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Il virus, l’Italia e l’Ue. A lezione di interesse nazionale con Lucio Caracciolo

“Un mondo virato”. Racchiude in un’immagine lo stravolgimento geopolitico dovuto alla crisi del Covid-19 Lucio Caracciolo, direttore e fondatore di Limes, in una video-conferenza al Master in Intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri.

Ci sono tre grandi abbagli che la narrazione mediatica ha preso sulla vera natura, politica, sanitaria, economica, della crisi in atto, ha spiegato in apertura il “padre” della geopolitica italiana.

Il primo: “Non siamo in guerra: tutti parlano di guerra ma è solo uno scudo per legittimare un accentramento di poteri fuori dal comune. E quando si parla insistentemente di guerra poi si può finire col farla”.

Il secondo: “Questa non è una pandemia, che è un termine burocratico, utilizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità”. Caracciolo ha preso in prestito una definizione del virologo statunitense Anthony Fauci: “It really is borderline semantics”: pandemia è una parola borderline, da maneggiare con cura. Quest’epidemia, ha proseguito, è infatti “selettiva, non globale, ha un impatto geopolitico differenziato a seconda dei Paesi, cioè si diffonde in modo disomogeneo”.

Il terzo, grande abbaglio sulla crisi è dovuto alla coltre di incertezza che ancora si addensa sul dibattito intorno alle origini del virus, e alle responsabilità della sua diffusione globale. Per Caracciolo nessun dubbio: “È scoppiato in Cina a Wuhan, una città strategica perché è una cerniera tra la Cina più sviluppata e quella più arretrata, rurale, dove vive il 40% della popolazione. In quest’area, si confrontano due sistemi sociali, sanitari e igienici. La Cina ha ritardato a dare le informazioni perché il sistema cinese strutturalmente le rallenta. E questo ritardo è stato anche la conseguenza che ha portato a sottovalutare il problema, per alcuni aspetti in modo criminale”.

Né vi sono dubbi sui responsabili. “Il Deep State cinese è il Partito Comunista cinese, un’organizzazione capillare distribuita in 650 mila di unità territoriali, che ha la capacità di essere presente ovunque, a livello di ogni singolo caseggiato”.

Sciolta ogni remora sulle cause della pandemia, è bene affrontarne le conseguenze. Sul fronte geopolitico, la più immediata ed evidente è la “guerra di aiuti” innescata dall’emergenza. Cina e Russia si sono mosse per prime in Italia, non senza una certa teatralità, come dimostra il nome con cui Vladimir Putin ha ribattezzato l’operazione militare di solidarietà, “From Russia with Love”.

Gli effetti sono fin troppo chiari. Un recente sondaggio Swg, ha ricordato Caracciolo, dimostra che il 52% dell’opinione pubblica italiana guarda alla Cina come sparring partner preferito, il 32% alla Russia e solo il 17% allo storico alleato statunitense. “In questo quadro–  ha detto il direttore di Limes – sembra quasi sia maturato a livello di opinione un rovesciamento delle alleanze, derivato dall’aspetto emotivo che con il tempo si attenuerà”.

L’Italia si trova ora di fronte a un bivio. Da una parte attende una mano tesa dall’Ue in segno di solidarietà. Le trattative a Bruxelles non hanno ancora trovato uno sbocco definitivo, e molto dipenderà dalle resistenze dei singoli Paesi, anche dei vicini di casa. “In questo quadro, abbiamo due posizioni diverse: da un lato la Francia, che intende fare da capofila per i Paesi del Sud, ma che è sempre pronta a trovare un compromesso con la Germania; dall’altro lato, la Cancelliera Angela Merkel non ha alcun interesse a una crisi eccessiva dell’Italia perché la catena produttiva del valore tedesca è estesa fino alla linea gotica, e le aziende italiane contribuiscono enormemente allo sviluppo tedesco”.

Dall’altra, al Paese è chiesto un alto livello di allerta per tutelare gli asset strategici nazionali dalle mire di attori ostili esterni. “L’Italia deve proteggere gli interessi nazionali a partire dall’applicazione della Golden Power, così come dobbiamo migliorare la legislazione di emergenza che è stata finora stentata e diversamente interpretabile, dimostrando come, accanto a una decadenza politica, ci sia anche una decadenza burocratica”.

“C’è bisogno di una nuova formazione e selezione di classi dirigenti per disporre di una tecnocrazia pari a quella degli altri Paesi – ha concluso Caracciolo – in Italia è fondamentale costruire una mentalità che ci abitui ragionare in base al pensiero strategico, affrontare i problemi in un’ottica di breve respiro impedisce il nostro sviluppo”.

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