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Gps e 5G. Dal Pentagono, Esper ancora all’attacco sul caso Ligado. Ecco come

Il Pentagono non ci sta. L’autorizzazione all’azienda Ligado Networks per operare con i suoi satelliti nella banda L va revocata; i rischi per il Gps sono troppo altri e lo sforzo per un 5G “made in Usa” va portato avanti in altro modo, senza rischiosi allunghi unilaterali. È il succo del lungo editoriale del segretario Mark Esper sul Wall Street Journal, ultimo atto di una vicenda che nelle scorse settimane ha coinvolto molti rami dell’amministrazione in un dibattito che dura da dieci anni.

IL CASO LIGADO

Era infatti il 2011 quando la LightSquared (poi Ligado Networks), azienda di comunicazioni satellitari, presentò alla Federal communication commission (Fcc) la richiesta di autorizzazione per ampliare la capacità dei propri satelliti di operare nello spettro radio per comunicazioni a banda larga. Richiesta a cui il Pentagono, insieme a tante altre agenzia federali, si è sempre opposo perché in quella banda opera anche l’infrastruttura di navigazione e puntamento satellitare Gps, indispensabili per le Forze armate e per tante altre strutture Usa. Ad accendere la miccia per un nuovo scontro, prima di Pasqua, erano state le rivelazioni del sito specializzato C4IsrNet sull’imminente autorizzazione, la quale sarebbe stata spinta direttamente dalla Casa Bianca, convinta da Ligado ad appoggiare il progetto perché porterebbe a un potenziamento della capacità 5G (a cui l’amministrazione tiene molto). Nonostante l’intervento di membri di spicco del Congresso (qui un focus) e di funzionari della Difesa, l’autorizzazione della Fcc è alla fine arrivata alla fine di aprile.

I RISCHI PER IL GPS

Esper però non ci sta, e tenta il tutto per tutto, elevando il livello dello scontro e affrontando uno per uno i temi della questione. “Ogni giorno, decine di milioni di americani si affidano al Gps”, ha detto ricordando come cellulari, aerei, veicoli, finanzia e logistica si affidino al sistema, fresco di festeggiamenti per 25 anni di piena operatività. Ora, l’autorizzazione a Ligado, ha chiosato Esper, “degraderà l’efficacia e l’affidabilità di questa infrastruttura critica”. I rischi di disturbo risiedono nella prossimità della banda che l’azienda potrà utilizzare a quella del Gps. Non sembrano convincere nemmeno i correttivi promessi da Ligado, tra cui l’intervento sul segmento terrestre del sistema. “Non lasciatevi ingannare – dice Esper – test e analisi indipendenti condotti da nove dipartimenti e agenzie federali mostrano che consentire al sistema proposto da Ligado, comprensivo delle modifiche, di operare in stretta prossimità dello spettro Gps causerebbe interferenze dannose a milioni di ricevitori negli Stati Uniti”.

“NON CI SONO PROVE”

Per questo, ricorda il segretario, “tredici agenzie federali, insieme ai leader di un ampio numero di industrie (tra cui soprattutto quelle impegnate nel sistema di navigazione, ndr) hanno chiesto alla Fcc di negare la richiesta di Ligado”. Non sono bastate, forse perché l’azienda è riuscita a suscitare l’interesse della Casa Bianca sul proprio progetto, descrivendolo come determinante per procedere allo sviluppo di una rete 5G americana, obiettivo che l’amministrazione Trump persegue con forza per recuperare terreno rispetto alla Cina. Ma, spiega Esper, “non ci sono prove che la società abbia una soluzione 5G tecnicamente valida; si tratta di un’azienda che modifica le regole per massimizzare il valore del suo spettro, con un costo per gli americani che è troppo grande per poterlo giustificare”.

IL 5G PER IL PENTAGONO

Il tema del 5G, insomma, non è affrontato nel giusto modo secondo Esper, che riconosce quanto la quinta generazione delle telecomunicazioni “sia vitale per mantenere il vantaggio strategico ed economico dell’America sui suoi competitor”. In tal senso, spiega, “sosteniamo fortemente la richiesta del presidente Trump affinché il settore privato Usa sia all’avanguardia e ci stiamo muovendo rapidamente per sviluppare opportunità di condivisione dello spettro della banda media (non quella L, ndr), una risorsa limitata”. In più, “il dipartimento della Difesa dedicherà milioni di dollari per testare le tecnologie 5G nelle basi militari, promuovendo al contempo la collaborazione tra agenzie governative, università e Paesi alleati per avanzare nel campo del 5G”. Il punto è chiaro: “abbiamo bisogno di un approccio comprensivo a livello nazionale per sviluppare tecnologie”, e non di allunghi come quello di Ligado, peraltro in una banda che non sarebbe propria del 5G.

UNA RISPOSTA DI TRUMP?

Esper non avanza richieste dirette sulla revoca dell’autorizzazione, ma i vari riferimenti al presidente sembrano chiamare in causa direttamente l’inquilino della Casa Bianca. Donald Trump non si è espresso sul tema, ma secondo gli osservatori è l’unico che può mettere fine alla polemica, in un senso o nell’altro. I protagonisti dello scontro recente sono d’altra parte tanti. A favore dell’autorizzazione ci sarebbe soprattutto Larry Kudlow, a capo del National economic council della presidenza, artefice (secondo le indiscrezioni) delle pressioni della Casa Bianca per il via libera a Ligado. In senso contrario, spiccano i “big four” del Congresso, i quattro leader parlamentari della Difesa (due repubblicani e due democratici). Hanno scritto una dura lettera aperta sul caso, chiedendo revoca dell’autorizzazione e invocando direttamente l’intervento di Trump: “A meno che il presidente non intervenga per impedire che l’iter vada avanti, spetterà al Congresso ripulire questo macello”.



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