Ci sono le mani tese verso il prossimo in difficoltà nonostante la pandemia e mani nascoste nell’ombra, anche nel tempo pandemico. Il ruolo della Chiesa, sempre ma soprattutto in questo tempo, deve essere nella prima linea della solidarietà. “Per celebrare un culto che sia gradito al Signore, è necessario riconoscere che ogni persona, anche quella più indigente e disprezzata, porta impressa in sé l’immagine di Dio. Da tale attenzione deriva il dono della benedizione divina, attirata dalla generosità praticata nei confronti del povero. Pertanto, il tempo da dedicare alla preghiera non può mai diventare un alibi per trascurare il prossimo in difficoltà. È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri.” Ed è questa una delle frasi decisive del messaggio scritto da papa Bergoglio per la giornata mondiale dei poveri. Ed è una frase che spiega questo tempo di pandemia, che è stato segnato anche dalla sospensione del culto per motivi di sicurezza sanitaria e da note iniziative e sollecitazioni per la sua ripresa.
Ma perché sia gradito a Dio, scrive Francesco, non può non essere accompagnato dall’impegno per i poveri. “ È vero il contrario: la benedizione del Signore scende su di noi e la preghiera raggiunge il suo scopo quando sono accompagnate dal servizio ai poveri.” Culto, preghiera e solidarietà sono dunque strettamene connessi, legati da un vincolo indissolubile, scrive il vescovo di Roma rifacendosi in modo molto significativo a un libro del Vecchio Testamento, il Siracide.
Deriva da questo la sua indicazione su cosa sia questa attenzione per i poveri: “Come possiamo aiutarla nella sua povertà spirituale? La comunità cristiana è chiamata a coinvolgersi in questa esperienza di condivisione, nella consapevolezza che non le è lecito delegarla ad altri. E per essere di sostegno ai poveri è fondamentale vivere la povertà evangelica in prima persona. Non possiamo sentirci “a posto” quando un membro della famiglia umana è relegato nelle retrovie e diventa un’ombra. Il grido silenzioso dei tanti poveri deve trovare il popolo di Dio in prima linea, sempre e dovunque, per dare loro voce, per difenderli e solidarizzare con essi davanti a tanta ipocrisia e tante promesse disattese, e per invitarli a partecipare alla vita della comunità.”
Tutto questo diventa particolarmente vero e rilevante in questo tempo di pandemia: “Questo momento che stiamo vivendo ha messo in crisi tante certezze. Ci sentiamo più poveri e più deboli perché abbiamo sperimentato il senso del limite e la restrizione della libertà. La perdita del lavoro, degli affetti più cari, come la mancanza delle consuete relazioni interpersonali hanno di colpo spalancato orizzonti che non eravamo più abituati a osservare. Le nostre ricchezze spirituali e materiali sono state messe in discussione e abbiamo scoperto di avere paura. Chiusi nel silenzio delle nostre case, abbiamo riscoperto quanto sia importante la semplicità e il tenere gli occhi fissi sull’essenziale. Abbiamo maturato l’esigenza di una nuova fraternità, capace di aiuto reciproco e di stima vicendevole.”
Dunque, per strano che possa sembrare, questo è un tempo favorevole per scoprire e capire che abbiamo bisogno degli altri, che senza gli altri non sarebbe davvero possibile farcela. Se si vuole davvero che “vada tutto bene” occorre un di più di solidarietà. E questo Francesco lo spiega citando la Laudato si’: “ Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, dell’onestà […]. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente.”
Si arriva così a una delle prime e più importanti conclusioni di questo messaggio: “le gravi crisi economiche, finanziarie e politiche non cesseranno fino a quando permetteremo che rimanga in letargo la responsabilità che ognuno deve sentire verso il prossimo ed ogni persona.” Le indicazioni del Siracide il papa le vede come indicazioni per l’oggi: Non evitare coloro che piangono ad esempio, chiarissimo dopo che la “ pandemia ci ha costretti a un forzato isolamento, impedendoci perfino di poter consolare e stare vicino ad amici e conoscenti afflitti per la perdita dei loro cari”.
Il tempo della pandemia ci ha poi fatti vedere i santi che Francesco ci invita da tempo a riconoscere, quelli della porta accanto, persone che tendono la mano senza essere notati, senza fare notizia, per restare accanto a chi ha bisogno. Il bene non fa notizia, ma c’è. Ecco che l’altra indicazione del Siracide, “Tendi la mano al povero”, titolo del messaggio, diviene la chiave del testo, l’immagine dalla quale deriva anche la denuncia del suo contrario: ”l’atteggiamento di quanti tengono le mani in tasca e non si lasciano commuovere dalla povertà, di cui spesso sono anch’essi complici.
L’indifferenza e il cinismo sono il loro cibo quotidiano. Che differenza rispetto alle mani generose che abbiamo descritto! Ci sono, infatti, mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni.
Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.”
Questo testo spiega perché ieri a Roma, per volontà di Francesco, sia stata firmata un’alleanza per Roma tra Chiesa e istituzioni, terzo settore e istituzioni private, per sostenere «coloro che rischiano di rimanere esclusi dalle tutele istituzionali e che hanno bisogno di un sostegno che li accompagni, finché potranno camminare di nuovo autonomamente». Il papa ha stanziato un milione di euro, al quale hanno aderito la Regione Lazio e il Comune di Roma entrambi con 500 mila euro.
Il tempo della ripartenza è soprattutto tempo di impegno solidale e forse, nonostante l’attenzione sia andata soprattutto all’urgenza di celebrare ed a disegni legislativi ancora in discussione in commissione, potrebbe essere il tempo per un sinodo della Chiesa in Italia. Di cosa ha bisogno oggi il cattolicesimo italiano per tendere davvero la mano alle mille povertà italiane, vecchie e nuove? Di risorse certamente, ma forse soprattutto di un sinodo, che in questi tempi così difficili potrebbe aiutare a ritrovare coesione e visione tutto il Paese.