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Guerra del 5G. Così Huawei perde terreno in Europa (e in Italia?)

È stato un avvio di settimana piuttosto complicato quello di Huawei. 

La compagnia Telefonica Deutschland ha scelto di realizzare la parte più importante della sua rete 5G in Germania utilizzando i mezzi forniti dalla Ericsson sostenendo che la scelta del fornitore svedese assicurerà la sicurezza dei servizi di prossima generazione (attenzione al riferimento esplicito: la sicurezza è, infatti, il tema chiave di questa vicenda). “Come operatore di rete che serve la maggior parte dei clienti per la telefonia mobile in Germania abbiamo una responsabilità sociale speciale di fornire reti sicure”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Telefonica Deutschland, Markus Haas. Niente da fare, quindi, per il colosso cinese recentemente sanzionato dall’amministrazione statunitense di Donald Trump: come spiega la Reuters, infatti, i tre principali operatori tedeschi stanno rimuovendo Huawei dai loro core network pur continuando a utilizzare le sue strumentazioni per le parti edge.

A poche ore di distanza dalla decisione di Telefonica Deutschland, Huawei ha dovuto subire un’altra sconfitta. Il 5G canadese verrà realizzato dalla svedese Ericsson e dalla finlandese Nokia. Bell e Telus Corp, le due più grandi società di telecomunicazioni del Canada (Paese al centro del caso che riguarda Meng Wanzhou, Cfo di Huawei, che sembra vicina all’estradizione negli Stati Uniti), hanno infatti annunciato martedì la loro scelta evitando Huawei. Il governo di Justin Trudeau non ha ancora deciso sul colosso di Shenzhen ma questo annuncio rischia di minare seriamente ogni ambizione commerciale di Huawei in Canada, ha spiegato alla Reuters Lawrence Surtees, capo analista di ricerca sulle comunicazioni dell’Idc Canada.

Ma non è tutto. Londra sta ripensando la sua apertura a Huawei, come raccontato in questi giorni da Formiche.net. Maggioranza e opposizione stanno facendo pressioni sul governo di Boris Johnson per rivedere il ruolo del colosso cinese nel 5G britannico, gli 007 stanno indagando sugli effetti per il Regno Unito delle sanzioni statunitensi sullo stesso e il premier sta valutando aiuti di Stato per trovare alternative ma sta anche pensando, come raccontato da Formiche.net, a un club delle democrazie per sfidare la Cina sul 5G. Da Washington, però, è arrivato poche ore fa una nuova spinta a Londra. Il senatore repubblicano Tom Cotton, uno dei membri del Congresso che da mesi premono sul Regno Unito affinché riveda la sua decisione di assegnare a Huawei un ruolo limitato nella costruzione delle reti 5G britanniche ha dichiarato di fronte alla commissione Difesa del Parlamento britannico: “Spero che le relazioni speciali rimangano forti, anche se temo che la Cina stia tentando di forzare un cuneo hi-tech tra noi utilizzando Huawei”.

Una questione, questa, che sta rafforzando Ericsson, come raccontato oggi dal Wall Street Journal. “La società svedese sta emergendo come il player più stabile”, scrive il quotidiano finanziario, in un settore da 80 miliardi di dollari all’anno. Come? “Produce un prodotto tecnicamente avanzato sul cui sviluppo un concorrente, Nokia, è in ritardo e che Huawei potrebbe non essere in grado di realizzare in futuro a causa delle recenti misure statunitensi”. Una situazione che ha spinto l’amministrazione statunitense a non escludere l’acquisizione di quote di Ericsson (ma anche di Nokia). Un’ipotesi a cui difficilmente l’antitrust europeo si opporrebbe. Basti pensare, infatti, che a febbraio il commissario europeo Margrethe Vestager aveva aperto la porta all’acquisizione di quote di maggioranza di Nokia ed Ericsson da parte del governo americano (purché non vi siano rischi di sicurezza) in un’intervista alla Cnbc.

E nel nostro Paese? Come ha spiegato un report della Brookings Institution, prestigioso think tank di Washington DC, (qui analizzato da Formiche.net), in Italia Huawei ha una presenza solida e consolidata negli anni. Il governo ha di molto rafforzato la struttura normativa preposta alla protezione della rete con il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, ma non ha valutato, come invece richiesto da Washington, un’esclusione diretta del colosso cinese delle telecomunicazioni. L’idea è che i rischi possano essere “mitigati” con interventi ad hoc. Ma non convince la Brookings, che scrive: “La natura complessa di questa tecnologia rivoluzionaria (il 5G, ndr) rende difficile fornire qualsiasi garanzia sulla sicurezza, a causa del rischio di una backdoor nascosta da Huawei per aver accesso ai dati”.

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