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Da Parigi a Tripoli. Cosa c’è dietro la storia delle spie cinesi a Bruxelles

Giallo a La Valletta, anzi a Bruxelles. La Cina spia le istituzioni Ue dall’interno dell’ambasciata di Malta? È quanto sostengono i Servizi segreti del Belgio secondo un articolo del quotidiano francese Le Monde.

Nel 2007 l’ambasciata maltese nella capitale belga, a rue Archimède, che al suo interno racchiude anche il consolato e la rappresentanza presso l’Ue, ha dato il via a una corposa ristrutturazione dell’edificio con un accordo fra il ministero delle Finanze maltese e il governo cinese.

Dal mobilio alle tv, gli interni della “Dar Malta” hanno subito grandi cambiamenti ad opera di compagnie cinesi. Il sospetto degli 007 del Belgio, scrive Le Monde, è che all’interno dell’ambasciata l’intelligence cinese abbia installato dispositivi per spiare, registrare e intercettare le conversazioni con il personale diplomatico e politico dei palazzi istituzionali che circondano l’edificio, nonché del via vai di ospiti dell’ambasciata.

L’accusa ha suscitato indignazione nell’isola a sud dell’Italia. L’ex ambasciatore maltese presso l’Ue Richard Cachia Caruana, che al tempo ha seguito i lavori di ristrutturazione del sontuoso edificio, ha rispedito tutto al mittente spiegando che “l’edificio è stato attrezzato per i massimi standard di sicurezza e regolarmente certificato dai Servizi segreti maltesi”.

Ma il quotidiano francese è sicuro. Dopo una lunga panoramica sui consolidati rapporti fra Pechino e La Valletta (Malta è stato il primo Paese al mondo a riconoscere la Repubblica popolare cinese nel 1972), Le Monde sentenzia: l’ambasciata ha “ospitato apparati tecnici installati dai Servizi segreti cinesi per spiare le istituzioni europee”. Anche se, subito dopo, specifica che “le autorità francesi e la Commissione assicurano, in privato, che non hanno notizie di proteste dei Servizi segreti belgi contro l’ambasciata di Malta a Bruxelles”.

L’articolo nell’occhio del ciclone è finito nel mirino dei principali media maltesi. Che hanno risposto al fuoco con una contro-accusa verso Parigi: e se l’articolo di Le Monde non fosse altro che una velina del governo francese per vendicarsi contro le autorità maltesi?

Di cosa? I media locali non hanno dubbi: “Varie fonti di alto livello governativo, presenti e passate, contraddicono le accuse, e alcune sostengono che l’articolo possa essere una rappresaglia per il ritiro di Malta dall’operazione navale Ue Irini”, scrive Malta Today. L’isola ha deciso di tirarsi fuori dalla missione Ue guidata dall’Italia, apponendo il veto ai fondi comunitari e mandando su tutte le furie i francesi, con episodi di tensioni diplomatiche all’interno del Gruppo politico-militare Ue.

Per il governo maltese la missione navale di embargo di armi penalizzerebbe eccessivamente il governo riconosciuto dall’Onu di Fayez al-Serraj, che si rifornisce di equipaggiamento militare principalmente via mare, e troppo poco la fazione guidata dal feldmaresciallo della Cirenaica Khalifa Haftar, da sempre vicino a Parigi, che invece può contare su un sostanzioso via vai di aerei cargo.

A dare credito alla tesi maltese un tweet di Theresa Fallon, direttrice del Creas (Center for Russia Europe Asia studies) e nota esperta di relazioni internazionali americana.

“La vera ragione dietro la storia francese sull’ambasciata di Malta e lo spionaggio cinese? “Il veto di Malta per i fondi Ue per un intervento navale a difesa degli interessi in Libia della Francia, che supporta Haftar, che a sua volta ottiene armi dal confine egiziano e supporto aereo dagli Uae, qualcosa che Irini non può fermare”. L’intera vicenda, conclude la Fallon, è solo “un altro segno della frammentata politica Ue”.

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