelli separatisti — sostenuti da Mosca — e l’esercito regolare ucraino. Tutti i 283 passeggeri e i 15 membri dell’equipaggio rimasero uccisi. Sulla vicenda ci sono state diverse inchieste: civile, condotta dalla Dutch Safety Board; penale, seguita dal Joint Investigation Team; giornalistiche, di cui le più famose e documentate sono quelle condotte dal sito Bellingcat (il benchmark mondiale del giornalismo investigativo); nonché fascicoli analitici prodotti dall’intelligence statunitense e dall’agenzia spaziale europea. Tutte le analisi confermano che il missili è stato sparato dai separatisti – da una fattoria nelle vicinanze del villaggio di Pervomaiskyi. Sul banco degli imputati del tribunale olandese di Schiphol ci sono per adesso quattro ribelli filo-russi del Donbas — che non appaiono davanti ai giudici del processo, iniziato poco più di un mese fa, perché rifugiati in Russia.

Con ogni probabilità io sistema d’arma  era stata fornito dai russi. Ora c’è un nome di colui che ha supervisionato l’operazione: il colonnello dell’Fsb di cui parlano il sito e la rete inglese si chiama Andrei Ivanovich Burlaka. Il suo nome è stato indicato nell’inchiesta di Bellingcat fatta congiuntamente col sito web russo The Insider perché ne è stata comprovata la perfetta rispondenza vocale tra le registrazioni ottenute hackerando un telefono che usava per comunicare con i separatisti e incrociando la voce con un’intervista televisiva del 2018.

Burlaka – che nelle conversazioni intercettate viene chiamato “Vladimir Ivanovich” dai sottoposti – è il comandante dello staff operativo del Servizio di Confine dell’Fsb, gerarchicamente a soli due livelli di distanza dal direttore del servizio Alexander Bortnikov, che risponde direttamente al presidente russo, Vladimir PutinBellingcat ha ricostruito come Burlaka fosse “in posizione cruciale per supervisionare il movimento di armi dalla Russia all’Ucraina e quindi avrebbe dovuto autorizzare il trasferimento della batteria di missili Buk che è stata usata per abbattere l’aereo malese dopo il passaggio del confine”.

La BBC dalla Russia – con un articolo uscito inizialmente in russo – ha confermato attraverso due fonti interne all’Fsb l’identità del colonnello dietro al callsign “Vladimir Ivanovich”, e aggiunto che il giorno dell’abbattimento era a Rostov-sul-Don, città prossima al confine ucraino. Una delle fonti del media inglese aggiunge che Burlaka è stato promosso generale appena finita la fase più attiva del conflitto (nel 2015), ricevendo il titolo di Eroe della Russia.

VELENI PRIMAVERILI A PRAGA

Secondo. Quattro giorni fa, il settimane ceco Respekt ha pubblicato un’inchiesta su un diplomatico russo arrivato all’aeroporto Václav Havel di Praga tre settimane fa con un compito speciale. Far entrare nel Paese della ricina, un veleno letale. Le intelligence ceche avevano avuto informazioni, e per questo lo hanno tracciato fin dall’arrivo a Praga. Uscito dall’aeroporto c’era una macchina del corpo diplomatico ad attenderlo (e per questo non è stato possibile fermarlo). Nel frattempo le forze di sicurezza ceche hanno messo sotto massima protezione almeno due persone che Mosca considera scomodi. A cominciare dal sindaco della capitale, Zdeneěk Hřib: il Cremlino lo detesta perché le sue visioni anti-russe si sono sintetizzate  quando ha intestato la piazza di Praga davanti all’ambasciata russa a Boris Nemtsov, figura storica dell’opposizione russa, assassinato cinque anni fa in strada a pochi passi dal Cremlino. La Russia ha deciso per sfregio di cambiare indirizzo all’ambasciata in Repubblica Ceca.

L’intelligence ceca avrebbe messo sotto scorta anche un altro politico, Ondrej Kolar, sindaco del municipio 6 della capitale, anch’egli ai ferri corti con la Russia. Kolar a inizio aprile ha fatto spostare la statua di Ivan Konev da una piazza della sua amministrazione distrettuale, perché il generale russo dopo ad aver respinto i nazisti dalla Cecoslovacchia si è macchiato della direzione della repressione sovietica nel paese e nell’area regionale dietro alla Cortina di Ferro. A Mosca se la sono presa e hanno intimato alla Repubblica Ceca di restituire la statua di Konev, ma il governo di Andrej Babis ha risposto che la decisione spetta a Kolar.

Babis ha commentato la notizia data da Respekt dicendo che il suo paese è uno “stato sovrano” e non tollera “nessun genere di interferenza”: “Non è accettabile, se è vero, che un paese straniero intenda compiere azioni aggressive contro i nostri concittadini”. Se il primo ministro le evoca, esponendosi apertamente, significa che qualche cosa dietro c’è: d‘altronde Respekt, un giornale serio che spesso pubblica inchieste di peso, ha ricevuto le informazioni direttamente dall’intelligence.

Si ricorderà che il Gru, il servizio segreto militare, provò ad avvelenare con l’agente nervino Novichok un ex agente che aveva disertato e passato informazioni agli inglesi. Era marzo 2018, l’agente si chiamava Sergei Skripal e il piano per assassinarlo finì in un fiasco: il tentato assassinio – che coinvolse anche la figlia e altri cittadini inglesi, una delle quali rimase uccisa – avvenne a Salsibury. Da lì le relazioni tra Londra e Mosca sono piuttosto tese.

Il Novichok è una sorta di firma per l’intelligence russa, un avvelenamento che doveva servire anche come messaggio da inviare a tutti i potenziali Skripal nel mondo. La ricina è qualcosa di simile. Nella serie Tv “Breaking Bad”, il protagonista Walter White spiega: “La ricina è un veleno potentissimo, letale anche in piccole dosi, ed è molto difficile da rilevare durante l’autopsia. Alla fine degli anni ’70 la ricina fu utilizzata dal Kgb per assassinare un giornalista bulgaro. Modificarono la punta di un ombrello e gli iniettarono una piccolissima dose nella gamba. Stiamo parlando di un volume poco più grande della capocchia di uno spillo”.



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