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C’è anche l’Italia nel viaggio della Crew Dragon. Il punto di Fraccaro

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C’è anche un po’ d’Italia nel lancio che nella serata di oggi (alle 22:30 circa, meteo permettendo) cambierà l’esplorazione umana nello Spazio. La stazione di Malindi, in Kenya, gestita dall’Agenzia spaziale italiana (Asi), parteciperà infatti al tracciamento del viaggio della Crew Dragon.

“È una pagina straordinaria per la storia dello spazio e l’Italia vi partecipa”, ha detto il sottosegretario Riccardo Fraccaro, che ha la delega alle politiche spaziali e aerospaziali, comprensiva della presidenza del Comitato interministeriale dedicato al settore (il Comint). “Seguiremo quindi direttamente il volo della Crew Dragon con un ruolo importante che dimostra ancora una volta il grado di eccellenza dell’Italia”, ha aggiunto Fraccaro.

L’attenzione è tutta su Cape Canaveral (qui si può seguire la diretta) dove i due esperti Douglas Hurley e Robert Behnken stanno salendo sulla Crew Dragon di SpaceX, l’azienda del miliardario Elon Musk. “Gli Stati Uniti – ha notato Fraccaro – mandano in orbita due astronauti per la prima volta a bordo di un sistema commerciale”. Anche per questo il #LaunchAmerica dalla Florida “apre una nuova era nella corsa allo spazio con scenari inediti e dalle potenzialità enormi”. In questo modo, ha spiegato il sottosegretario, “la New space economy compie un balzo in avanti confermando che sinergia tra pubblico e privato è vincente”.

“Il prossimo step – ha rimarcato – sarà la Luna e anche in questa missione l’Italia avrà un ruolo da protagonista”. D’altra parte, l’amministrazione Usa ha sempre connesso la missione “Demo-2” della capsula Crew Dragon ai futuri obiettivi di esplorazione lunare. Il programma Artemis punta a tornare sulla Luna entro il 2024. Prima di realizzarlo, occorreva riappropriarsi di un accesso autonomo alle orbite basse, a nove anni dall’ultima missione dello Space Shuttle. Dopo il luglio del 2011, gli Usa sono stati costretti ad acquistare posti a bordo della russa Soyuz, una dipendenza fastidiosa con le ambizioni di tornare sulla Luna (e oltre).

L’Italia ci sarà grazie a un percorso consolidato da almeno un anno. A luglio 2019, durante l’evento organizzato a Villa Taverna dall’ambasciatore Lewis Eisenberg per celebrale i cinquant’anni dell’allunaggio, l’ammiraglio Carlo Massagli, consigliere militare a palazzo Chigi e segretario del Comint spiegava così: “Le nuove sfide offerte dal programma Artemis possono rappresentare la prossima fase della special relationship tra Italia e Stati Uniti nello Spazio”. Gli faceva eco nella stessa occasione il presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia: “Abbiamo le tecnologie per accelerare il processo relativo ai primi elementi del Lunar Gateway”.

L’ottobre, successivo, lo stesso Saccoccia siglava a Washington con il capo della Nasa Jim Bridenstine una dichiarazione d’intenti finalizzata a stabile “una cooperazione bilaterale di lunga durata”. Tra le aree di possibile collaborazione scientifica e tecnologica tra le due agenzie, con annesso “potenziale” per le rispettive industrie, si individuavano i moduli abitativi e i sistemi per l’approdo sulla Luna.

Il mese dopo, alla ministeriale Esa di Siviglia, la delegazione guidata dal sottosegretario Fraccaro ha visto il via libera di tutti i partner al progetto I-Hab. Si tratta dell’ International – Habitat, pensato come modulo abitativo per il Lunar Gateway, la piattaforma che orbiterà intorno alla Luna e da cui scenderanno in superficie gli astronauti. Già a settembre 2018, Thales Alenia Space (joint venture tra Thales e Leonardo) annunciava la firma di due contratti con Esa per gli studi relativi al contributo europeo per il Lunar Gateway, tra cui proprio l’I-Hab. Discorso simile per il modulo di rifornimento Esprit, anch’esso con l’ok ricevuto a Siviglia.

L’Italia sarà già a bordo della prima missione del programma Artemis. Prevista per il prossimo anno, vedrà il veicolo Space Launch System e la capsula Orion passare intorno alla Luna, senza equipaggio. A monitorarlo ci sarà ArgoMoon, il piccolo satellite realizzato dalla torinese Argotec, unico europeo a bordo della missione. L’azienda ha da poco presentato Andromeda, un’intera costellazione di nano-satelliti per supportare le future attività sul nostro satellite naturale. Orbitando intorno alla Luna, potrà offrire accesso alla connessione dati in tempo reale ad agenzie spaziali e ad altri enti istituzionali che saranno impegnati in missioni scientifiche e tecnologiche.

In più, alla fine di aprile, la Nasa ha selezionato i tre progetti che andranno avanti nello sviluppo del prossimo lander per il satellite naturale, stanziando per loro 957 milioni di dollari fino a febbraio 2021. Sono guidati rispettivamente da SpaceX, Blue Origin e Dynetics. Con quest’ultima c’è anche Thales Alenia Space, chiamata a lavorare sulla capsula che ospiterà l’equipaggio nel sistema di allunaggio (Hls).

Anche di questo si parlerà domani, alle 18 in diretta streaming (su questo pagina), in occasione del nuovo aperithink di Formiche, in collaborazione con Neopharmed Gentili. Con Riccardo Fraccaro, ci sarà l’astronauta Luca Parmitano per presentare il docufilm “Starman”, dedicato alla preparazione della missione Beyond.


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