Skip to main content

Una semplice questione di libertà

Oggi è stato il secondo giorno della mobilitazione tenuta dalle associazioni delle scuole paritarie per dimostrare al governo che questa realtà non è invisibile. La scelta di sospendere per due giorni le lezioni “on line” ha significato “far rumore”, da parte di docenti, genitori, studenti, attraverso video, post, messaggi, cinguettii diffusi sui principali social media con l’intento di farsi conoscere un mondo frequentato da una maggioranza solitamente silenziosa, ma che stavolta ha deciso di metterci la faccia per riuscire a sopravvivere, data la pesante aria che le gira intorno.

La scuola paritaria rappresenta quel ramo della scuola pubblica frequentato dal dieci per cento della popolazione studentesca italiana. Si tratta di una realtà che ha ricevuto ogni anno negli ultimi trent’anni solo l’un per cento dell’intera spesa statale, già esigua, destinata all’istruzione nazionale. È evidente che quando l’emergenza sanitaria, dovuta agli effetti della diffusione del virus Covid-19, sarà terminata, il Paese dovrà fare i conti con una pesante crisi economica. Molti, purtroppo, avranno perso il lavoro, altri lo perderanno: insomma le famiglie avranno meno soldi. Ci saranno meno disponibilità e caleranno i consumi in genere, anche quelli dedicati alla istruzione di qualità. Ci vorrà almeno un lustro prima che il Paese ritrovi la giusta condizione per uscire dal guado in cui si trova. Se questa previsione si rivelerà esatta, per la scuola paritaria si prevedono tempi ancor più difficili rispetto a quelli finora trascorsi. È così: nonostante le risorse previste per la scuola pubblica dal cosiddetto “decreto Rilancio”, mai abbastanza esaustive rispetto all’esigenza reale, poco o niente andrà a sostegno delle scuole paritarie che risulteranno ancor più emarginate e scarsamente tutelate nell’attuale contesto italiano. Di fatto la situazione si complicherà ancor di più.

Una famiglia che finora ha voluto iscrivere il proprio figlio ad una scuola paritaria ha deciso di pagare in più per questa vera e propria scelta di libertà. È una circostanza singolare quella che vede l’acquisto di una quota di libertà in uno Stato di diritto. Ma anche questo atto di coraggio pare rivelarsi insufficiente se negli ultimi anni una scuola libera di questo tipo ha chiuso ogni tre giorni. Il valore della libertà che viene meno giorno dopo giorno. Il 19 e 20 maggio una moltitudine silenziosa dovrà far rumore perché le cose non precipitino.

Chi scrive ha un figlio che frequenta un istituto romano, retto dalle suore Orsoline di Maria Vergine Immacolata di Gandino. Si tratta anch’essa di una scuola paritaria. Una scelta voluta perché riceva un’educazione utile a fargli trovare una direzione che abbia un senso; che lo aiuti a trovarsi a proprio agio nel percorso; che gli permetta di essere compreso per quel che pensa e dice; infine, perché tutto gli si riveli utile per consolidare la sicurezza personale. E così finora è stato: il gusto di stare con gli altri; di studiare e partecipare alle tante iniziative; di svolgere i compiti e percepire consapevolmente il risultato realizzato. Quando in questo Paese si parla di quotidianamente del rilancio sociale ed economico, occorre tener presente che la libertà di tutti e di ciascuno va rispettata ora e sempre. Anche nella vicenda delle scuole paritarie. Solo su questo presupposto si potrà imboccare la strada della ripresa virtuosa e condivisa, ma soprattutto della rinascita etica e civile. E si potrà riconoscere quella voglia di conoscenza, assaporata al tempo della scuola, che rappresenta il vero senso della vita.



×

Iscriviti alla newsletter