Irini entra nel vivo. La missione EunavforMed, varata il 31 marzo, ha cominciato le operazioni lunedì 4 maggio con la fregata francese Jean Bart e un aereo da pattugliamento marittimo del Lussemburgo, al più presto si uniranno altre due navi messe a disposizione da Italia e Grecia, altri due aerei da pattugliamento da Germania e Polonia e un team maltese per l’abbordaggio di unità mercantili.
Il supporto di immagini satellitari arriverà dallo European Satellite Center (SatCen) e periodicamente saranno messi a disposizione anche sommergibili, droni e aerei Aew (dotati di radar per preallarme e controllo). Il comando dell’operazione è affidato all’ammiraglio Fabio Agostini il cui quartier generale è all’interno dell’aeroporto Baracca di Centocelle a Roma, che è anche sede del Coi, il Comando operativo di vertice interforze. Il suo vice è l’ammiraglio francese Jean-Michel Martinet, invece il comando di mare sarà alternato ogni sei mesi tra Italia e Grecia. Inizialmente saranno sette i Paesi che metteranno a disposizione assetti operativi (Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Malta e Polonia) mentre gli staff saranno composti da militari di 22 Paesi.
L’avvio di Irini avviene mentre la situazione in Libia è sempre più complicata. Il compito principale della missione europea è quello di far rispettare l’embargo di armi verso la Libia in base alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu e, in seconda battuta, Irini dovrà monitorare il traffico illegale di petrolio dalla Libia, contrastare il traffico di esseri umani e le varie forme di contrabbando. Inoltre, come già avvenuto negli anni scorsi con l’Operazione Sophia, la missione provvederà alla formazione della Guardia costiera e della Marina libiche.
La diplomazia delle parole costringe Josep Borrell (nella foto), Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, a ribadire che “un’effettiva applicazione dell’embargo sulle armi delle Nazioni Unite sulla Libia contribuirà a raggiungere un cessate il fuoco duraturo e a promuovere un accordo politico” e Irini dimostra l’attenzione europea nei confronti della Libia “anche nei momenti in cui gli Stati membri combattono la pandemia da coronavirus”. Poi ci sono i fatti. La missione avrà un raggio d’azione spostato verso Est rispetto a Sophia, un’area meno battuta dai trafficanti, e vedremo se questa scelta avrà effetti sulle rotte ricordando comunque che eventuali migranti soccorsi saranno sbarcati in Grecia e successivamente ripartiti in più Paesi europei su base volontaria.
Il traffico di armi avviene anche per via aerea e terrestre, dunque è difficile stabilire quanto la presenza di navi militari, pur con l’appoggio aereo, possa influire. Inoltre, un team di abbordaggio implica la pianificazione di operazioni su imbarcazioni che dovessero violare le risoluzioni dell’Onu e in teoria non si possono escludere incidenti diplomatici.