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I riformisti del Pd sostengono Zingaretti. Alfieri spiega perché (e come)

L’unità nella maggioranza non sia un’ossessione ma una ricchezza da far dipendere essenzialmente dalla concretezza delle misure governative e dalla pluralità di contenuti dei singoli attori.

Così il senatore del Pd Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente Base riformista, che affida a Formiche.net un ampio ragionamento che investe la Segreteria del Pd, il rapporto con gli alleati, il dibattito interno al partito e interno alla prospettiva governativa post Stati Generali, nella consapevolezza che occorre una visione futura e non legata alla contingenza emergenziale.

Perché l’unità del Pd non è un proclama di facciata?

Perché ci si è arrivati dopo un lungo percorso di confronto. Il ragionamento condiviso è stato che il precedente congresso era stato fatto su come tarare una sfida difficile stando all’opposizione di un governo dalle pulsioni populiste e sovraniste. Ma poi, complici gli errori di Salvini, abbiamo costruito un progetto per evitare che quelle pulsioni ci isolassero in Europa, dove si prendono le decisioni importanti. I successi del Recovery fund non sono casuali.

Passando per una scissione…

È sotto gli occhi di tutti che il quadro politico è mutato radicalmente. Lo stesso Zingaretti ha aperto ad una fase nuova, con un congresso finito: molti di noi hanno deciso di accettare la sfida del governo e allo stesso tempo dentro il Pd si sono battuti per un soggetto politico plurale che valorizzasse le molteplicità. Per cui abbiamo tutti contribuito a costruire una unitarietà di intenti, consci che serve un Pd forte per affrontare il progetto governativo col M5S, che sapevamo essere difficile dal momento che ci confrontiamo con posizioni evidentemente diverse.

È stata la scelta giusta?

Sì. Lo è stata, per il Paese, al netto delle difficoltà. Vorrei ricordare, prima a noi stessi e poi agli altri, che l’unità l’abbiamo costruita giorno dopo giorno. È chiaro che essa non è per sempre, ma è una conquista fatta con due elementi di fondo: la condivisione delle scelte e il rispetto del pluralismo. Al momento queste due condizioni sembrano esserci.

Non solo il partito ma anche l’alleanza di governo: quali le spigolature che Zingaretti dovrebbe smussare?

Come Base riformista rivendichiamo il fatto di avere lavorato con il Segretario, ottenendo questa unità. Ma dovremo stare attenti, in chiave di equilibri nella maggioranza, a non far diventare questa unità un’ossessione, che rischierebbe di andare a discapito dell’iniziativa politica. Al fine di far funzionare il progetto governativo con alleati che presentano sfumature diverse rispetto alle nostre abbiamo bisogno di una forte iniziativa politica. Sia chiaro che il Pd mette in campo due profili: quello di responsabilità, apprezzato ormai da tutti, per il quale ci facciamo carico della sintesi e della tenuta; e quello di merito sui contenuti.

Conti pubblici e riforme: come riparte il governo dopo gli Stati Generali?

Quando noi chiediamo concretezza lo facciamo perché abbiamo fatto un percorso unitario, quindi quella concretezza deve avere dei punti riconoscibili, come lo sviluppo. Bene i bonus e la cassa integrazione, ma a nostro avviso usciremo da questa crisi se costruiremo le condizioni per creare sviluppo e far ripartire il Paese. I fondi Ue dove li metteremo? Li spenderemo a pioggia oppure li useremo per obiettivi ragionati e primari? Porto l’esempio degli incentivi sull’auto elettrica: se usati superficialmente rischieremmo solo di finanziare le industrie giapponesi che, per merito loro, hanno fatto in passato investimenti sostanziosi su quel tema.

Cosa dovremo fare invece?

Puntare sull’economia verde ma rafforzando il nostro sistema industriale, fatto per la stragrande maggioranza di Pmi nell’indotto. Probabilmente i bonus vanno messi sull’automotive ma sostenendo quelle industrie che creano occupazione in Italia. In questo senso, il dibattito sul caso Fiat credo vada orientato non su dove abbia la sede legale ma su quale tipo di investimento vuole attuare. Questo intendo quando chiedo di accendere un fascio di luce sul tema della concretezza. Parliamo di sviluppo futuro o i soldi li usiamo solo per l’emergenza?

La candidatura di Scalfarotto in Puglia, sostenuto da Più Europa, Azione e M5S rompe il patto di maggioranza?

Sono convinto che avremmo potuto tutti fare meglio. Ma a differenza del centrodestra, che nel chiuso di una stanza decide i candidati, noi per cultura siamo abituati a riflettere e rispettare i territori. Spiace per la situazione creatasi in Puglia, mi auguro sia di monito per non replicarla. Per cui sento l’esigenza di un tavolo di maggioranza molto strutturato che ascolti le realtà territoriali.

Come leggere l’offerta di Salvini ai grillini sul tema Colle?

Salvini è in evidente difficoltà e cerca di orientare nuovamente la propria iniziativa politica, da quasi il 40% è sceso al 25. Per cui prova a sparigliare ma ancora una volta sbaglia tempi, metodo e temi.

Crede che Palamara sia un capro espiatorio in questa contrapposizione? E come riformare la giustizia?

Non credo all’idea che ci sia un solo colpevole, responsabile della non trasparenza. Servirebbe un’analisi di coscienza da parte di tutti e una riflessione su come riformare la giustizia partendo dalla composizione del Csm. Non credo, da garantista, ai processi sommari mediatici. Servono serietà, confronto, approfondimento e non certo gli strappi.

twitter@FDepalo

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