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Perché canterò “Overthere”? Il commento di Pennisi

Sono, notoriamente, piuttosto stonato (anche se appassionato di opera lirica dall’età di 12 anni, soffro per il lockdown dei teatri). Però, a Piazzale della Farnesina ci sarò pure io ad intonare in coro, con l’appropriato distanziamento sociale (proprio come Telepechino, pardon la Rai, ha mostrato, tramite una troupe inviata grazie al canone pagato dai contribuenti, che viene fatto a Piazza Tiananmen per elogiare il Divino Xi Jinping). Canteremo una canzonetta di George M. Cohan, prolifico autore di commedie musicali, e protagonista di Broadway dal 1900 al 1942: Overthere, overthere, there are yankees everywhere, everywhere! (“Laggiù, laggiù ci sono yankee da per tutto, da per tutto!). Una canzone leggera, allegra, gioiosa, pur se con un pizzico di melanconia per la lontana terra natìa.

Composta nel 1917 diventò il “tune” più fischiettato, oltre che cantato, dai soldati americani nella Prima Guerra Mondiale; si racconta che lo stesso Hemigway la canticchiasse negli altipiani di Asiago così ben descritti in “A farewell to arms” (“Addio alle armi). Diventò, poi, una delle canzoni più care alle truppe Usa, soprattutto quelle sul fronte europeo, negli Anni Quaranta. L’ultima inquadratura di un film biografico in bianco e nero, su George M.Cohen, mostra Roosevelt il quale sbircia ( e saluta) da una finestra della Casa Bianca, soldati che sfilano a Pennsylvania Avenue al ritmo di “Overthere, overthere, there are yankees everywhere, everywhere!”., Fuori dal repertorio per alcuni anni, è tornata di moda dopo l’attacco alle Torri Gemelle.

Perché canterò “Overthere”? In primo luogo, è la canzonetta che è stata più diffusa e più cantata, senza alcun imprimatur ufficiale, dai milioni di ragazzi americani che due volte nel secolo scorso varcarono l’Atlantico in missione di pace in un Vecchio continente che aveva innescato la miccia del proprio suicidio. In secondo luogo, questi ragazzi (molti dei quali venivano dall’immenso Mid-West e non avevano mai visto il mare prima di imbarcarsi alla volta dell’Europa) erano pacificatori, come lo sono i nostri (e non solo i nostri) nella tormentate terre dell’Iraq, dell’Afghanistan, del Libano.

Con generosità estrema, molti di loro, per dare la pace e la libertà a noi, sarebbero rimasti sul suolo europeo, in immensi cimiteri da Anzio alla Normandia. In terzo luogo, meglio di molti concioni ufficiali, la canzone di G.M. Cohen esprime quella massima fondamentale di Voltaire, iscritta in marmo nel suo villaggio natale ai confini tra Francia e Svizzera, spesso dimenticata da noi ma metabolizzata negli Usa: l’intolleranza deve essere massima nei confronti degli intolleranti. In quarto c’è un fatto personale: a 22 anni ho potuto continuare a studiare grazie a borse di viaggio finanziate dai contribuenti americani e a borse di studio finanziate da filantropi americani; a 26 anni, sono tornato negli Usa, con mia moglie e con 300 dollari in tasca, in due.

Ci sono rimasto 15 anni, compiendo un’intera carriera in Banca Mondiale. Là sono nati i nostri figli. Là ho imparato a lavorare ed ad avere la massima intolleranza nei confronti degli intolleranti. Forse, ho anche appreso un po’ di generosità. “Overthere, overthere, there are yankees everywhere, everywhere!”:

Canteremo Overthere, overthere, there are yankees everywhere, everywhere! per incoraggiare gli Yankees ad andare là a ispezionare cosa è successo in quel laboratorio ed in quel mercato di Wuhan, anche il fine di accertare se non si manipolasse il virus per farne un’arma batteriologica contro gli uiguri, i tibetani, i mongoli ed altre minoranze insofferenti della dittatura. Se del caso, si dovrebbero mettere in atto misure come l’isolamento commerciale della Cina ed il blocco del pagamento delle cedole sui titoli americani detenuti dalla Banca Popolare cinese, che funge sia da banca centrale sia da salvadanaio del Partito Comunista Cinese. In ultima istanza – perché no? – un’azione Nato per ridare l’indipedenza a uiguri, tibetani, mongoli e altri e mettere ad “amministrazione fiduciaria” il resto sino a quando non sarà più un pericolo per il resto del mondo.

 


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