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La Nato, i droni armati e il nucleare. Così in Germania si discute di Difesa

Il Covid-19 non arresta il dibattito in Germania sui temi della Difesa. Oggi ricorre il 65esimo anniversario dell’ingresso del Paese nell’Alleanza Atlantica. Un’occasione utile per la ministra Annegret Kramp-Karrenbauer per ribadire la fedeltà alla Nato e la solidità dei rapporti transatlantici, ma anche per lanciare alcuni messaggi utili al dibattito interno e alle sonore strigliate giunte lo scorso anno dagli Stati Uniti di Donald Trump sul fronte del budget. Il punto è emerso nel commento affidato al Financial Times, giunto mentre il quotidiano Faz riferisce dell’avvio della discussione promossa dal ministero della Difesa sull’eventualità di armare i droni della Bundeswehr. Nel frattempo, nel pomeriggio la telefonata dell’Akk con Lorenzo Guerini per fare il punto sull’emergenza Covid-19, anche in vista del vertice di domani tra i ministri dell’Unione europea.

LA GERMANIA E LA NATO

“La Nato ha avuto successo perché i suoi principi sono solidi: democrazia, libertà individuale e Stato di diritto”, ha scritto la ministra spiegando la bontà del progetto transatlantico. Valori da riscoprire in questa fase pandemica poiché “occorre evitare che una crisi sanitaria si trasformi in crisi di sicurezza”. Il rischio c’è, ammette Akk, visto che “gli avversari potrebbero trarre vantaggio da società distratte e indebolite”. È per questo che il suggerimento all’Alleanza è di “potenziare le capacità militari e la prontezza”, accompagnato all’invito ad affrontare minacce non tradizionali, proprio come la pandemia da Covid-19. La parola d’ordine è “resilienza”, in cui la ministra inserisce la collaborazione con le organizzazioni civili, il settore sanitario, le forze di polizia e gli operatori della cyber-security. In tutto ciò, ha rimarcato, “onorare il nostro impegno in favore delle capacità dell’Alleanza serve agli interessi tedeschi”. Parole importanti sul fronte interno.

IL DIBATTITO SUL NUCLEARE…

Da almeno una settimana si è aperta una frattura nella maggioranza di governo sul tema del nucleare, con i socialdemocratici dell’Spd a chiedere il ritiro degli armamenti americani dal territorio tedesco. Tutto nasce dalle insofferenze per la definizione della scelta dall’Akk sulla sostituzione della flotta di Tornado per la Luftwaffe. Seguendo la strada tracciata da chi l’ha preceduta nel ruolo (Ursula von der Leyen), la ministra ha confermato la decisione di optare per un mix di F/A-18 Super Hornet realizzati dall’americana Boeing e di Eurofighter. L’acquisto dei velivoli made in Usa è stato giustificato con la necessità di mantenere la capacità promessa alla Nato di caricare a bordo armamenti nucleari. Oltre i dubbi sulla scelta (i velivoli in questione non sono ancora certificati per tale scopo), tanto è bastato per rinvigorire la vecchia proposta dell’Spd. L’iniziativa del capogruppo al Bundestag Rolf Mützenich ha ricevuto l’appoggio dei due presidenti di partito Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, aprendo un dibattito delicato nella Grosse Koalition guidata da Angela Merkel. Dibattito che rischia di avere non poche ripercussioni sul fronte esterno.

…E IL MESSAGGIO PER WASHINGTON

La cancelliera e la ministra non vogliono ledere il rapporto con l’alleato d’oltreoceano, né perdere terreno all’interno della Nato. C’è voluto d’altra parte parecchio per rinsaldare la posizione dopo le diverse strigliate che Donald Trump ha riservato alla Germania sul tema del budget, vista la lontana di Berlino al tema del 2% del Pil (connessa a uno strumento militare che presenta diverse inefficienze). È in tal senso che si leggono i riferimenti dell’Akk agli “impegni concreti” che “aumenteranno d’importanza rispetto a obiettivi percentuali astratti, i quali dipendono dalle fluttuazioni economiche”. Nonché quelli al Paese che “sta facendo la sua parte, in cash, capabilities e commitments (le 3C, ndr) con un altro incremento significativo nel 2020”. Per il resto, il corsivo sul Financial Times è un’attestazione di fedeltà all’Alleanza, che “non ha bisogno di essere reinventata” (questo è forse un messaggio per Emmanuel Macron), ma che “continua a proteggere la nostra nazione, a proiettare stabilità e a fornire supporto immediato contro catastrofi impreviste come questa pandemia”.

LA SPONDA DI STOLTENBERG

Il rilancio dell’Akk trova facile sponda nel segretario generale Jens Stoltenberg, da anni impegnato nel limare frizioni tra i Paesi membri e nel presentare all’amministrazione Usa il bicchiere mezzo pieno sul fronte delle spese per la Difesa. Sulle pagine di Faz, Stoltenberg oggi interviene direttamente sul dibattito nucleare che attraversa la Germania. Elencando le minacce alla sicurezza europea (in particolare, l’assertività russa sul fronte missilistico), il segretario generale ringrazia Berlino per la partecipazione allo strumento alleato di dissuasione nucleare. “Tutti gli alleati apprezzano il ruolo della Germania negli accordi di nuclear sharing”, ha spiegato Stoltenberg. “Per garantire sicurezza a tutti i nostri alleati – ha aggiunto – è essenziale che coloro che partecipano alla condivisione nucleare lo facciano pienamente; ciò include il velivolo in grado di supportare la nostra missione di deterrenza”. Qui il riferimento è direttamente alla sostituzione dei Tornado, per cui il nodo (dopo l’esclusione degli F-35 dalla gara tedesca) ancora non si è sciolto del tutto.

LA TELEFONATA CON GUERINI

Nel frattempo si attendono segnali per la Difesa europea e per la neonata missione Irini, entrata in operatività da qualche giorno in attesa di potenziare il proprio ruolo aumentando la partecipazione dei Paesi membri.. Domani è in programma il vertice (in teleconferenza) dei ministri dell’Unione europea. Oggi, la telefona tra Akk e il ministro Lorenzo Guerini sembra aver ribadito il comune interesso di Roma e Berlino per mantenere elevato il livello d’attenzione (e soprattutto di risorse) da destinare alla Difesa comune, a partire dal fondo Edf che dovrà essere finanziato nell’ambito del prossimo quadro pluriennale 2021-2027. “Va adeguatamente alimentato”, hanno concordato i ministri. Nel corso della telefonata, fa sapere palazzo Baracchini, anche gli sforzi nella lotta a Covid-19 (Forze armate in prima linea anche in Germania) e le missioni che vedono i militari italiani e tedeschi impegnati insieme.

DRONI ARMATI PER BERLINO?

Si sta invece iniziando a lavorare sull’ipotesi di armare i droni. Il quotidiano Faz riferisce dell’avvio del dibattito da parte del ministero della Difesa. È affidato al sottosegretario Peter Tauber, che ha invitato a partecipare esperti, rappresentati della società civili e membri di tutti i gruppi parlamentari. I favorevoli spiegano che tali assetti potrebbero aumentare l’efficacia dell’azione militare contro il terrorismo nei teatri all’estero, tematiche già discusse in Francia (qui il focus). Armare i droni permette di alleggerire il peso del coinvolgimento a terra, pur mantenendo una proiezione importante sull’area di interesse e aumentando l’efficacia offensiva. I velivoli a pilotaggio remoto sono d’altra parte i protagonisti della “guerra spettacolo” teorizzata da Mary Kaldor, che trova nella lotta al terrorismo il suo più evidente impiego. L’ipotesi (che chiama in causa questioni di carattere etico, oltre che operativo) piace ai liberaldemocratici dell’Fdp, attualmente all’opposizione, e ai responsabili della Difesa di Cdu e Csu. Al momento contrari (anche qui) i socialdemocratici dell’Spd.


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