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Il leader dell’editoria tedesca picchia forte sulla Cina. E cita (non bene) l’Italia…

“Le crisi rappresentano sempre un’occasione per chiarire le cose. E la crisi del coronavirus non è diversa”. Si apre così l’editoriale di Mathias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer SE (colosso tedesco dell’informazione da oltre 3 miliardi di euro di fatturato), presidente della Federazione tedesca degli editori di giornali ed ex direttore della Welt. Proprio sulle colonne di questo giornale oggi ha vergato un durissimo commento sulla geopolitica all’epoca della pandemia di Covid-19 (tradotto in inglese su Business Insider). Il tempo per l’Europa, in particolare per la Germania, sta finendo: è ora di scegliere tra Stati Uniti e Cina. Una scelta “chiara” per Döpfner: basti paragonare i valori democratici statunitensi a quelli autoritari della Cina. 

L’editoriale – un inno al rapporto transatlantico “nonostante” il presidente statunitense Donald Trump – arriva in un periodo in cui il dibattito in Germania e in tutta l’Unione europea si fa caldo attorno al rapporto con la Cina, come raccontato da Formiche.net: avvisate Alessandro Di Battista che l’Ue non si è ancora sciolta “come neve al sole” e tantomeno ha voglia di finire “schiacciata” dalla Cina, come lui vaticinava due settimane fa dalle colonne del Fatto Quotidiano, di ritorno dall’Iran.

Tra l’altro, nel lungo articolo di Döpfner c’è spazio per un affondo all’Italia: “All’economia europea piace fare accordi con la Cina e non vuole essere disturbata da queste attività. I politici traballano. Gli italiani sono stati persino disposti a sottomettersi al ridicolo eufemismo cinese della ‘Nuova via della seta’”. In Europa si lodano “la velocità e l’efficienza dell’economia di mercato cinese, la natura rigorosa della sua gestione delle crisi”. Ma lo si fa “ignorando volentieri” ciò che ha reso possibile certi successi: su un sistema di sorveglianza digitale, una versione moderna della “perversioni del KGB e della Stasi”.

Attenzione: dalla dipendenza economica – qui il caso italiano riecheggia nell’editoriale – si passerà all’influenza politica, avverte Döpfner. Prima il dominio dell’intelligenza artificiale poi quello economico e politico. La sfida, al momento, è tra Stati Uniti e Cina, e non impensabile che Pechino – forse sarebbe meglio dire Shenzhen – raggiunga la Silicon Valley alla fine, scrive il ceo di Axel Springer SE. Perché senza correttivi democratici, la Cina è senza scrupoli ma soprattutto più veloce. “È qui che l’eccellenza della ricerca europea può diventare un fattore decisivo. Da che parte vogliamo usarlo?”, chiede Döpfner. Che conclude: “Alla fine, è abbastanza semplice. Che tipo di futuro vogliamo per l’Europa? Un’alleanza con una democrazia imperfetta o con una dittatura perfetta? Dovrebbe essere una decisione facile per noi da prendere. Non si tratta solo di soldi. Riguarda la nostra libertà, l’articolo 1 della Legge fondamentale della Germania, il più grande vincolo legale che sia mai esistito: la dignità umana”.

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