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Ma il M5S ce l’ha con la Lega o con Conte? L’analisi di Arditti

Il presidente del Consiglio aveva appena concluso il suo intervento alla Camera dei Deputati quando l’on. Riccardo Ricciardi ha preso la parola. Il parlamentare del M5S aveva quindi una posizione di assoluto privilegio nell’indirizzare il dibattito, poiché parlando per primo poteva indicare il “tono” che il partito di maggioranza relativa aveva deciso di dare alla discussione.

Ebbene l’on. Ricciardi non solo ha scelto di svolgere un intervento in difesa del governo e in netta opposizione alle forze politiche fuori dalla maggioranza (come da copione), ma ha aggiunto il carico massimo, attaccando la Lega sul suo nervo scoperto, cioè la gestione dell’emergenza Covid-19 in regione Lombardia, dove il partito di Salvini esprime il governatore da diversi anni (prima Maroni e ora Fontana).

Atteggiamento inaudito da parte dell’on. Ricciardi?

No, anche perché i rapporti tra ex alleati di governo (2018-2019) sono pessimi e lo sappiamo tutti. Tutto a posto quindi, nella normale (ed avvelenata) dialettica tra ex? In verità nemmeno, perché c’è un punto che contrasta in modo assai robusto con quest’ultima interpretazione.

Il punto si chiama Giuseppe Conte, cioè il premier del governo Lega-M5S, nonché il premier del governo PD-M5S, nonché il traghettatore dell’Italia in questa difficilissima fase, nonché il capo del governo che proprio oggi (con una intervista a Il Foglio) apre al dialogo con le opposizioni su temi rilevantissimi (giustizia, fisco, appalti pubblici), provando ad immaginare un’agenda in comune nel segno della concordia nazionale.

Ecco allora cosa non torna nella turbolenta seduta parlamentare di oggi.

Non torna l’atteggiamento del M5S, che ha scelto di menare come un fabbro anziché usare il fioretto, incurante del fatto che con il voto di ieri al Senato sul ministro Bonafede è venuta meno ogni ipotesi di crisi a breve del governo, incurante della sostanziale impossibilità da parte delle opposizioni di mettere sotto tutela l’esecutivo, incurante (soprattutto) della freschissima mossa politica del presidente Conte.

Già perché spargere sale sulle ferite del rapporto tra M5S e Lega vuol dire in questo momento mettersi innanzitutto di traverso al disegno del premier, che sta lavorando notte e giorno per rendere meno pesante l’atmosfera politica dei prossimi mesi, quando i nodi al pettine della crisi economica arriveranno senza pietà.

E allora diciamocelo chiaro: prendere la Lega a male parole nel giorno dell’apertura del premier a Salvini e Meloni vuol dire giocare di sponda (per chi ama il biliardo).

Tiri contro la parete del tavolo ma per colpire la palla avversaria. Una palla su cui è impresso il volto del prof. Conte.

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