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Così il Pd richiama il M5S su Hong Kong in vista del vertice Ue

Domani (29 maggio) è in agenda la riunione dei ministri degli Esteri europei su Hong Kong. L’Italia quale posizione prenderà? Dal Movimento 5 Stelle arrivano voci di sostegno al regime di Pechino, ma sia dalla maggioranza che dall’opposizione giungono appelli a una presa di posizione forte e comune a difesa delle libertà dei cittadini di Hong Kong. 

Nell’attesa della posizione europea rispetto all’imposizione unilaterale e illegale di una nuova legge di sicurezza nazionale da parte del Partito comunista cinese su Hong Kong, i loro colleghi di Regno Unito, Australia, Canada e Stati Uniti vi sono già giunti ribadendo “profonda preoccupazione per la decisione di Pechino di imporre una legge sulla sicurezza nazionale a Hong Kong” che “ridurrebbe le libertà del popolo di Hong Kong e, in tal modo, eroderebbe drasticamente l’autonomia di Hong Kong e il sistema che lo ha reso così prospero”. 

A questa presa di posizione vanno aggiunte le azioni che tali Paesi stanno inoltre valutando, dalla sospensione dallo status economico speciale di Hong Kong e l’impostazione di sanzioni individuali nei confronti di funzionari governativi che ne applichino le misure repressive da parte del Congresso statunitense, all’estensione del diritto di soggiorno a oltre 300 mila detentori di passaporti di cittadino britannico oltremare nel Regno Unito.

In attesa del vertice di domani, l’Italia “insieme con gli Stati membri dell’Unione europea, ha attivamente lavorato a una dichiarazione dell’Alto rappresentante Ue Borrell in difesa del fondamentale principio Un Paese, due sistemi”, ha dichiarato la viceministra degli Esteri, Marina Sereni, rispondendo in commissione Esteri della Camera alle interrogazioni presentate da Andrea Romano (Pd) e Paolo Formentini (Lega) sulla situazione a Hong Kong. “Nella dichiarazione”, ha proseguito Sereni, “l’Ue ribadisce chiaramente l’importanza attribuita all’elevato grado di autonomia assicurato a Hong Kong in base alla sua Legge Fondamentale, la ‘costituzione’ di Hong Kong, e agli accordi internazionali in materia”.

Una dichiarazione che suona come una risposta (anche se indiretta) alle parole rilasciate all’Agi dal senatore pentastellato Vito Petrocelli, presidente della commissione Esteri al Senato: “Fermi restando l’obbligo assoluto e universale di rispettare i diritti umani e civili, a Hong Kong come a Minneapolis, e la ferma condanna di qualsiasi forma violenta di protesta, ogni Paese sovrano ha il diritto e il dovere di garantire l’ordine pubblico e la stabilità sociale ed economica sul suo territorio”. 

Una dichiarazione veramente in pieno linguaggio del Partito comunista cinese. Notasi oltre alla ripetizione del mantra di non-ingerenza del regime più interferente negli affari altrui del momento, la ferma condanna di qualsiasi forma violenta di protesta, ma l’assenza assoluta di un pur minimo accenno alla repressione violenta delle libera espressione delle opinioni o la libertà di manifestazione come è già il caso a Hong Kong, e come lo sarà sempre di più quando la nuova legge verrà implementata.

Inoltre, in una dichiarazione del genere non lasciatevi ingannare dal richiamo ai diritti umani e civili: il regime dello Stato-partito unico cinese si auto-definisce democratico e difende persino i suoi campi di detenzione di massa nello Xinjiang come un modello di progresso sociale ed economico per le sue minoranze, senza che il buon Movimento 5 Stelle li contesti mai tale “libera interpretazione”. Anzi, sul blog personale di Beppe Grillo se ne cantano le lodi. 

Troviamo speranza però nelle tanti voci all’interno del panorama politico italiano che hanno osato e continuano ad alzare la voce in autentica difesa dei diritti dei cittadini di Hong Kong e delle leggi internazionali che governano lo stato di diritto ovunque. Voci sia all’interno che fuori dalla attuale maggioranza di governo, che speriamo possano unirsi in tempo per farsi che al tavolo di Bruxelles l’Italia non sia il Paese che frena una presa di posizione europea forte, ma ne possa essere la guida. 

Enrico Borghi del Partito democratico ha spiegato che “è doveroso agire su Hong Kong. Perché su Hong Kong si misura la cifra delle parole del governo cinese. Altro che ingerenza interna, qui si tratta di accordi internazionali. Nel 1997 la Cina ha preso un impegno di fronte al mondo. E la difesa dei diritti umani non può non riguardarci”. “Serve una posizione europea forte”, illustra un altro dem, Alessandro Alfieri. “I rapporti commerciali e di amicizia con la Repubblica popolare cinese non ci devono esimere quando ci sono di mezzo le libertà e i diritti scolpiti nella nostra Costituzione e nei Trattati internazionali. Questi vanno tutelati in ogni sede anche per dare più forza alla nostra stessa Unione europea”.

Per Deborah Bergamini (Forza Italia), “sarebbe bene che il governo italiano, già troppo ambiguo sulle responsabilità cinesi, si allineasse alla posizione espressa da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada in una dichiarazione comune. Cosa direbbe Di Maio se l’Assemblea nazionale della Svizzera, dell’Austria o della Francia varasse una legge sulla sicurezza nazionale che riguarda il nostro Paese?”

 “È doveroso e urgente agire su Hong Kong”, dice Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) spiegando di star “raccogliendo al di là degli schieramenti politici le firme su una mozione parlamentare che condanna con fermezza le azioni di Pechino in merito”. “Credo”, aggiunge, “che la difesa delle libertà non abbia colori e debba passare sopra ogni logica di fazione. Oggi dovremo dire che siamo tutti ‘cittadini di Hong Kong’, perché nel destino dell’Isola si misura il nostro destino domani”.

Marco Zanni e Marco Campomenosi, europarlamentari della Lega, hanno invitato l’Ue ad agire spiegando: “Mentre la Casa Bianca e le autorità statunitensi non si sono fatte attendere nell’esprimere parole di condanna e di preoccupazione nei riguardi dell’atteggiamento cinese, le istituzioni europee ancora una volta si distinguono per irrilevanza e mancanza di coraggio”. “Sopprimendo l’autonomia di Hong Kong il regime comunista cinese non ha solo ha calpestato ancora una volta i concetti di democrazia e libertà ma ha infranto anche tutti i patti internazionali. L’Italia deve tenerne conto e non firmare più nulla con chi platealmente riduce a carta straccia i trattati sottoscritti”, ha dichiarato in una nota Paolo Grimoldi, deputato della Lega, componente della commissione Esteri della Camera e presidente della delegazione italiana all’Osce.

“L’aggressione della Cina comunista alla libertà e ai diritti fondamentali del popolo di Hong Kong — sanciti dalle Nazioni Unite — sfrutta la disastrosa pandemia partita da Wuhan e impone con estrema brutalità i suoi Diktat ovunque quel regime ritenga di affermare la propria lebensraum”, dichiara a Formiche.net l’ambasciatore Giulio Terzi, ex ministro degli Esteri. “Nel Mar della Cina, in Xinjiang, in Tibet, e ora anche ai confini con l’India, a Hong Kong e in snodi cruciali della Via della seta, cade rovinosamente la maschera di Xi Jinping. Un Presidente a vita che voleva presentarsi come benefattore dell’umanità, fautore del multilateralismo, rispettoso  di clima e ambiente. Da troppo  tempo egli esercita invece i suoi poteri assoluti in senso del tutto contrario. L’Europa e l’Occidente devono impedire che la Cina faccia della pandemia — che  inizialmente Pechino ha lasciato diffondersi — l’arma per indurre ad appeasement che hanno sempre generato catastrofi”.


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