L’ambasciatore ucraino, Yevhen Perelygin, “è sicuro” che l’approccio dell’Italia verso il problema delle sanzioni dipenderà non dai voli militari inviati dalla Russia come aiuto per fronteggiare il coronavirus, ma “dalla fine dell’aggressione russa contro l’Ucraina e il ritorno sotto il controllo di Kiev delle terre occupate dai militari russi nel Donbas e Crimea”.
Formiche.net ha visionato il contenuto della lettera con cui l’ambasciatore ha inoltrato al presidente della Commissione Affari Esteri del Senato un documento redatto dall’omologo organo del parlamento ucraino (la Verchovna Rada). La missiva è rivolta a Vito Rosario Petrocelli, esponente del M5S guida della commissione, il quale — secondo uno scoop de Linkiesta — nei giorni scorsi ha ricevuto un’altra “cordiale lettera” anche dal suo omologo alla Duma (la camera bassa russa), Leonid Slutsky, in cui si chiedeva al governo italiano di fare pressioni su Bruxelles per cancellare le sanzioni contro Mosca.
Le misure di cui si parla sono il meccanismo sanzionatorio che dal 2014, dopo l’annessione della Crimea, colpiscono la Russia per le responsabilità nel conflitto ucraino. Sono da sei anni rinnovate periodicamente perché Mosca, nonostante le dichiarazioni di intenti, non ha accettato di implementare i termini di deconflicting previsti dagli accordi di Minsk del 2015, e continua a essere coinvolta nel conflitto dell’est ucraino tra governo centrale e separatisti filo-russi (dossier sanguinoso, che ha prodotto migliaia di morti ucraino, tutt’altro che risolto).
L’ambasciatore Perelygin, ricorda che nemmeno l’Ucraina è potuta “restare indifferente” alla crisi sanitaria prodotta dal coronavirus, per questo “ha dato un suo contributo inviando in Italia il nostro personale medico”. Ma sottolinea i tentativi di “alcuni Paesi” di approfittare di certe situazioni “per distogliere l’attenzione della Comunità internazionale dalle proprie responsabilità”. Il riferimento diventa poi esplicito ai “tentativi della Federazione Russa di utilizzare il pretesto di combattere la pandemia“ per chiedere di “allentare o revocare le sanzioni internazionali”. E su questo l’Italia viene invitata a fare “valutazioni obiettive e imparziali sull’aggressione russa contro il nostro Paese e, come conseguenza, [sul] rispettivo regime sanzionatorio contro il paese aggressore”.
Particolare attenzione viene posta alla situazione epidemica: l’Ucraina denuncia che nelle aree occupate dalla Russia viene impedita la diffusione di informazioni imparziali sulla situazione reale della diffusione di SarsCoV-2. Inoltre, “la popolazione locale non riconosce la reale portata della pandemia e la sua minaccia per la salute a causa del vuoto informativo creato dalla Federazione Russa in questi territori”. Tutto ciò porta al rischio di trasformare quelle aree temporaneamente occupate dell’Ucraina in una “bomba a orologeria epidemica”
“Con il pretesto di combattere la pandemia — scrive la Rada nella lettera di diverse pagine che sarà inviata anche in altri Paesi europei — la Federazione Russa vuole costringere il mondo a chiudere gli occhi davanti alle continue violazioni della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, alle violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali dei cittadini ucraini nei territori occupati”.
La commissione parlamentare Ucraina chiede dunque di contrastare la disinformazione che accompagna certi tentativi russi, e di continuare a mantenere “solida” la posizione della comunità internazionale — secondo cui finora l’unica ragione legittima per i cambiamenti di policy sulle sanzioni nei confronti della Russia è la cessazione dell’aggressione armata contro l’Ucraina e la de-occupazione della Crimea e e di alcuni distretti delle regioni di Donetsk e Luhansk.
Kiev chiede anche di “reagire a nuovi casi di violazioni del diritto internazionale e attacchi alla sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina da parte della Federazione Russa”, e di farlo “aumentando la pressione [sull’]aggressore e imponendo nuove sanzioni e misure restrittive, che, nello stesso tempo, non pregiudichino la capacità della Federazione Russa di fornire accesso ai servizi medici per la propria popolazione e popolazione dei territori occupati”.