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Più liquidità alle imprese, più veloce, più semplice. La ricetta di Mattia Mor (Italia Viva)

Di Mattia Mor

Sono mesi duri ed è nostro dovere affrontarli con serietà e pragmatismo ma anche con speranza ed ottimismo. Il Paese sta ripartendo oggi con la preoccupazione di una maggiore povertà. Ripensando all’8 aprile, il giorno in cui il governo approvava il decreto Liquidità su cui domani la Camera dei Deputati voterà, ritorniamo al pieno lockdown, e lo scopo del governo era quello di porre un argine ad una crisi che peggiorava sempre di più. Le imprese, e tutte le forze socio economiche del Paese necessitavano di un sostegno immediato, vitale, ossigeno per il ripianamento dei debiti e delle spese accumulate durante la chiusura forzata. Come in tutti i Paesi europei la risposta è arrivata mediante un sistema di garanzie statali a copertura quasi totale su finanziamenti bancari soggette alla approvazione della Commissione europea: 100% fino a 25 mila euro, 90% fino ad 800 mila, 80% e 70% per le imprese più grandi, per cifre superiori.

Italia Viva, a partire dalle prime negoziazioni di maggioranza, si è battuta per concedere la garanzia statale del 100% ad una più vasta platea di imprese (fino ad 800 mila di erogazione), perché sappiamo bene che quando la crisi inizia a mordere le imprese la liquidità è ossigeno, è la prima necessità per continuare a vivere.
Sappiamo però che la politica vive di sintesi, e si è deciso infine per cifre inferiori. Ma quando abbiamo visto le prime attuazioni di questa legge, ne abbiamo subito compreso i punti deboli: la ritrosia delle banche nell’erogazione dei prestiti, l’esclusione di alcuni settori o gruppi professionali, i tempi troppo brevi per la restituzione di questo nuovo debito, il costo troppo alto dello stesso, la burocrazia che si infilava negli ingranaggi di un sistema ritardando ogni cosa mentre imprenditori e lavoratori urlavano la propria frustrazione, chiedendo di far presto.

Sono stati fatti paragoni impietosi con quanto accadeva in altri Paesi in cui la liquidità veniva erogata con velocità, mentre le nostre imprese devono competere sui mercati internazionali con chi in questi stessi Paesi si è fermato di meno, ha dunque perso meno fatturato, ed è ripartito prima. La globalizzazione è un fatto, e noi non possiamo permettere alle nostre imprese di competere con il freno a mano tirato. Gli italiani sono un popolo operoso, lo sappiamo bene. I nostri commercianti, artigiani e ristoratori, i nostri piccoli e grandi imprenditori, le nostre partite Iva, hanno riaperto le proprie attività, adeguato gli ambienti alle normative restrittive, si sono preoccupati dei propri lavoratori così come dei propri clienti.

Una Italia resiliente, la stragrande maggioranza della popolazione, è uscita dalle proprie case tra il 4 e il 18 maggio ed è andata a lavorare. Dipingere gli italiani come un popolo che aspetta il sussidio sul divano di casa è irrispettoso e oltraggioso, questa crisi ce l’ha mostrato una volta di più, se fosse stato necessario. Per aiutare i nostri lavoratori, e le imprese che sono le vere creatrici di lavoro, era dunque nostro dovere provare a migliorare il Decreto già approvato, per far sì che la liquidità necessaria per andare avanti a lavorare e mantenere intatta l’occupazione arrivasse prima possibile.

Avevamo alcuni obiettivi: semplificare le procedure, migliorare le condizioni del credito, ampliare la platea di coloro che accedono alle garanzie statali. Dopo settimane fitte di audizioni e giorni e giorni di lavoro in commissione, attraverso i nostri emendamenti siamo riusciti ad ottenere dei risultati importanti, di cui siamo orgogliosi per l’aiuto che possono dare a migliaia di imprese e decine di migliaia di liberi professionisti italiani:

1. Siamo riusciti ad allungare i tempi di restituzione del finanziamento garantito: 10 anni per i finanziamenti fino a 30mila euro, fino a 30 anni per i finanziamenti garantiti dal Fondo Pmi in quota inferiore al 90%.

2. In caso di rinegoziazione di finanziamenti già in essere, le garanzie statali sono prestate solo se vi è l’erogazione del 25% di nuovo credito aggiuntivo (nel testo originario era il 10%) e se il tasso applicato è inferiore a quello del vecchio prestito.

3. Lo stop dei mutui “prima casa” è esteso anche ai titolari di imprese individuali.

4. L’accesso alle garanzie è consentito anche per i professionisti in forma di studio associato e per il terzo settore (100 milioni riservati a coloro che in questi mesi hanno continuato a svolgere un ruolo sociale fondamentale).

5. Siamo riusciti a far aumentare il credito erogato con procedura semplificata, da 25 a 30 mila euro.

6. Sarà necessaria una semplice auto-dichiarazione per fare richiesta, sostituendo il deposito di certificati e documenti. Questo comporterà tempi più brevi, responsabilità del dichiarante, semplicità della domanda.

7. Abbiamo ottenuto l’accesso alle garanzie anche per le imprese in difficoltà che erano escluse dal testo originario e l’accesso alle garanzie Ismea anche per pesca e acquacultura.

8. La sospensione dell’iscrizione alla Centrale dei Rischi delle imprese in difficoltà per gli inadempimenti di pagamento fino al 31 agosto, i cosiddetti protesti.

9. Siamo riusciti a far estendere la copertura pubblica ai crediti che le imprese cedono a società di factoring.

10. Accesso alle garanzie statali per chi ha appena affittato una azienda e ha calcolato i ricavi in base agli anni precedenti.

11. Rafforzamento della patrimoniale dei Confidi per aumentare la capacità di fornire garanzie integrative alle pmi.

Inoltre Italia Viva ha sostenuto altri importanti modifiche:
• L’accesso alle garanzie anche per gli agenti e broker assicurativi e società partecipate da enti pubblici.

• L’esclusione delle garanzie alle società con sedi in paradisi fiscali.

• Il divieto di delocalizzazione per le imprese che ottengono benefici dal decreto.

• L’esonero della responsabilità civile per l’imprenditore in caso di infortunio Covid (una battaglia di civiltà vinta, nei confronti di una parte di politica e di società, per fortuna minoritaria, malata di “caccia all’imprenditore”).

• Il divieto di distribuzione dei dividendi per il 2020 alle imprese che ottengono la garanzia.

Sono risultati importanti, utili per guardare avanti con speranza. Italia Viva continua a portare avanti la sua visione di società, con serietà e con il fine di aiutare il Paese ad andare avanti. Il pensare al bene pubblico in questo decreto liquidità e nel prossimo in arrivo, vuol dire pensare a come mantenere in vita sistemi produttivi che hanno creato benessere nel nostro Paese per decenni impiegando milioni di persone, e fare in modo che continuino ad avere un futuro. Per fare ciò un tema politico fondamentale che poniamo sul tavolo è il rilancio degli investimenti, pubblici, privati italiani e privati esteri e quello della semplificazione.

Dobbiamo movimentare investimenti, perché è a partire da questi che un Paese ha un piano di lungo termine e può garantire benessere alle generazioni future.
E su questo siamo indietro, purtroppo. Ho chiesto coraggio nella discussione sul Def, lo abbiamo fatto nel lavoro di conversione del Decreto Liquidità, lo faremo ancora nelle prossime settimane sul decreto Rilancio. E faremo tutto il possibile perché il dl Semplificazione aiuti a ridurre i blocchi del Paese e permetta a chi vuol fare impresa, investire ed assumere di farlo vedendo lo Stato al suo fianco come un socio, non come un nemico che fa di tutto per bloccarlo.

Vogliamo uscire dalla crisi in atto scommettendo sulla speranza e sull’ottimismo, dei nostri lavoratori, imprenditori, commercianti, professionisti, perché è attraverso la speranza e l’ottimismo che ci giocheremo il nostro futuro. Speranza e ottimismo che abbiamo perché, nonostante la crisi economica e il debito crescente, lo spread è sotto controllo, grazie al sostegno fondamentale dell’Europa, di cui troppe volte si parla a vanvera.

Perché qualche giorno fa, inoltre, il Btp Italia quinquennale destinato ai piccoli risparmiatori ha avuto un successo straordinario, il secondo miglior risultato di sempre in valore assoluto emesso in un solo giorno. Perché il debito delle famiglie italiane è il più basso tra i paesi dell’Eurozona, e questo può essere uno dei principali indici di serenità del presente e fiducia verso il futuro. Essere ottimisti, dopo che si è pensato che tutto potesse crollare, può sembrare un esercizio forzato.
Ma non è un modo per scappare dalla realtà, bensì per ricordare che l’Italia ha tutti gli strumenti per farcela. L’Europa è presente, i fondi ci sono, il sistema sanitario è solido, gli aiuti non mancano, la crisi ha dimostrato la forza, la serietà, la voglia di lavorare degli italiani. Lavoriamo ora tutti insieme con speranza. La speranza vede l’invisibile, tocca l’intangibile e raggiunge l’impossibile, sta a noi ora essere all’altezza della sfida.



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