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L’antiterrorismo non si ferma. Ecco i dettagli dell’ultima (importante) operazione

L’emergenza virus non attenua l’attenzione dell’antiterrorismo nei confronti di quel mondo sotterraneo che favorisce gli estremisti di matrice islamica e che qualche volta è connesso ai traffici dell’immigrazione clandestina. È il caso dell’operazione della Digos di Roma, coordinata dalla procura di Napoli e dalla Direzione centrale della Polizia di prevenzione, che ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare ed effettuato 20 perquisizioni a carico di persone inserite in una filiera transnazionale per la produzione di documenti falsi destinati a Paesi sia dell’area Schengen che extra Schengen per favorire l’immigrazione clandestina.

Uno degli indagati, un algerino, negli anni scorsi avrebbe favorito Anis Amri, autore dell’attentato di Berlino del 19 dicembre 2016 (12 morti e 56 feriti), ucciso il 23 dicembre successivo da due agenti di polizia a Sesto San Giovanni. L’operazione fa capo al Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo esterno, guidato da Claudio Galzerano, della Direzione centrale di prevenzione diretta dal prefetto Lamberto Giannini. Denominata “Mosaico2”, ha coinvolto le Digos di Napoli, Caserta e Benevento, la Scientifica e il Reparto prevenzione crimine. Presso il Servizio per il contrasto del terrorismo esterno è stata istituita una cabina di regia per coordinare le operazioni all’estero, di cui fanno parte gli ufficiali di collegamento di altre polizie e lo European Counter Terrorism Center (Ectc) di Europol.

L’associazione a delinquere contestata non riguarda il terrorismo, bensì la produzione di documenti falsi e il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma l’organizzazione era “a disposizione” sia dei trafficanti di esseri umani che dei potenziali terroristi. Infatti, quando Amri fu fermato in Germania prima dell’attentato fu trovato in possesso di documenti falsi di provenienza italiana: elemento che dette il via a numerose operazioni dell’antiterrorismo italiano, in particolare a Latina. Gli investigatori oggi ritengono che il gruppo oggetto di questa indagine fosse il riferimento di quello di Latina. Tra le altre operazioni, si può ricordare quella di due anni fa quando tra Napoli e Caserta furono arrestate quattro persone proprio dopo alcune espulsioni di soggetti residenti a Latina. Il 24 aprile scorso, inoltre, un egiziano che aveva avuto contatti con Amri ed era stato scarcerato da poco fu espulso per motivi di sicurezza perché minacciava di compiere un attentato.

L’organizzazione forniva documenti falsi a soggetti residenti a Malta, in Belgio, in Francia e in Inghilterra, una specie di “service”, a disposizione di chiunque ne avesse bisogno. Un legame con ambienti terroristici potrebbe essere rappresentato da alcuni soggetti nordafricani: il materiale sequestrato consentirà di avere un quadro più chiaro e, come quasi sempre avviene, ulteriori sviluppi.


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